RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L ’ARTE DI ESSER FELICI 711 danna, si cercherebbe con ogni sorta di attenzioni e di riguardi di rendergliela meno penosa; ma le povere sfortunate ne fanno cadere la maggior pena su coloro che le circondano, sui parenti, sugli amici, su tutti gli inquilini di una casa. Allora, ogni volta che l’eterna scala e il sempiterno motivo rincominciano, hanno principio noje infinite, prove di pazienza cappuccinesca, irritazioni che c’impazientano, ci esasperano, ci rendono spietati, ci fanno pensare alle più atroci vendette e, finalmente, furiosi ed arrabbiati all’estremo, ci cacciano fuori di casa per ascoltare con delizia attraverso la città il ruotare dei carretti, il corno dei tram, il fischio delle locomotive, gli urli, i sacrati dei cocchieri e dei carrettieri intorno agl’ingombri di veicoli. È un’idea deplorevole ed un’assurda abitudine quella di voler fare di ogni giovinetta una musicista, anche quando, mancando di ogni attitudine, essa non potrà mai, per quanto studii e lavori, che restare una mediocrità, vale a dire incapace di eseguire con brio e scioltezza un pezzo musicale di qualche difficoltà. Tanto varrebbe pretendere di fare di ogni giovinetto un poeta, un oratore, un pittore, uno scultore, il cui genio debba un giorno appassionare la folla ed apportargli ben altri lucri ed onori che un impiego in un magazzino od in una drogheria. In materia d’arte bisogna essere diffìcili, oggi che gl’ingegni si trovano nelle masse e che, mediante l’istruzione, la quale po­ polarizza i capolavori, il gusto in ogni genere si è considerevol­ mente sviluppato. • Ormai non si può sperare di piacere al pubblico e di trar partito della fatica artistica che possedendo un’abilità la quale si accosti molto da vicino alla perfezione. Prima d’intraprendere qualunque carriera artistica bisogna dunque esaminare, pesare, calcolare le proprie forze, armarsi di coraggio, sopratutto lavorare, lavorare senza tregua e, ciò che

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