RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
6 4 8 I B I S O G N I D E L L A V I T A dipartimenti dell’est son messi in vendita più di frequente. Tut tavia noi ne riceviamo ben molti di più dalla Prussia renana e dalla Foresta Nera. Per altro sarebbe facilissimo ripopolare ìn nostre brughiere e i nostri boschi di selvaggina d’ogni genere. Caccia a tiro. — Da molto tempo, come abbiamo veduto, le grandi caccie non sono possibili che ai ricchi proprietarii. Tra poco accadrà lo stesso colla caccia a tiro, già tanto difficile. Ep pure una delle più salutari occupazioni, dei più bei diverti menti della vita rurale è appunto quello di andare a perlustrare le siepi e le pianure secondo il capriccio della fantasia, accom pagnati da un buon cane e col fucile in mano. Quando suona l’ora dell’ apertura della caccia, che gioja si prova, in una bella mattina di settembre, a staccare il fucile dalla cappa del camino, e ad aprire la porta al superbo pointer che geme d’impazienza nel canile, indi darsi alla campagna! Al primo campo che si para innanzi, il bravo cane, colla coda tremante ed il naso in aria, non ha appena fiutato il terreno che parte a testa alta sopra qualche traccia. Va, torna, descrive grandi circoli sotto l’attento occhio del cacciatore, il quale osserva le sue movenze, lo richiama se si allontana troppo, lo sgrida vivamente se per inesperienza o storditezza segue la pista d’un topo o di una lodola. Ma non va in lungo che il cane trova qualche cosa. Dopo una brusca fermata, col collo teso e cogli occhi lucenti, passo passo e senza rumore, esso cammina seguito da vicino dal suo padrone che col fucile armato e il dito sul grilletto si tien pronto a far fuoco. Evidentemente la traccia seguita è buona e qualche bestia pelosa o pennuta è passata di là. Quale? Una lepre, senza dubbio. Lo si sospetta ai movimenti affatto particolari del cane, alle folte macchie di rovi di cui è coperto il suolo in quel luogo, e
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