RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L ’ A R T E D I E S S E R F E L I C I 647 di credere, non solo che la Francia sia ancora molto ricca di cervi, caprioli e di cinghiali, ma che anche il numero della gente fortunata che può darsi a queste caccie fruttuose sia molto ri­ levante. Tuttavia non è così, poiché è dall’estero, dalla Germania so­ pratutto, che ci vengono spediti, insieme a molti fagiani e lepri, quei bei capi di selvaggina che nell’inverno vediamo appesi alle porte dei venditori di commestibili. Secondo le statistiche riputate più esatte, in Francia non si contano che circa 450 mute di cani ammaestrati alla caccia della grossa selvaggina. Queste mute comprendono in tutto 9000 cani condotti da un personale di 720 bracchieri o garzoni, con 800 cavalli, e sono inoltre ripartite molto inegualmente fra le diverse divisioni territoriali. Infatti, mentre la maggior parte dei nostri dipartimenti non possiedono che due o tre equipaggi da caccia, veramente com­ pleti, la Vienne sola può metterne regolarmente in campagna trentadue; la Vandea ventiquattro, l a ‘Gironda venti, l’Alta Saona, la Nièvre, la Costa d’Oro, diciassette o diciotto ciascuna. E quali sono in media i risultati prodotti ogni anno da queste grandi spedizioni cinegetiche? Su tutta l’estensione del territorio il numero dei capi catturati è di 711 cervi, 1317 caprioli, 1956 cinghiali, e più di 3000 lepri, a cui bisogna aggiungere circa 1500 volpi e 600 lupi. Queste cifre sembrano dare, a prima vista, un’ alta idea del­ l’intrepidezza dei nostri cacciatori e dell’abbondanza di selvaggina nelle nostre provincie. Ma la maggior parte dei caprioli e tutti i cervi presi sono allevati e nutriti — come si fa coi montoni — nei parchi o nei luoghi riservati. Così sono quasi sempre divisi fra i cacciatori e non contano che pochissimo nell’alimentazione pubblica. Forse i cinghiali che si uccidono in gran numero nei nostri

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