RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L’ARTE DI ESSER FELICI 69 nata diviene un ingombro, un fastidio, e ci se ne sbarazza come si può. La madre, anche avendone i mezzi, si scarica su una donna qualunque della noja di allevarlo e di prodigargli le cure; ed ecco il povero bambino portato lungi dai genitori, in una casa dove, quasi sempre, l’incuria ed i mali trattamenti, se non l’uc­ cidono, dopo tanti dolori fisici, lo espongono a subire tutte le sofferenze morali. Nessun animale, fra quanti ven sono, si adatterebbe a vedere trasferire i suoi figli nel nido o nella tana di un altro. Ci voleva un animale intelligente, l’uomo, per trovare questo sistema sem­ plice e comodo di sottrarsi ai primi suoi doveri. Da quest’esiglio, da questa galera, che non ha punto meritato, l’innocente riesce tuttavia a sortire dopo un dato tempo; egli ritorna pallido, sofferente, pensieroso, in quella casa che non avrebbe mai dovuto lasciare, e dove il povero bambino si figura che potrà rimanere questa volta, essere amato e godere forse un po’ della vita! Oh, sì! Il primo giorno, sicuro, è una gran festa, uno scio­ glimento in carezze, una crisi d’amore, un profluvio di baci e di chicche, che trasportano la « cara creatura » in paradiso. Ma l’indomani! — Com’è diavolo quel figliuolo, per la sua età! osserva il padre! — È goffo e mal educato, soggiunge la madre. — Certamente! ma non mancano, grazie a Dio, i buoni collegi! E senz’altra discussione ecco la « cara creatura » di bel nuovo condannata — per recidività di ingombro — a dieci o dodici anni di galera! Come meravigliarsi, dopo questo, dell’ indebolimento dello spirito di famiglia e di quei mostruosi esempi d’ingratitudine nei Agli verso i genitori, che tu tti i moralisti e statisti segnalano? Come potrebbe succedere altrimenti con simili abitudini? I sentimenti del cuore, come tutti gli altri, si svolgono piena­ mente soltanto con l’esercizio. Come sboccerebbero in un ragazzo

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