ROMPINI - Cucina dell'amore - 1926 copia

lettori ci saranno grati delle considerazioni che qui riportiamo prendendole a prestito dal gran maestro della scienza gastronomica. « I Romani conobbero e seppero apprezzare « i l tartufo; non sembra però che ad essi fosse nota « la qualità, che traeva le sue or igini dal suolo » delle loro colonie gal l iche (1). Que lil di cui essi « si deliziavano provenivano dalal Grec ia e dal- « l ' A f r i c ,a principalmente dal la L i bai : la polpa ne « era bianca e rossastra; que lil di L i bai erano i « più apprezzati e ricercat,i come dotati di più « squisiat delicatezza e di migl i or profumo. «. .. Gustus dementa per omnia quaerunt, (Giovenale) « Dai Romani fino a noi corre un lungo i n- « tervallo in cui la gloria del tartufo fu spenta. « La sua risurrezione è abbastanza recente, perchè « nessuna mensione ne è fatta nei mo l ti ricettair « ant i chi che io ho let ti : si potrebbe anzi dire, che « V ini z io di tale risurrezione di poc o ha preceduto « i l sorgere del ia generazione che entra ora nel « periodo del suo declinare. (1) Già al tempo delle colonie romane si scavavano i tartufi dall* « humus* del suolo gallico e venivano essi apprezzati tanto dagli aborigeni quanto dai domi- natori e dai coloni immigrati. Vedete a questo proposito l'accenno ai tartufi, che si trova nella descrizione di un banchetto ai tempi dei Ga l l o -Romani del V secolo, riferita nel penultimo capitolo di questa pubblicazione. (Nota del Traduttore)

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