RODA - Manuale dell ortolano - 1882 copia
autunno sono da preferirsi gl’innaffiamenti al mattino ; e nell’estate questi stessi innaffiamenti dovranno essere fatti alla sera più tardi possibile. D e l l e ir r ig a z io n i n a t u r a l i ed a r t i f i c i a l i . — Inten diamo per irrigazione naturale quell’umidità che le piante rivevono dall’acqua che cade direttamente dal cielo in forma di pioggia, la quale, a giusto titolo, viene conside rata dagli orticoltori e dagli agricoltori come la più profi cua per la vegetazione delle piante tutte, poiché l’acqua che cade dal cielo s’impregna più facilmente, nell’attra- versare l’aria, di quei principii fertilizzanti che incontra nel suo passaggio, dimodoché quest’acqua non solo ristora le piante come materia che scioglie i sali contenuti nella terra, rendendoli in istato da poter essere assorbiti dalle radici, ma giova in principal modo ad aumentare la fer tilità della terra stessa per quei principii che ha acquistati attraversando per l’aria ; della qual cosa riesce facile il convincersene, se si osserva che nelle stagioni piovose le piante crescono rigogliose anche nei terreni i più magri e meno concimati. La pioggia riunisce inoltre il vantaggio di lavare inte ramente le foglie, sbarazzandole dalla polvere ed altri corpi estranei che ne otturano gli organi respiratorii, compensando largamente in tal modo quell’eccessiva eva porazione che si verifica nella stagione estiva, special- mente dopo giornate di vento, e siccome la pioggia cade generalmente in seguito ad una disposizione particolare dell’atmosfera, ne avviene che la terra e le piante stesse si trovano, diremo, quasi preparate per riceverla, la qual circostanza riesce certamente di gran beneficio per le piante che vengono irrigate direttamente dall’acqua che cade dal cielo ; ma le pioggie non essendo a disposizione dell’ortolano, e tanto meno in sua facoltà di farle cadere più in questo che in quel sito a norma de’ suoi bisogni, — 76 —
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