VATEL - I funerali del coniglio - 1917 copia
Proemi o. Non è una riabi l i tazione, quel la che si tenta con •queste pagine; i l conigl io, dal punto d i v i s ta cul inario, ha già" l'ama sol ida basata sul la del icatezza del la sua carne, e sul suo poco costo. Il vi l ipendio a cui è da tanto tempo esposto i l conigl io, per l a sua timidità, e l'esser stato preso ad esponente di un non troppo nobile sentimento, de l la paura cioè, hanno tut t av ia avuto certa i n- fluenza, nel l 'opinione popolare, e reso meno degno il conigl io, degli onori del la tavola; d i quegli onori invece che sa perfettamente acquistarsi quando sia trat tato con delicatezza, con gentilezza; quando s ia trat tato, da morto, così come la t imidezza del suo carattere, da v i vo, sembra apertamente » richiedere. Si vorrebbe, ta l vol ta, paragonare i l coniglio al la lepre; e si somigl iano, è vero, ta l vo l ta nel mantel lo, sempre nello sguardo e nelle forme; anche nel ca- rattere; ma non nel la carne. La carne del coniglio è del icata, bianca; i l suo sapore può facilmente esser soverchiato da quello delle droghe o degli int ingoil che l 'accompagnano; è t imido, come lo stesso conigl io. L a lepre invece ha carne dal sapore forte, che non si lascia soverchiare, così che ama avere i l sopravvento; a questa par t i- colarità del la sua carne la lepre deve forse la l'ama, usurpata, d i furberia e di virilità. Forse che, per fuggire come una lepre, piuttosto che furbi e for t i, non bisogna esser t imi di come un coniglio? Se fosse furba e forte la lepre attenderebbe di pie fermo i l
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