Tesi affreschi ospizio esposti
~ 19 ~ 3) invece di un semplice ampliamento e restauro dell’antico edificio dell’ospedale di Rodolfo Tanzi, si dovevano demolire completamente le vecchie strutture per ricostruire un nuovo complesso, capace di accogliere un numero assai maggiore di degenti, poveri e bastardi, e dotato di tutti i più comodi servizi necessari al ricovero e all’assistenza 4) nelle operazioni giuridiche e amministrative per la riforma bisognava scongiurare ogni rischio di corruzione. 26 Subito dopo l’ emanazione della bolla papale si procedette all’unione del Tanzi con l’ospedale di S. Maria in Langhirano, poiché Ludovico Furloni, ultimo rettore dell’istituto, era deceduto. Il fine del documento papale che sanciva l’unificazione delle strutture ospedaliere tardava ad arrivare, motivo che spinse, nel 1472 il referendario di Parma Francesco de Cambiago a contattare Galeazzo Maria Sforza per comunicargli che nonostante il rettore dell’ospedale Tanzi avesse intenzione di dimettersi dalla sua carica, nonostante si avesse avuto la concessione dal sommo pontefice, l’unione non si era ancora palesata per “contrarietà de alchuni”. Diversi mesi dopo Jacopo Zanachi rettore del Tanzi da circa trent’anni cedette definitivamente la carica a don Baldassarre del Monte, delegato papale (dal rogito Scipione de Palude) 27 . Intanto il duca di Milano confermò i capitoli “in materia boni regiminis et administrationis” , dell’ ospedale che stabilivano le direttive per l’ elezione dei nuovi rettori. All’ inizio di ogni anno, otto notabili cittadini parmensi dovevano essere eletti con la mansione di dover governare l’ ospedale ed eleggere un massarius per la gestione 26 O. Banzola 1980, p.97. A. Ricci 2004, pp. 82, 83e p.85 n.18 In realtà, gli unici due studiosi che hanno letto per davvero il documento sono stati Pezzana (poi copiato pedissequamente da tutti gli altri studiosi fino al 2004) e Adelaide Ricci. Pezzana regesto il documento in modo incompleto e non sempre esatto (tuttavia evidenziò correttamente la clausola relativa all’obbligo del nuovo cantiere), mentre la Ricci ha dato un compendio più efficace ed esatto sugli aspetti giuridici, ma un po’ ambiguo sul punto relativo al cantiere: in un primo passo del suo saggio, infatti, accredita che il pontefice abbia imposto un restauro e ampliamento (ivi a p. 82) e poi invece, riprendendo il Pezzana, che abbia richiesto la completa ricostruzione dell’edificio (ivi, p. 85, n. 18). 27 ASPR, AOP, RT, b.7, doc. 43; Ricci 2004, p. 84 e n. 15.
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