RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

520 I BISOGNI DELLA VITA tatto nè collo sguardo, un male, un difetto, una macchia qua­ lunque. Se sempre si stringe con piacere la mano nera e callosa dell’operajo, non si può a meno di provare una certa ripugnanza nell’osservare la sporcizia, le screpolature, le verruche di certe mani oziose, che per lo meno dovrebbero occupare la loro abilità ed il loro tempo nel tenersi pulite. IL R I P OS O ED I P I ACE R I . IN FAMIGLIA. Un uomo, qualunque sia la posizione che occupa nella società e quand’anco fosse dotato di un’ indole seria e melanconica, non può restar sempre grave e sempre intento al lavoro. Viene il momento in cui la mente, troppo a lungo occupata ed intenta, si sente affaticata e cerca una distrazione; viene un’ora in cui anche il corpo più robusto si stanca e non può rimettersi all’o­ pera se non dopo aver preso un sufficiente riposo. Nei nostri paesi di vita febbrile e di lotta ardente general­ mente son dedicate al lavoro le giornate intiere, salvo quel breve istante che si concede ai pasti della mattina e della sera, nelle città, come nelle campagne, tutti si occupano, si agitano, atten­ dono ai loro lavori, ai loro mestieri; ma quando cala la sera sentono imperioso il bisogno di riposare. L’energia si affievolisce quando il sole discende sotto l’orizzonte, e le dolci ore della sera, colle gioje e le distrazioni che arrecano, sembrano davvero buone e riparatrici a tutti i lavoratori. La sera in casa propria. — Dappertutto in generale ed in particolare all’inverno si ama vegliare; ma a Parigi, come in provincia, forse la sera più gradita di tutte è quella che si passa tranquillamente accanto al fuoco in casa propria nell’ intimità della famiglia.

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=