ROMPINI - Cucina dell'amore - 1926 copia

« r ia di lasciargil credere, che egli non doveva « completamenet disperare per V avvenire. « Fina lmente mi lasciò : io andai a cor i carmi « e feci tutt' un sonno. « Ma F indomani vo l li giudi carmi : esaminai « la mia condotta del la sera antecedente, e la tro- « vai degna di biasimo. Io avrei dovuto fer- « mare Ver seuli alle prime fasi ; non avrei dovuto « lasc iarmi impegnare in una conversazione, la « quale fin dal principio non presagiva nu lal di « buono. La mia fierezza avrebbe dovuto ridestarsi « ben pr ima, e la severità del mio sguardo avreb- « be dovuto farne fede: avrei dovuto suonare i l « campanello, chiamare qualcuno alzar la voce, « adi rarmi . . . fare insomma tutto quello che non « feci. « Ohe debbo d i r v,i caro signore? Io posi tutto « c i ò a carico dei tartuif : sono veramente convinta « che essi mi avevano tratta ad una predisposizione « pericolosa. ISTon ho rinunciato al piacere di man- « giarne perchè ne sono ghiotta, nè credo neces- « sario spingere a l 'l eccesso i l mio rigorismo ; ma — « se volete che ve lo dica — io, anche ora, non ne « mangio mai senza che i l piacere eh' essi mi pro- « curano sia mescolato a un pochino di diffidenza. « L a confessione del la signora era stata fatta « con tutta franchezza e sincerità ; ma un' opi- « nione sola, per quanto coraggiosa sia, non può « mai erigersi a dottrina. Io ho dunque voluto « cercare informazioni anche in un altro campo. « Ho fatto appello ai mi ei r i cordi personali : ho

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