RODA - Manuale dell ortolano - 1882 copia
dell’aiuola con una parte di foglie secche, e si rincalzano fin vicino all’estremità, formando attorno ad ogni cespo una specie di cono, che si balte e si liscia un po col piatto della vanga affinchè l’acqua possa scolal e facilmente senza introdursi nel centro ; sulla sommità si capovolge egual mente un vaso per allontanare l’umido in ogni modo. Nella primavera, in marzo od aprile, si scoprono gra datamente questi cespi per non esporli tutlo ad un tratto alla luce ed al sole, che mal potrebbero sopportare nello stato tenero in cui si trovano. Appena scoperti, si visitano accuratamente, e si tol gono via tutte le foglie infracidile ; si diminuiscono in pari tempo i rampolli o carducci, lasciandone solo due o tre dei più rigogliosi e centrali per ogni cespo ; avvertendo però che i carducci si debbono recidere ben contro i cespo madre, perchè lasciando dei monconi con qualche gemma, questi ricacciano troppo facilmente ; ed è pei ciò che l’ortolano, colle robuste dita, deve piuttosto staccare questi rampolli che reciderli. Fatta quest opei azione, si aggiunge per ogni cespo un po’ d’ingrasso, si vanga leg germente l’intera aiuola, la quale s’innaffia copiosamente se occorre. Dei rampolli poi che vennero distaccati o recisi, se ne fanno delle nuove carciofaie se occorre, ovvero se ne trae partito imbiancandoli come vedremo. In aprile o maggio, secondo le località, spuntano gli steli muniti dei loro ricettacoli squamosi (fig. 139 e 140), i quali costituiscono appunto la parte utile di questa pianta, che dagli ortolani vengono impropriamente quali ficati col nome di frutti. Questi si raccolgono mentre le squame si trovano ancor riunite, e sono tanto più ap prezzabili quanto sono maggiormente voluminosi e colle squame grasse, la qual cosa si ottiene mediante una buona coltivazione e la diminuzione di qualche stelo fra i meno rigogliosi. — 263 -
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