LA CUCINA ITALIANA 1931

N. 3 - 15 Marzo 1931. Pag. S M A M 1 P A R F T T 1 - P I A T T I P R F 1 I R A T I - C U C I N A F O I . C L O R I S T A . . ; _ C U . C 1 N A . C Q N V 1 V I A I F. Una ricetta della Contessa CATUCCI CROSTINI DI POMODORI E ALICI Prendete delle alici ben lavate e pu- lite, fatene dei (piccoli filetti lunghi due o tre centimetri, lo stesso fate con dei pomodori .crudi. Mettete un poco d'olio in un tegame con uno spicchio d'aglio e fate soffriggere tutto per IO minuti. Preparate dei crostini di pane fritto, mettetevi sopra questa salsa e serviteli freddi. - - - CONT E S SA A . CATUC- CI. Roma. Una ricetta della Marchesa C G C H I TORTA CON FRUTTA Prendete 333 grammi di farina, 150 grammi di burro, 2 rossi d'uovo ed un poco di sale; fatane una pasta e mette- tela in una teglia, facendo un fondo sottile come per una crostata ed anche all'intorno fate un cordone di pasta. Cospargete questa pasta abbondante- mente di zucchero eppoi ponetevi den- tro dei frutti a pezzi che di nuovo co- prirete di zucchero. Mettete al forno e quando la pasta avrà preso un bel colo- re ritiratela. Ungete la teglia e mettete un foglio di carta sotto la pasta. — MAR- CHESA GEMMA COCHI, Sassari. Una ricetta della CONTESSA DI GANZANO MANDARINI GELATI Si scelgono una dozzina di mandarini grossi, si toglie la parte superiore, e con Un coltellino si vuotano pian piano, ba- dando di non rompere la buccia; si fa la crema : Latte un litro; zucchero grammi 200; rossi d'uovo n. 8; odore idi vainiglia. Lavorate prima i rossi d'uovo con lo zucchero e poi versate il latte a poco per volta, mettete a fuoco lento. La cot- tura si conosce quando essa si attacca al mestolo, il quale va mosso continuamen- te all'ingiro. L'odore dateglielo poco prima di levarla dal fuoco. Questa crema, senza farina o amido nelle proporzioni indicate, si presta mi- rabilmente per gelati, (mettere a ghiac- cio). Si riempiono i mandarini, e si ri- coprono con la parte superiore che si è tolta, badare di non far cadere le fo- glie; questi mandarini .presentati, i nca- vola fanno una bellissima figura. - Con- tessa. ISABELLA COPPOLA DEI DU C HI DI GANZANO, Napoli. Due riccette della Baronessa DI STEFANO PROSCIUTTO E POLLO GHIACCIATI Un chilo di prosciutto cotto magro, si unisce con una salsa balsamella fatta invece che con latte con fortissimo bro- do, si pesta insieme nel mortaio e si pas- sa a setaccio, mescolandovi dopo un chilo di panna battuta ben forte. Tre petti di pollo bollito; si fa una salsa di burro con farina e si aggiun- ge il brodo dei petti bolliti; tutto si pesta bene nel mortaio e si passa al se- taccio, si aggiunge un chilo di panna battuta. Il tutto si pone in una bella forma, il pollo sopra, il prosciutto sotto, e si mette a gelare con molto ghiaccio. Dopo un paio d'ore si può capovolgere e si può far servire sopra un piccolo blocco di ghiaccio, il quale s'illumina dentro con lumini colorati. Servire su- bito in tavola. BUDINO ALLA MARIA LUISA Il giorno prima si fa un bel biscotto, e si mette in forma piuttosto alta e non tanto larga (forma di timballo). 