RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L’ARTE DI ESSER FELICI 61 È chiaro che in tal modo si vive malamente, non di rado anzi in aperta contraddizione colle leggi dell’igiene; ma si vive senza spese gravose, collo spirito tranquillo e in una specie di beata pazienza. Altrettanto non succede nelle città, dove l’affluenza degli abi­ tanti in uno stesso punto rende il posto diffìcile da conservare, la lotta accanita, la concorrenza attiva, le concupiscenze ardenti. A Parigi, dove più che in qualunque altra città, si trovano riu­ nite queste sfavorevoli condizioni, una famigliuola di operai, per quanto viva a stecchetto, non potrebbe più oggidì, senza una spesa che varia dai 2300 ai 2600 franchi, provvedere alle impe­ riose necessità che l’incalzano. Ora, per quanto sembri modesta, questa somma rappresenta ancora, fatta deduzione dei giorni di riposo, di malattia o di inazione, un guadagno giornaliero di 7 ad 8 franchi, e se questo è ciò che porta a casa ogni giorno la maggior parte degli operai parigini, quanti altri ve n’ha che non arrivano mai a ricevere questo troppo giusto salario! Come dunque, e di che posson vivere quei poveracci, disgra­ ziatamente forniti, come il più grande dei ricchi, di denti a tutta prova e di uno stomaco da struzzo? E quelli poi cui il lavoro dà attualmente abbastanza da nutrirsi, come faranno a campare più tardi, allorquando l’ora degli acciacchi e dell’ impotenza sarà venuta? Interessandosi, ben a ragione, della posizione di quei piccoli operai, di quei modesti impiegati, la cui rassegnazione alle in­ giustizie della sorte uguaglia l’affetto per la famiglia e il coraggio nel lavoro, gli uomini di Stato ed i filantropi hanno fondato da gran tempo, per venire in loro ajuto, degli istituti di previdenza, delle società di mutuo soccorso, delle casse di risparmio o di pensione, che rendono, infatti, servizi reali a quei lavoratori onesti. A Parigi e nelle grandi città, dove prosperano regolar­

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