STRAFFORELLO G. - Alimentazione - 1884 copia
1 1 2 Capitolo settimo. Ben a ragione, osserva il Guer ra z z i , che g l i uo mini mutarono , co l l ’andar dei secoli , la loro op i nione su tu t to : a due sole cose non r it irarono mai la loro benevolenza — al vino e alle donne. Mar t in Lu tero non la pensava diversamente, se non che v i aggiunse il can to , come si legge in que ’ suoi famosi vers i : W er nicht liebt Wein, Weib und Gesang, Der bleibt ein Narr sein Leben lang. Chi le donne non ama, il vino e il canto Rimane un pazzo sino al camposanto Se non che i l canto può esser falso, può esser falsa la donna ed il vino può ed è spesso fals i ficato. Quan t i che non conobbero mai Bacco in persona propr ia , ma sempre in maschera, nel le c i ttà pr inc ipa lmente! Chi mi darà la voce e le parole per descrivere tut te le sofisticazioni del v ino e de’ suoi der ivat i — i l iquor i? Essi possono contenere piombo, rame, zinco, sia per ignoranza di chi li tiene in vasi compost i di questi metal l i , sia messivi ad arte, per dar loro qua l i tà di sapore e di colore che non hanno. S i dà loro i l colore col campeccio, con la f u c sina, o rosso di ani l ina , ben più perniciosa del campeccio, e con altre sos tanze ; ci si mette il gesso per pr ivar l i di certi corpi estranei che c o n tengono; s’ indebol iscono col l itargir io, si togl ie loro l ’ acido con la potassa, e gl i si dà co l l ’ a l lume e l ’aceto; si chiarificano col bianco de l l ’ uovo e con la col la di pesce; si r inforzano con lo spi
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