500 grammi di burro si gira sino a far- lo fino e vi si aggiunge a poco a po- c o ; 300 grammi di zucchero a velo, 200 grammi di amido e 300 grammi di farina finissima di maiorca, un poco di vaniglia, un cucchiaio di Rum, otto torli d'uova, il tutto ben mescolato. In ultimo un cucchiaio di polvere Dr. Ottkers Baekpulver e gli otto bianchi ben battuti. Si pone un'ora e mezzo nel forno. Si fa un gelato di fragole e pistac- chio. 10 torli d'uova, un litro di latte, 300 grammi di zucchero sciolti sul fuoco. Riunite tutto c iò; nella metà vi si met- tono le fragole a conserva ; nell'altra me- tà il pistacchio; nella macchina del' ge- lato prima si fa gelare una parte, dove c'è la fragola, e quando è ben denso vi si aggiunge la parte di pistacchio. Dal biscotto fatto il giorno prima si toglie tutto il centro, operazione che bisogna fare accuratamente dalla parte di sotto per non guastare l'estetica. Il sopra e lateralmente deve restare in- tatto. Quando è ora di servire in tavola vi si infila ben forte di sotto, il gelato completo. Sopra il tutto, nel momento di servirlo, si getta una crema di ciocco- latte calda fumante che si prepara nel modo seguente: Mezzo litro di latte, 250 grammi di buon cioccolatte, 200 grammi di zuc- chero, un poco di amido per consoli- dare, 4 torli d'uova; si pone sul fuoco; per batterle assieme ma non farle arri- vare a troppo cottura. Dal dentro, tolto del biscotto e dei bianchi d'uovo restati, si può combina- re un altro dolce buonissimo. — BARO- NESSA EMANUELA D I STEFANO, Palermo. Si può anche incamiciare la palla di ricotta con uno strato di marmellata di castagne alla vaniglia, ottenendo co- si 3 colori. —- Contessa LIA GUARINI DI CASTELFALCINO . Villa Tebano, Forlì Una ricetta della Contessa GUARINI DICASTELF ALCINO BUDINO DELLA DELIZIA Tostare di un bel colore biondo scuro 50 grammi di-mandorle dolci «buccia- te, e pestarle nel mortaio assieme ad un po' di zucchero e alla buccia candita di mezzo arancio, fino ad ottenere luna poltiglia finissima che passerete allo staccio assieme a 250 grammi di ricot- ta romana. Aggiungete 100 grammi di zucchero a velo e mettete da parte. Acquistate in drogheria un pacchetto per crema « Elah » al cioccolato e pre- paratela secondo le unite istruzioni, ag- giungendo per migliorarla 2 cucchiai- ni di cacao e 3 di zucchero. Versate la crema in uno stampo ove arrivi sola- mente alla metà e lasciatela un po' raf- freddare non completamente. Foggiate con la ricotta una palla se lo stampo è tondo e allungatela a forma di polpetto- ne se è lungo. Immergete senza compri- mere la palla nella crema che essendo ancora tenera lascerà il posto e circon- derà la ricotta. Lasciate raffreddare com- pletamente e sforniate il delicato dolce che contornerete di ciliege sotto .spi- rito. HOVELLETT GASTRONOMI CH E AD Timballo di mele e Bocca di dama Era un uomo prestante e di aspetto distinto; menava vita comoda ed ama- va la cucina buona e la donna giovane e bella. Ho citato quest'ultima passione al sin- golare, giacché egli non conobbe la ma- nia collezionistica : se passò, com'è ve- ro, da un abbraccio all'altro, non fu per sua colpa, poiché rimase sempre osse- quiente al principio dell'unità. La prima sua donna gli si estinse giovanissima. Una seconda si aggiun- se ben presto a consolarlo della ve- dovanza; ma questa si accasò poco dopo con un paesano, al quale sembra rima- nesse fedele. La terza... unità fu quella del mio incontro, dirò così, cucinario. Era Un tipo smagliante di contadina di Abruzzo, tutta curve, ma solida co- me una figura... geometrica. L 'ingegnere — tale era la sua professione, clié poco esercitava per essere la famiglia ricca — prediligeva nelle tubatoci dei suoi amo- ri agresti trovare raccolte le virtù delle sapienti preparatoci di manicaretti. Per ciò m'introdusse un bel giorno nella sua cucina affinchè insegnassi la confezione