RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

70 I BISOGNI DELLA VITA gettato in un centro, dove ben di rado avrà occasione di met- » ter li a prova? Educazione e collegi. — Ecco giunta l’ora in cui si riaprono i collegi. Una volta trovato quello « proprio buono » vi trasci­ niamo il bambino colle più calde raccomandazioni di star buono, di non vi si annojare, promettendogli di venirlo a trovare spesso, se farà il suo dovere; e ce ne andiamo col cuore forse un po’ gonfio, dicendo però fra noi, cpme per iscusarci, che bisogna pure che il bambino s’istruisca e che impari a vivere; che oggimai, veramente, i lavori degli scolari non son più che un passatempo divertente, e che il regolamento del convitto non potrebbe essere più paterno. Ebbene, no! Non tutto va pel meglio, non tutto è da lodare in quelle vaste istituzioni pedagogiche, dove i giovani allievi, curvi sotto il giogo universitario, sono impinzati macchinalmente di tutto ciò che al giorno d’oggi bisogna sapere per tener fermo almeno nelle battaglie della vita. Malgrado le innegabili migliorìe introdotte da alcuni anni nei programmi dell’insegnamento è nel regime delle prigioni scola­ stiche sono ancora indispensabili grandi riforme perchè il fanciullo riceva, nelle migliori condizioni fisiche e morali, quell’utile istru­ zione che la società gli domanda e che gli deve. Non basta infatti modificare il piano ufficiale degli studi, il moltiplicare le lezioni di materie, durante i corsi, nè di riempire di vignette i libri classici. Un’educazione veramente razionale e liberale esige, inoltre, che il giovanetto sia educato secondo le sue attitudini ereditarie e speciali, coi maggiori riguardi possibili per la sua libertà, lo spirito d’iniziativa, l’intelligenza individuale per gli esseri e per le cose che più specialmente gli fanno im­ pressione. Mi si obbietterà forse che questa parte di educazione non potrebbe essere insegnata in uno stabilimento frequentato da

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=