RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
L ’ARTE DI ESSER FELICI 71 buon numero di allievi, e che sarebbe difficile trovare, per l’ap plicazione di questo importante ramo del programma, buoni professori. I genitori istruiti, i quali vi si vogliono consacrare, sarebbero quasi generalmente capaci di condurre da sè a buon fine tal compito; ed ecco appunto perchè compiango quei poveri giova netti, il cui spirito, sempre sveglio, non si stacca dai libri di studio che per trovare i grandi muri bianchi, le finestre colle sbarre del convitto. Senza dubbio, mediante questa rigorosa sequestrazione, e con la ferrea disciplina del regolamento, si giunge ad ottenere degli allievi apparentemente perfetti e ammaestrati a dovere. A forza di lezioni, di pensi e di castighi, invece del monelluccio che avevate loro affidato, i pedagoghi vi restituiscono spesso un gio vanetto abbastanza buono, istruito in tutto ciò che prometteva il programma universitario, ma del resto affatto ignorante delle cose pratiche della vita, e senz’alcuna attitudine a farsi largo nella ressa umana, e tanto meno poi a reggersi fermo se non trova il posto bell’ e preparato e ben premunito. Per tal modo si spiega pure benissimo il perchè di tanti perfetti laureati, assolutamente buoni a nulla, e che non sanno neppure quale strada prendere dopo lasciato il collegio; ed ecco perchè la maggior parte di essi stanno ad oziare e tanti fra essi rimangono spostati per sempre, malgrado che abbiano in tasca la loro brava laurea, la quale non serve loro a nulla. È indubitato infatti che il coraggio, l’audacia, la volontà stessa non esistono più in quei giovanetti, tenuti durante otto o dieci anni sotto la disciplina dei maestri e dei pedagoghi. Lo spirito d’ iniziativa e d’ invenzione, che non hanno mai potuto mettere liberamente a prova, fa loro difetto del tutto, e il pensiero non Può, ormai, prendere lo slancio ; così come succede per un uccello tenuto lungo tempo in gabbia. Ecco dunque tanti esseri inerti,
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