RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
L’ARTE DI ESSER FELICI 363 d’acqua dolce. La piccola tartaruga terrestre delle coste algerine è senza paragone la più diffusa presso i venditori di commesti bili, ma solo i grandi cuochi sanno trar partito da questo ani male troppo facilmente sostituito dalla testa di vitello nei risto ranti di secondo ordine. Biscie. — Si dovrà annoverare nel numero dei buoni bocconi anche il serpente, il rettile per eccellenza? No, non è vero? Una tavola alla quale si servisse un serpente, qualunque ne fosse la salsa, troverebbe pochi convitati. Eppure in alcuni luoghi delle nostre campagne i contadini si danno sovente il lusso di man giare una biscia dal collare o una biscia verde e gialla che chiamano con disinvoltura anguilla di siepe o di cespuglio, allo scopo di non disgustar nessuno. E bene aggiungere che, senza testa e ben cotto, il serpente non sarebbe riconosciuto, special- mente quando il suo travestimento è completato da una buona salsa poulette o tartara. C R O S T A C E I . I crostacei non formano un alimento, ma nei pranzi fini e sulle buone tavole la carne saporita di questi animali costituisce un accessorio eccellente, un cibo apprezzatissimo, benché un po’ pesante allo stomaco e presto sazievole. A certe persone, inoltre, specialmente agli erpetici ed ai reumatici, i crostacei, come il pesce malsano, cagionano talvolta eruzioni, vomiti e coliche. Convien dunque mangiarne solo con estrema moderazione per non stan carsene e per non ammalarsi. Astaco e aragosta. — L ’astaco o gambero marino e Vara gosta, quest’ ultima riconoscibile per l’assenza delle grandi zampe caratteristiche del primo, sono crostacei del più alto merito per il loro volume e per il loro buon gusto. Tuttavia i migliori non
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