RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

44 I BISOGNI DELLA VITA giovani prima di unirsi in matrimonio, dovrebbero dunque stu­ diarsi di evitare a tale riguardo, la presenza nelle loro famiglie dell’epilessia, dell’alienazione mentale, dell’isterismo, dell’ipocon­ dria, della sordità congiunta alla mancanza di parola, di ogni perversione intellettuale e morale. Dovrebbero rinunciare al ma­ trimonio, quando essi od i loro prossimi parenti, sono evidente­ mente affetti da tisi, scrofola, cancro, sifìlide, ulceri, diabete, de­ formazione grave della colonna-vertebrale o della ossa. Quanti infelici connubii, tuttavia si celebrano ogni giorno fra giovani robusti e sani apparentemente, ma che, troppo presto, si risolvono colla morte di uno degli sposi ! Quanti altri, dai quali nascono una quantità di infelici bambini magri e rachitici, ine­ vitabilmente consacrati a ogni sorta di patimenti, di dolori, se la morte non si spiccia a sottrarli a quella lamentevole esistenza! Giacché una malattia ereditaria non si sviluppa indistinta­ mente ad ogni età nell’individuo che l’ebbe dai genitori. Per regola generale essa comparisce nel discendente, all 'età corri­ spondente a quella in cui si è manifestata nell’ascendente; così, . un bambino nato da madre predestinata a morire da un cancro allo stomaco, all’età di sessantanni, potrà, a meno d’imprevisto accidente, raggiungere la sessantina in perfetta salute e soc­ combere allora soltanto alla stessa malattia. La tisi polmonare scoppia specialmente fra il ventesimo ed il trentesimo anno, tanto nei genitori come nei Agli tubercolosi. In una grande quantità di casi, tuttavia, in causa di uguali cattive condizioni, i segni evidenti della diatesi si manifestano molto prima dell’età adulta e molti bambini nati da parenti tisici muojono prematuramente di meningite, di peritonite o di carie tubercolosa delle ossa. Matrimoni consanguinei. — Per molto tempo i fisiologi con­ siderarono i matrimoni fra parenti come sfavorevolissimi ai na­ scituri e per conseguenza ai progressi d’una razza. Ormai, senza che sia possibile di enunciare un’opinione po­

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