RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
752 I B I S O G N I D E L L A V I T A Non culliamoci in questa ultima illusione. Ecco già i capelli bianchi e le rughe; l’amore non ci serba che amari disinganni non compensati più tardi da nessun favore passaggero. Ma a questa età noi abbiamo i figli, ed è solo per mezzo di queste creature che quanto rimane in noi di palpitante e di sen sibile viene per l’ ultima volta meno alla prova. I più amorosi dei nostri figliuoli ci resteranno forse affezio nati, ma gli altri colla loro cattiva condotta ci daranno i più gravi sopracapi, i più crudeli dispiaceri colla loro disobbedienza o colla loro ingratitudine. Eppure noi non li rimproveremo di indifferenza e non li ac cuseremo di trascurarci, comprendendo che, impegnati nella dura lotta per la vita, hanno bisogno di nuove affezioni per sostenersi e che devono versare su altri esseri giovani al pari tutta la loro affezione e la loro tenerezza. Così, invece di maledirli o di respingerli, noi avremo gli occhi attenti alle loro battaglie, e quando per caso ritornano a noi, ci vedranno sorridere per i loro successi, correre ad essi ed aprire loro le braccia quando lottano vanamente colla mala fortuna. Certo in molte occasioni il cuore è un viscere incomodo e forse, come si dice, gli uomini veramente felici sono quelli do tati di poca sensibilità, gli indifferenti e gli egoisti. Ma quegli esseri non sono più uomini; non amando altri che sè stessi, hanno perduto il carattere umano per eccellenza, la sensibilità. Quello che batte nel loro petto non è più l’organo delicato impressionabile dove si ripercuotono tutte le nostre sensazioni; è un semplice pezzo di carne contrattile che con monotona rego larità spande in un corpo impassibile un sangue sempre freddo. Collocamento delle affezioni. — Economia del cuore. — Come non è bello chiudere assolutamente il proprio cuore, così è pe ricoloso lasciarlo aperto a tutte le emozioni e pronto ad amare tutte le persone.
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