RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

60 I BISOGNI DELLA VITA come rinunciare a una quantità di grate e dolci sensazioni, tal quale come è costretto a fare il sordomuto, che ignora le delizie della musica e della voce, e il cieco nato, il quale non può godere degli inapprezzabili gusti della vista, i meravigliosi effetti della luce! Sotto il riguardo sociale, del resto, l’uomo che non lavora o non ha mai lavorato, non desta assolutamente interesse di sorta. È un essere inutile, un invalido, uno spettatore impassibile della lotta tremenda in cui sono impegnati gli altri uomini, un egoista, un indifferente. Possiede, senza averli conquistati, tutti i mezzi di godere la vita, e qualche volta riesce a godersela, anzi desi­ dera che lo si sappia; ma non merita in ogni caso che ci si prenda fastidi per lui. Coloro che veramente sono degni d’ in teresse, nelle ardue battaglie per la vita, sono i combattenti stessi, i lavoratori; quelli che lottano, non soltanto per soddisfare ai loro bisogni personali, ma coraggiosamente e indefessamente, per sostentare la famiglia. Coloro che spendono i tesori dello spirito e del corpo, ecco i veri, i buoni cittadini, gli uomini proprio utili alla società. E quando si appartiene a questi battaglioni, quanta dose non occorre di coraggio e di sforzi per vivere! Che uno sia operajo, agricoltore, artista, impiegato, commer­ ciante, letterato o scienziato; che maneggi la penna o la pialla, è soltanto a forza di perseveranza e di lavoro che si giunge a soddisfare anche i piccoli desideri, che si provvede alle spese giornaliere di un’esistenza modesta! Spese e risorse. — Nelle campagne la vita, a dir vero, è ancora relativamente facile. I bisogni fisiologici non essendo di continuo eccitati e per conseguenza i gusti rimanendo limitati in confronto a quelli degli abitanti di città, il contadino si con­ tenta facilmente di un nutrimento ordinario, di un’abitazione semplice, di gioje piuttosto grossolane e chiassose, di passioni ingenue, qualche volta brutali.

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