di un certo dolce. E mi trovai davanti a quella robusta figliuola intenta a sorvegliare la cottura di un timballo di mele, uno di quei ero- stigliami timballi che per avere un Una ricetta della Marchesa FRANCOLINI CROSTINI DI MILZA Mezzo chilogrammo di milza, 8 alici 4 spicchi d'aglio, 1 limone, 1 bicchiere e mezzo di Marsala, un poco di burro. Si prende la milza e si raschia, quin- di si prendono le alici è si pestano nel mortaio. Si mette tutto questo in una casseruola a cuocere col burro, Marsala ed i quattro spicchi d'aglio soffritti, e si fa cuocere fino a giusta cottura, cosa che si appurerà assaggiando il compo- sto. Prima di levarlo dal fuoco strizza- re sopra il limone, passando tutto al setaccio, far freddare e mettere sopra crostini di pane fritto. — CONTESSA R . FRANCOLINI, Roma. Una ridetta della Marchesa LEONI FA ZZOLETTINI DOLCI Fate una pasta sfoglia usuale unendoci odore di cannella e un bicchierino o di Marsala o di liquore a piacere. Per il quantitativo della pasta rego- latevi a seconda del numero dei convi- tati. Fatta la pasta di una grossezza giusta tagliate con la rotellina spizzettata tan- ti quadrati di circa trenta cent, di lato e ponete nel mezzo di ognuno una bel- la mela ranetta sbucciata e svuotata nel centro, centro successivamente rie'm. pilo di zucchero fino. Prendete allora i quattro pezzi e te- nendoli sollevati con una mano, strin- gete con l'altra il quadrato o fazzolet- tino all'altezza della mela in modo che resti chiuso ma con i quattro pizzi sol- levati e distaccati uno dall'altro. Così pronti metteteli nel forno in una teglia imburrata e fate cuocere per un quarto d'ora a fuoco lento. Cospargeteli allora di zucchero, nigliate e lasciate cuocere ancora dieci minuti. Serviteli caldi in piatto comune va> per ognuno da sè. - LEONI, Roma. Una ricetta Marchesa MARCHESA GABRIELLA della VENTURA PASTINE DI POLENTA PER IL THE 2 etti di polenta fina, 1 etto di burro, 50 grammi di zucchero fino. Si fa una pastk, se riuscisse difficile impastarla per il freddo, si possono scaldare le ma- ni, oppure mettervi due cucchiai di latte caldo. Appena la pasta sarà amal- gamata come una pasta frolla, farne delle piccole paste come i biscotti Gen- tilini ovvero dei piccoli bastoncini. —r MARCHESA LUI SA VENTURA-SACRIPANTE, Roma. con olio è cipolla tritata finissima. Quando queste sono ben arrossate, ver »are il liquido nero contenuto nelle ve scichette messe da parte, e allungarlo con un pochino di vino bianco vecchio e un pochino di salsa di pomidoro. Con tinuare a far cuocere fino all'evapora- zione completa del vino. Allungare in- fine con un po' d'acqua. Mettere sale e pepe. E condire con questo sugo caldo e con i pezzettini di seppia, il piatto pronto degli spaghetti, i quali diven- teranno « sudanesi » ma non saranno perciò meno gustosi. RISO ALLA SUDANESE... Dosi: Kg. 1 di riso vialone extra; Kg. 1 di zucchero; 2 litri di latte e 2 litri d'acqua; 500 gr. di mandorle to- state; 300-350 gr. di cioccolatta grattu- giata; pezzetti di zuccata, vaniglia ed aromi a piacere. Mettere a cuocere il riso nell'acqua latte; quand'esco è a mezza cottura aggiungere lo zucchero, la mandorla to- stata (che dev'essere pestata e resa fi- nissima tanto da poter divenire liquida) continuare a far cuocere, mescolando. A cottura completa aggiungere la cioc- colatta grattuggiata, i pezzettini di zuc- cata ie già aromi; mescolare; lasciar raffreddare e raddensare. Va mangiato freddo. — GUGLIELMO