ROMAGNOLI - Regalo di nozze - 1933 copia
Prefazion e (...quas i romanzata ) — // due dicembre 1902, una barella della Pubblica Assistenza Genovese trasportava all'ospedale — C o s ' è questa storia? Un fattaccio di cronaca? Il primo capitolo d'un romanzo?... — No: è semplicemente un episodio della vita dell' Autore, la quale merita d'essere raccontata, perchè servirà a spiegare molte cose di questo volume, e sopra tutto lo spirito che lo ha dettato e che lo imbeve. Gli intelligenti lettori, e specialmente le intelligenti e graziose lettrici, non si aspettino di trovare in questo libro, dal titolo attraente e furbesco, nè le Veneri dello stile letterario, nè le profondità e le sottigliezze del linguaggio scientifico. L'autore è un au t od i da t t a ; e con questa parola è detto tutto. Ma un autodidatta che ha potuto, attraverso le vicende della vita, collo studia' quotidiano e con un continuo sforzo d'elevazione, raggiungere quel grado di competenza e di saggezza che gli permette d'insegnare agli altri i preziosi risultati della sua esperienza. Dunque dicevamo che il due dicembre 1902 una barella della Pubblica Assistenza Geno- vese trasportava all'ospedale, d'ordine del dottor Italo Bocca, un giovane non ancora tren- tenne, affetto da polmonite, il quale veniva immediatamente ricoverato — trattandosi d'un ca&o grave e d'interesse speciale — nella Clinica dell'illustre senatore prof. Maragliano. La malaitia, dal lato clinico, si presentava interessante, e tutte le mattine il Prof. Mara- gliano, coadiuvato dagli assistenti ed attorv.iato dagli allievi, ne studiava il decorso, traen- done diagnosi e prognosi sempre riservate. Il caso era aavvero curioso. Si sapeva c. : c il degente era un cuoco. La polmonite, svi- luppatasi in un organismo iperalimentato (come generalmente sono i cuochi), faceva logi- camente temere delle complicazioni. Ma l'ammalato presentava evidenti i segni della denu- trizione. Come si apiegava questo fatto? La spiegazione la diede il paziente. Da ventisette mesi era forzatamente disoccupato. Aveva a suo carico la moglie e due figli in tenerissima età, pei quali procurava giornalmente lo scarso alimento, guadagnandolo con prestazioni di facchinaggio, e spesso rinunziando egli desso al cibo, per non privarne i suoi. Ecco le cause della denutrizione di questo « cuoc o » . . . . Le complicazioni temute non si verificarono. La malattia seguì il suo cor o naturale ; e dopo superata la fase acuta, con soli quindici giorni di convalescenza, l'ammalato uscì a rivedere la luce del sole. Fu consigliato a non avvicinarsi ai fornelli, almeno per qualche mese, cioè fino a quando fosse trascorso il periodo invernale, onde evitare i pericoli di una ricaduta, tanto più facile per i bruschi passaggi di temperatura ai quali sono esposti i cuochi. Ma come fare a vivere? La miseria ha le sue ferree leggi. E dopo una sola settimana d'uscita dall'ospedale, egli era costretto ad accettare l'unico posto offertogli: quello di cuoco in un modesto ristorante, anzi in una bettola, a lire sessanta mensili. Era un locale d'infimo ordine, frequentato da clienti che parevano tutti sbucati dalU pagine d'ella « Vie de Bohème» di Murger o dei «Refrattari» di Vallès (allora Ma »simK Gorltf. non era ancora di moda). Le sale oscure e sporche, i tavoli privi di tovaglie e tova- glioli, senza nessuna comodità, senza riguardo a nessun elementare principio d'igiene. L'am- biente della cucina, poi, era addirittura orrido. Scendendo tre gradini dalla sala, si penetrava
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