RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

5 1 0 I B I S O G N I D E L L A V I T A per corona una fronte ben sviluppata, larga, ritta, convessa, indizio d’una bella intelligenza e di Una franca onestà. A dispetto dei ricci e delle zazzere che, secondo la moda, possono coprirla, la fronte, resta sempre spiegata allo sguardo che l’interroga e da essa con sicurezza, quanto dagli cechi, l’osservatore indovina il carattere buono o cattivo della persona, le qualità o le ano­ malie del suo spirito Sopracigli. — Una bella fronte riposa ordinariamente su sopracigli poco sporgenti e ben disegnati, formanti al disopra degli occhi, da ciascuna parte del naso, una curva regolare. Devono essere spaziosi, lisci, egualmente lunghi, non molto folti per non render lo sguardo melanconico, ben forniti per inqua­ drar bene l’occhio e per non dare al viso un’aria rozza. Coll’aiuto di una matita grassa si riesce comodamente a correggere i di­ fetti dei sopracigli. Ma questi ritocchi stessi sono molto difficili ad occultarsi, e se qualche volta ad una certa distanza possono illudere, da vicino soventissimo sono pregiudizievoli alla buona fama della fisionomia e della persona. Occhi. — Molto aperti e ben tagliati, gli occhi hanno sempre qualche bellezza, giacché sono allora molto più espressivi degli occhi piccoli. Ed è sopratutto dall’espressione degli occhi che si giudicano le persone; è nel loro sguardo che si legge a primo colpo chiaramente come in un libro, il loro grado d’intelligenza, il loro naturale e sovente persino i loro più intimi pensieri. Dall’apertura e dalla direzione delle palpebre dipendono, in ge­ nerale, la forma e la direzione dell’occhio. Tagliate a mandorla e perfettamente orizzontali nei popoli di razza bianca, sembrano tanto più belle quanto più sono affilate al loro angolo esteriore e questa particolarità, naturale agli andalusi, è frequentemente simulata col mezzo di una pasta di color bruno, il « kohuel » delle donne degli aremmi orientali. Obliqui dall’esterno all’interno, come quelli dei mongoli, gli