RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

710 I BISOGNI DELLA VITA poco musicale il quale con assidue percosse vien fatto uscire dai fianchi d’un pianoforte. I maestri di piano affermano senza esagerazione che a quelli che ne hanno inclinazione occorrono dieci anni di studio e sei ore di esercizio al giorno per essere atti a cavare alcuni suoni gradevoli da quella cassa pesante di legno e metallo. Inoltre è assolutamente necessario che l’istrumento sia di buon fabbricatore, che i tasti non siano nè troppo duri nè troppo rilassati, che un accordatore abbastanza cieco per aver l’orecchio fino ed educato ne tenda frequentemente le corde e ne verifichi i martelli. Dopo tutto questo e ben altro ancora, davanti a tali difficoltà capaci di sgomentare l’ uomo più coraggioso, le nostre ragazze e le nostre mogli, nella lodevole intenzione di piacerci — guardiamoci dal dubitarne — affrontano risolutamente il pianoforte, lo pestano e lo logorano per ore, giorni, ed [anni per strappare alle viscere della macchina feroce quei rumori, quelle raschiature metalliche, quei fracassi di coperchii, di casseruole, di campanelli elettrici e di bicchieri rotti, a cui disgraziatamente è più difficile abituarsi che al trapestio dei cavalli ed al rullare delle vetture sul sel­ ciato delle vie. Veramente riesce difficile a comprendere che in un paese di buon senso e ragionevole come la Francia, questa spaventevole manìa del piano abbia potuto svilupparsi ed infierire in tutte le famiglie come un’ inevitabile epidemia. Si è parlato lungamente della rosolìa e della tosse ferina come di due malattie fatali a cui tutti i fanciulli devono forza­ tamente pagare il loro tributo. Oggi molte di queste care crea­ turine con un’igiene ben intesa riescono a sfuggire al temuto flagello, ma nessuno riesce a sfuggire a dieci anni di pianoforte, ormai inscritti nel programma di ogni educazione ben intesa. Se le povere ragazze che ne sono particolarmente colpite fos­ sero almeno le sole a sopportare il peso di questa ingiusta con­