RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
L ’ A R T E D I E S S E R F E L I C I 5 8 3 che dà al corpo tanta forza da fendere l’acqua quanto più è stata vigorosa, poi riavvicinando con un secondo movimento le gambe mentre si allargano i bracci e si riaccostano senza fretta al tronco per tornare nella posizione iniziale. Dopo aver a sufficienza ripe tuto questa serie d’esercizii ed allorché si conosce bene la mec canica del nuoto, più non rimane che buttarsi nell’acqua per nuotare, cosa che diviene facile, purché si riesca a sormontare il timore istintivo che ci arreca a tutta prima il muoverci in un elemento nuovo. Basta, a tale scopo, esercitarsi in un luogo dove si possa sempre toccare il fondo coi piedi. Al lorché l’acqua arriva all’altezza delle spalle si sente già di poter tenere facilmente il corpo in equilibrio, ma per famigliarizzarsi maggior mente con questo elemento bisogna pure abi tuarsi a tuffare il capo avendo cura di tenere gli occhi spalancati. Nelle prime esperienze può darsi si provi qualche malessere, oppressione e tintinnii alle p°s'z'<>ne iniziale, orecchie piuttosto fastidiosi; ma è solo così che si perviene a constatare quanto è diffìcile toccare il fondo dell’acqua, anche volendolo, ed allora s’acquista la convinzione che deve bastare un piccolo sforzo per mantenersi alla superfìcie. Da questo punto uno si può arrischiare colla massima sicurezza, e se gli vien fatto di mantenersi in esercizio, in poco tempo può imparare tutti i diversi metodi di nuoto. Diverse maniere di nuotare. — La più elementare è quella che dianzi abbiamo studiato e che si chiama nuotare a rana; è infatti la semplice imitazione del modo di nuotare che ha la rana, ma tal me todo non permette che di progredire assai lentamente, pur esigendo molta fatica. Il nuoto a taglio d’acqua, in ispecial modo praticato dai marinai; dà al contrario una discreta velocità, che si ottiene
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