RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
650 I BISOGNI DELLA VITA se la selvaggina ha lasciato il covo di primo mattino non può essere molto lontana. Una lepre1 Bel principio per una giornata di caccia! Bisogna badare a non mancarla. E a palmo a palmo il cacciatore spia i cespugli, entra nei campicelli di patate, si avanza cautamente sulle orme del suo pointer, che ad un tratto si arresta immobile e come inchiodato sul posto, al piede d’una collina coperta di felci e di ginestre. Attenti! per non dar ragione al proverbio che la lepre nel cespuglio non è ancora cotta. Ma improvvisamente una bestia rossa si slancia fuori dalle erbe secche dove stava rannicchiata, e fugge rapidamente col rumore d’un razzo. Pim! pam! due colpi di fucile si succedono e nel fumo della polvere si vede il bravo e vecchio cane che afferra a gola aperta la sfortunata lepre, che colle due cariche di piombo nel fianco fa manicotto. Non è ancora molto lontano il tempo in cui il più modesto cacciatore cominciava in questo modo la sua giornata d’apertura, dopo di che gli restavano nel pomeriggio molte ore per aggiun gere alla lepre uccisa alcune pernici e qualche quaglia. Oggi troppo spesso si torna da una spedizione cinegetica come si è partiti, seduti sul bulgaro, come dicono i giocatori, vale a dire senza aver guadagnato nè perduto, non contando però la fatica e la munizione. In ragione del numero sempre crescente di cacciatori e di bracconieri, la selvaggina è necessariamente divenuta più rara, e se nessuno provvederà alla sua conservazione con energiche misure, la caccia non sarà più altro che una fatica inutile. Igiene del cacciatore. — Qualunque sia il paese dove il cac ciatore si trova, anche se fosse il più abbondante di selvaggina, è difficile ch’egli possa riportare a termine di giornata la sua carniera piena senza far molta strada e senza aver alquanto affaticato.
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