RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

524 I BISOGNI DELLA VITA coll’unica mira di fare dello strepito e di eccitare la gente a par­ lare, a ridere, a vociare a suo talento in quell’atmosfera rumo­ rosa. Una volta in quelle riunioni si giuocava ai giuochi inno­ centi; ora che son scaduti di moda, talvolta si improvvisa una « sciarada » nella quale certuni ci mettono molto brio, molta ' grazia ed imaginativa. Sono giuochi divertenti, ma ai quali una madre ben pensante non può sempre permettere che sua figlia vi assista. Fra il medio ceto ed il così detto demi-monde, che italianamente diremo società equivoca, si apre un abisso e quantunque « la società ove uno si diverte » meriti talfiata la sua fama, i piaceri costosi che ivi si comprano esauriscono a tal segno e sì rapi­ damente — dopo la borsa — l’intelligenza e la salute, che è assai difficile, sia pure ai giovanotti meglio forniti sotto tutti i rapporti, di trovarli per lungo tempo divertenti e costantemente originali o burleschi. D’altra parte in qualunque ambiente uno si trovi, esso non si annojerà mai e si divertirà sempre se a lui sorride la giovi­ nezza; ma quel tempo beato passa in un baleno e la gravità che impartono gli anni non si dilegua più al caldo effluvio di una risata ! Dopo ciò, sarà forse il teatro il luogo in cui si potrà passare gradevolmente la sera? Quanti incomodi e quanti fastidi per trovarsi pronti all’ora debita nel pessimo posto che spesso si pagò carissimo ! Desinare affrettato, digestione turbata, vettura introvabile, auriga ricalci­ trante; e sorvoliamo altre piccole miserie, l’arrivare in ritardo, l’avere vicini molesti, il caldo soffocante, l’uscire al freddo umido nel cuor della notte. Tutte queste noje sarebbero ancora^ nulla se fossero almeno compensate da uno spettacolo interessante, da una commedia commovente o brillante. Ma che cosa si rappresenta di bello

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