RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
L ’ A R T E D I E S S E R F E L I C I / 645 Si giuoca, si perde, si piange, si infuria, si dispera. In un’ora questo luogo maledetto, fa scontare — fors’anco giustamente — tutta la felicità che si può aver gustata per alcuni anni in quella terra incantevole. È l’inferno di quel paradiso. CACCIA. L’ARTE DELLA CACCIA E I CACCIATORI. Gran caccia o caccia a cavallo. — La caccia fu praticata in tutti i tempi dall’uomo e tanto più assiduamente quanto più il bisogno lo costringeva a procurarsi il nutrimento quotidiano. Ai nostri giorni essa è rimasta ancora, non solo come il più naturale ed igienico degli esercizii corporali, ma è anche diventata un pia cere dei più apprezzati in certe condizioni, per esempio quando un ricco amatore, o un cacciatore emerito, si compiace di invi tare a caccia come ad una festa la scelta società. Per dir vero, i nostri cacciatori sono troppo numerosi oggi in Francia, e i dispendiosi piaceri della gran caccia a cavallo sono ben lungi dall’essere alla portata di tutti. Infatti perchè questa esclusiva occupazione dei castellani riesca veramente attraente, occorre un personale numeroso, una muta, nonché cavalli bene ammaestrati, uno sciame di garzoni, di brac chieri, di capicaccia in liv rea , gallonati ed equipaggiati come per una spedizione guerresca. Sono giuochi principeschi, divertimenti da ricchi proprietari o da milionari, effettuabili soltanto da poch i, e impossibili del tutto alle mediocri fortune. La potente attrattiva di una riunione mondana, il prestigio di rumorosi preparativi, il diletto di una passeggiata a cavallo, tutto insomma contribuisce ad aumentare l’emozione che procura
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