ROMAGNOLI - Regalo di nozze - 1933 copia

X ir» u n antro oscuro, senza finestre, un antico ripostiglio adibito a cucina. L'aria entrava ed usciva soltanto dalia bassa porta* Una vecchia sgangherata cucina economica, su ire soli piedi (il quarto era formato da due mattoni posticci), sorgeva sopra un piano mal livellato da cui colava sempre acqua sul pavimento; un lavandino rotto, dalla tubazione logora; un soffitto in perpetuo stillicidio per l'evaporazione d'eli'acqua // cuoco guazzava tutto il giorno in questa umidità, a cui si aggiungevano le esalazioni di acido carbonico, le evaporazioni, i fermenti, il lezzo delle sostanze manipolate e il tanfo dei rifiuti accumulati.... In questa bolgia, il «.paziente» (mai parola fu più appropriata!) passò due mesi di du-' rissime sofferenze fisiche e morali, superate soltanto dalla grande forza di volontà che soste- neva l'organismo, benché indebolito dalla recente malattia. Ma non ostante l'ambiente malsano e l'orario estenuante (dalle 7 del mattino alle 22, senza interruzione), la ricaduta che i medici temevano non si verificò. Perchè? L'organismo resistette perchè sano nella sua costituzione, perchè non debilitato da nessuno abuso, perchè — tutt'altro che... ipernutrito — rappresentava il rovescio delle con- dizioni fisiologiche dei cuochi. Il Romagnoli, sobrio per natura, vegetariano per tendenza, misurato in ogni cosa, osservatore ed analizzatore dei fenomeni della vita organica e fisiologica, aveva compreso l'importanza della funzione del cib.o nella macchina umana. Volle applicarsi con metodo allo studio degli alimenti nelle varie manifestazioni e nei risultati fisiologici, iniziò lo studio di sè stesso e degli altri; poi volle d'arsi ragione delle cose ed ottenere la conferma scientifica delle sue osservazioni, e s'immerse nello studio dei testi più noti di fisiologia, d'igiene, di gastronomia, di scienza dell'alimentazione, tenendosi al corrente delle varie scoperte scientifiche, delle diverse teorie, scuole, tendenze, e della loro evoluzione. Se egli potè resistere a quei duri sessanta giorni in quella... galera cucinaria, malgrado le sofferenze e la debolezza della malattia sofferta, fu solo in virtù della disciplina cui sottopose il suo organi&mo. Il caso suo , mess o a raffronto con quello di tanti suoi colleghi — gonfi, idropici, gottosi, afflitti quasi tutti da malattie del ricambio, vittime in gran parte dell'alcoo- lismo, — è altamente significativo e può servire d'esempio. Ma quello che abbiamo narrato non è che un episodio della vita di Ernesto Romagnoli, movimentata e dinamica al massimo grado. Egli è un « tipo » veramente interessante. Pensiero ed azione si armonizzano in lui, in un ottimismo che gli sprizza da tutti i pori. Una gentile scrittrice — Lina Poretto de Stefano — occupandosi dell'attività da lui svolta nel campo del Turismo, così scrive : « Ernesto Romagnoli ha i capelli bianchi, ha varcato la cinquantina, è passato attraverso battaglie, dispiaceri, cadute e resurrezioni; ma ha l'anima di un giovane di vent'anni: piena di entusiasmo e di fede. Dove s'avvicina, vivifica, conforta, suscita... « Romagnoli è piccolo, esile, pallido. I baffetti grigi, arricciati, non animano la sua fisionomia. La luce del suo volto è negli occhi vivacissimi, profondi, pieni di movimento. Oigni idea sembra che sprizzi da quelle pupille vivacissime, piene di sentimento e di vita »- E dopo aver accennato all'opera da lui compiuta a Rapallo in numerose istituzioni (%Pro Tigullio » — «Scuola Alberghiera», ecc.), così soggiunge: «Altri uomini, in altri luoghi, cercavano una croce di cavaliere, o uno stipendio; un po' di celebrità locale; Roma- gnoli passava le sue giornate al tavolino, con un'insistenza cocciuta, a far progetti ed a portarli avanti; e non domandava di più. I suoi affari personali andavano come potevano andare; ma non importava. Il danaro fa gola a chi non sente e a chi non ama; alla ricchezza guarda sslianto chi capisce solamente la ricchezza; per chi vive d'idee e di sentimenti, i soldi sono una putrida cosa necessaria, che si può sentire, ma non amare nè agognare. E poi a cinquan- t'armi non si cerca la fortuna: o è già venuta o vi si rinurìcia ». « Romagnoli non ha mai cercato il denaro. La sua vita, dall'adolescenza irrequieta alla gioventù animatissimo, alla maturità densa d'azione e di pensiero, è stata un continuo mi- glioramento che non ha sofferto contaminazioni. Chi vede Romagnoli oggi, per la prima volta, stenta a credere come quest'uomo abbia superato sorridendo le più aspre difficoltà e Sfia giunto serenamente a godere una tranquilla letizia ».

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