RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L ’ARTE DI ESSER FELICI 659 A questi grandi cani da muta, il modesto cacciatore preferisce tuttavia i docili e modesti bassotti a gambe dritte o storte, a pelo raso o lungo, ugualmente atti ad inseguire il lupo o il cin­ ghiale, il cervo o la lepre. A qualunque razza appartenga, il cane da corsa è relativa­ mente facile ad essere ammaestrato. All’età di otto mesi sa già per istinto cercare e trovare una pista; però non sa mantener- visi e la cambia facilmente, per poco che ne scopra un’ altra più agevole. Ora, la principale qualità di un buon cane da corsa è di per­ severare sulla prima strada, di proseguirla e di non scambiarla mai per un’altra fino al termine. Prima di dodici o di quattor­ dici mesi è raro che possieda abbastanza fiuto ed intelligenza per non cadere troppo facilmente in fallo. Allora non vi è miglior mezzo, per formare la sua educa­ zione, che dargli per compagno, in una muta, un cane vecchio, il quale gli insegnerà molto meglio del miglior maestro tutte le astuzie del mestiere. Forse il giovane allievo non si lascerà da principio accop­ piare e condurre al guinzaglio che a malincuore, ma per ren­ derlo docile basterà l’esempio degli altri cani più ancora che le correzioni del bracchiere. LA SELVAGGINA. La caccia in pianura. — Ogni anno, quando i primi giorni di settembre riconducono l’apertura della caccia, i cacciatori si dirigono generalmente verso la pianura. Infatti, a quest’ epoca solenne tutta la selvaggina della sta­ gione vi brulica. Le quaglie, le pernici, i francolini e le lepri sembrano esservisi dato convegno di buon mattino nelle stoppie

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