ROMAGNOLI - Regalo di nozze - 1933 copia

XIV Nel 1912 egli aveva iniziato i corsi di Economia domestica, igiene ed educazione ali- mentare presso l\ Istitut o d i Educ a z i on e F i s i c a Ce s a r an o » di Genova — un Istituto posto sotto l'alto patronato di S. A. la Principessa Iolanda — frequentato da signore e signorine delle più elette famiglie genovesi; ed attualmente egli continua queste lezioni, che sono vivamente attese ed apprezzate dallo scelto uditorio e dalle famiglie, — mentre continua pure a dirigere la sua « Bottega d'Arie Italiana », hen nota agli amatori delle cose belle. v> \T> *X* *P *T* *T* i Questo volume che Ernesto Romagnoli presenti ai suoi lettori, non è uno dei tanti ma- nuali, manualetti o trattati di cucina, che contengono delle semplici ricette (« prendete un buco, metteteci un osso intorno, e avrete.... l'osso buco»), le quali — st a detto di passaggio — riescono il più delle volte incomprensibili ai profani che già non abbiano una certa pra- tica della cucina. Pubblicazioni di questo genere ve ne sono a josa (e talune veramente pregevoli: basterà ricordare il classico Artusi, il monumentale c Re dei Cuochi » e la nostra saporosa « Cuci- niera Genovese », giunta all'ennesima edizione), e se ne stampano sempre delle nuove. Non è nemmeno un Trattato scientifico, pieno di cifre, formule, espressioni astruse, ancora più incomprensibili per i lettori di media cultura, ed anche di cultura superiore alla media. Vi si parla bensì di « calorie » di « vitamine », di idrati di carbonio, ecc., e del valore fisiologico d'egli alimenti; ma quel tanto strettamente necessario perchè l'arte della cucina (poi- ché la gastronomia è un'arte) sia poggiata sopra solide basi scientifiche e sperimentali. Non è, infine, una « Enciclopedia » della Cucina, messa insieme con dei ritagli da letterati incom- petenti, o fregiantesi di nomi illustri che servono da richiamo come specchietti per le allodole. E' invece l'opera di un « tecnico », di un competente, dì un « esperto » — cern e si dice con parola molto in voga, — frutto di olire trent'anni d'esperienza e di vitù vissuta. C'è la parte — che i più trascurano, e che pure è fondamentale — riguardante l'Eco- nomia domestica, e che mira allo scopo di « spendere il meno possibile e alimentarsi nel miglior modo », — ciò che ha sempre costituito (e più costituisce a questi chiari di luna) il problema assillante delle buone massaie e di coloro che, per esse, detengono — 1/ porta- foglio del tesoro. C'è la parte che riguarda l'Igiene, — campo vastissimo, in gran parte ancora inesplorato, non ostante i grandi progressi fatti dalla scienza in questi ultimi tempi, — e che insegna a « nutrirsi bene », cioè a curare la propria salute ed il più armonico sviluppo delle proprie facoltà fisiche e spirituali, pietra angolare delta felicità domestica e sociale. Infine c'è la parte tecnica o cucinaria propriamente detta, con oltre un migliaio di Ricette per tutte la stagioni, per tutte le borse, per tutti i gusti, — e questo per la « gioia del palato ». Abbiamo detto che) la gastronomia è un'arte. Sicuro: e potremmo invocare, a sostegno di questa affermazione, innumerevoli autorità, teoriche e pratiche, antiche e moderne, da Apicio a... Gioacchino Rossini. Basterebbe, fra tutti, il gran nome di Brillat-Savarin, che fu una delle menti più elette del suo tempo, anzi un precursore in questo ramo, diciamo così, dell'estetica, alquanto disprezzato (a parole!) dagli esteti. Guyaii afferma giustamente che l'opera del sarto, quella del profumiere e quella del cuoco, sono arti speciali, che possono stare alla pari con quelle del poeta, del pittore, dello scultore, del musicista. Ernesto Renan aderisce anch'egli a questa idea, e così pure — ad un polo quasi diametralmente opposto — li grande Tolstoi. Il quale, nel suo volume: a Che cos'è l'Arte?», riporta, approvandolo, un giudizio di Kralik: « Esiste un pentacolo delle arti, fondato sui cinque sensi dell'uomo: gusto, odorato, tatto, udito, vista. Ci siamo troppo avvezzi a non voler riconoscere se non per due o tre sensi il privilegio di fornire il materiale dell'arte. Ma non si vorrà negare che, quando l'opera del cuoco riesce a trasformare per l'uomo il cadavere di un animale in una fonte di svariati piaceri, ci troviamo dinanzi ad una vera produzione estetica». Il già citato Guyau, nei suoi « Problemi dell'estetica contemporanea », afferma ehm le soddisfazioni del

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