RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L’ARTE DI ESSER FELICI 699 di essi col loro testo stupendo e colla loro stampa perfetta costi­ tuiscono opere d’arte. Per ciò l’ardore, anche eccessivo, di vo­ lerli possedere, è più che scusabile. Sventuratamente per il bibliofilo il merito intrinseco del libro sparisce spesso del tutto davanti al valore accessorio che gli viene dalla sua data, dalla sua legatura o dalle sue illustrazioni. Non è più l’opera stimata di questo o di quell’autore, ma un semplice capo artistico, un oggetto di curiosità più o meno pre­ zioso, secondo che è stato stampato, piegato o legato in un modo piuttosto che in un altro. Certamente questi piaceri da antiquario non hanno più alcun rapporto col godimento, forse meno vivo ma molto più serio, che procura la lettura di un libro interessante. Bisogna convenire però che raramente si amano i libri senza aver prima amato a leggerli con passione. Il solo amore dello studio può inspirare il gusto di riunire e di conservare i volumi per trovarli al bisogno sotto mano, e infatti i bibliofili sono quasi esclusivamente eruditi e letterati. Qualunque sia il valore materiale delle opere di cui si ama formare una collezione, tutto non sta nell’ordinarle metodicamente e nel modo più comodo per il lavoro. Inoltre bisogna saper tenere i libri al riparo da tutti gli accidenti, preservarli dai raggi diretti del sole, che fa svanire le legature; dall’umidità, che macchia e ammuffisce la carta; dagli insetti, che la rodono; e più ancora dagli amici che li domandano in prestito, il peggior flagello delle biblioteche. Tale è il destino d’un libro prestato: 0 che non torna o che torna guastato. Il bibliofilo diligente non si stancherà mai di ripetere questo * ritornello alPamico indiscreto che tenta passare la porta del gabinetto. Se lo lascia passare, se gli dà ascolto, se gli concede il volume

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