RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

4 9 4 I B I S O G N I D E L L A V I T A chiusa in un sacco o, meglio ancora, un mezzo chilogrammo di amido in polvere. L’acqua delle abluzioni, più ancora che quella dei bagni, deve avere tutte le qualità della buona acqua potabile. È cosa indi­ spensabile, sopratutto, che sciolga bene il sapone; perciò non bi­ sogna mai adoperare l’acqua selenitosa dei pozzi di Parigi, rude al tatto come al gusto e quasi affatto priva di proprietà deter­ sive. A meno d’essere costretti dalla necessità a fare una pulizia assoluta, non si devono lavare nè le mani, nè il viso, con acqua calda. Sarebbe il mezzo più certo di veder comparire in breve tempo rughe e pieghe : 1’ acqua fresca, alla temperatura da 6 a 12°, convien meglio a tale uso. Può essere senza inconvenienti, ma è per solito senza utilità, l’aggiunzione all’acqua della teletta di un profumo che la renda più gradevole. La maggior parte delle acque odorose a base d’acido acetico o d’alcool, devono essere usate in piccole dosi, avendo esse il grave inconveniente di essiccare l’epidermide e determinare screpolature. - Bisogna altresì adoperare una salvietta od una spugna per lavarsi, ed il tessuto deve essere soffice e abbastanza Ano, per non irritare le parti sulle quali la mano li conduce. Se è pos­ sibile, non bisogna nemmeno adoperare per il viso la spugna che può aver servito per altre parti del corpo, dovendo le mu­ cose tanto delicate delle labbra e degli occhi essere tenute con una cura eccezionale, al riparo di ogni impurezza, di ogni germe nocivo. 1 numerosi cosmetici, d’ uso comune, non meno dei saponi, nelle abluzioni quotidiane, meritano d’essere ben scelti e giudi­ ziosamente utilizzati. Perfino i più oleosi e i più profumati sa­ poni di teletta racchiudono infatti una quantità di potassa o [di soda caustica, sufficiente per irritare e screpolare la pelle, al­ lorché per volerla netta e candida ci si ostina tutti i giorni a stropicciarla con un intonaco saponaceo.

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