RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
768 I B I S O G N I D E L L A V I T A della fortuna, si considereranno come titoli per la felicità eterna, all’ incomparabile felicità che deve cominciare oltre la tomba. Questa rassicurante prospettiva permette forse di comprendere le inesplicabili efferatezze della natura contro gli esseri che essa stessa ha creato, il cieco furore che spinge gli uomini a distruggersi fra di loro, le orride ecatombe umane che la guerra, la fame, il delitto, la miseria e le malattie fanno ogni giorno sulla terra. Essa giustifica spesso l’idea dei nostri avi che i migliori sono i primi a lasciare questa valle di lagrime e che chi muor gio vine é caro agli dei. Essa di tutte le afflizioni, di tutti i tormenti, di tutti i mali di cui siamo colpiti dal primo all’ultimo dei nostri giorni, dà la plau sibile spiegazione che se la nostr’anima non conoscesse la sven tura nel mondo, le sarebbe impossibile all’ora della liberazione di apprezzare la felicità che l’aspetta in un altro luogo. Senza dubbio finché gli uomini soffriranno — e tale sarà fatal mente il loro destino fin che un raggio di sole manterrà la vita alla superfìcie della terra — essi preferiranno al severo pensiero del ritorno al nulla la visione consolante dell’ anima che sopra vive alla spoglia mortale, la sublime teoria di una risurrezione definitiva, felice, trionfante nell’eternità. La chiave dell’ impenetrabile enigma, la soluzione del pro blema rimarrà sempre come una sfida alla ragione umana sino alla fine dei tempi? FINE
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