RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
L ’ A R T R D I E S S E R F E L I C I 7 5 1 Bisogna compiangere questi malati invece di biasimarli o contrariarli; bisogna pacificarli, consolarli, invece di impegnare con loro discussioni o diverbii, i quali non possono avere che spiacevoli conclusioni. È vero che talvolta gli animi affettuosi e sensibili soffrono crudelmente dei loro atti e dei loro propositi, ma in tali casi, a meno di vivere come un misantropo in fondo a un deserto, come evitare un’afflizione, un dispiacere, un disgusto nei rapporti quo tidiani? Dolori affettivi e pene di cuore. — Quello che porta al nostro cuore i colpi più impreveduti e funesti è l’amore, l’amore in tutte le manifestazioni e in tutte le sue forme,, amor filiale, amor paterno, amor sessuale. Questa passione dominante di tutta la vita, che è l’inestin guibile sorgente delle pure gioje e dei più ardenti piaceri, è anche l’origine di profonde tristezze, ci costa molte lagrime e c’infligge ad ogni età crudeli strazii e terribili disperazioni. Per quanto spensierati, anche da bambini proviamo una pena indicibile a sapere l’infelicità dei genitori, a vedere piangere la nostra madre; e un’atroce angoscia ci serra il cuore all’annunzio della sua morte. In tutto il corso della nostra giovinezza quante torture deve subire il nostro povero cuore per pochi istanti di deliziose emozioni ! Amiamo, e la persona amata pensa ad altro amore. Ci ama, e gli ostacoli sorgono in folla per separarcene. Essa ci aspetta e noi non possiamo raggiungerla. L’aspettiamo noi, ed ella deve fuggire. La cerchiamo, la desideriamo appassionatamente ed ella appartiene ad un altro. Ci lascia una speranza, e la orribile morte passa e ce la toglie senza dirci, nel suo mutismo spietato, se morendo noi pure potremmo vederla. Stanco, affranto, lacerato da queste terribili prove, il nostro cuore sarà almeno risparmiato negli ultimi anni della nostra esistenza?
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