JANNELLI, Fu- turista. UOVA AFFOGATE ALLA GRANDUCA Foderate delle tartellette grandi ¡po- co più del doppio dell'ordinario, una per persona, di pasta sfoglia; mettete nel fondo una purea di pollo con dadi- ni di tartufi bianchi. Poggiate l 'uovo già affogato (tenero) sulla purea e copritelo con apparecchio a soufflé di formaggio, un poco forte di pepe di Caienna: mettete in forno servite ben caldo. PERNICE ALLA REALE Pulire e bardare bene di lardo la per- nice, cuocendola a fuoco lento in una casseruola adeguata e ben coperta; a metà cottura aggiungere una fine com- posta di sedano, carote, cipolla, qualche grano di ginepro, aggiungere un bic- chiere di cognac, farlo ridurre e finirlo di cuocere con un mescolo di brodo; a cottura finita levare la pernice, pas- sare la sua salsa all'etamine e rimettere tutto a bollire. Si ottiene così una gustosissima salsa leggermente densa. Servire la pernice con crostoni al paté di fegatini della pernice. — T. M. SPAGHETTI ALLA SUDANESE... Pulire per bene delle seppie preferi- bilmente piccole, e mettere da parte, senza romperle, le vescichette conte- nenti il caratteristico liquido nero. Ta- gliar le seppie a piccole striscioline e metterle a soffriggere in un tegamino FAGIANI GIRATI AL VOLO Prendete uno o più fagiani, a secon- do del bisogno, belli, grassi e frollati, tagliate le ali, il collo, e la coda in ma- niera da non sciupa -e le penne, prepa- rate quattro stecchi di legni, lunghi venti centimetri appuntiti da ambo le parti, in una delle quali fretterete ar- rotolata un poco di ovatta imbevuta di spirito, sale e pepe fino, infilate le pun- te così preparate, una sul . dio. due sulle ali e l'altra sulla coda, fortemen- te specie nelle ali, in maniei'a di farle restare aperte in tutta la loro grandez- za, e mettetele ad asciugare in stufa parecchie ore, facendo attenzione di non bruciarle. Prendete poi un pane a cassetta grande, che taglierete sì da dar- gli la stessa forma del fagiano, fategli con il coltello un sedimento nel mezzo dalla parte superiore, dove poi piazzere- te il fagiano, frìggete al burro o all'olio il detto pane, piazzatelo nel mezzo di un piatto, con un poco di colla di fa- rina sotto, in maniera che non abbia a scivolare nel piatto, infilateci la testa, le ali e la coda, in modo da farlo sem- brare vivo, mettete dei crescioni all'in- giro del piatto in guarnizione. Prendete poi il fagiano, pulitelo, sa- latelo e bardatelo con una bella fa- scia di lardo, e mettetelo allo spiedo; cotto di un bel colore biondo, ritiratelo dal fuoco e mettetelo sullo zoccolo sud- detto. Accompagnate il fagiano con una alsiera di salsa che ritrarrete con la sostanza che il fagiano avrà versato nel- la leccarda, e con l'interiora (ben pu- lite) che avrete fatto rosolare al burro bagnando tutto con un poco di marsala e biondo di vitello, passate al lino. •— ALESSANDRO RASCELLI . Capo Cuoco Ho- tel d'Inghilterra - Roma. Versate lo spumoso, sopra un bel piatto rotondo, contornate tutto all'in- giro con mezze uova sode, decorate di piccoli filetti di lingua e tartufi; salsate e servite caldo. Questo piatto di mia creazione, riesce di gusto squisito, delicato e di bellissi- i mo spetto. Ottimo per inviti come piat- to di mezzo e con un poco di buona volontà non è difficile a farsi. — L'Ab- bonato ERCOLE DELLA TORSE, Como. SPUMOSO DI FEGATO PASQUALE (nuova creazione) Tagliate a quadretti grammi 300 fe- gato, grammi 200 animelle di vitello, meticte in una padella o casseruola adatta, grammi 50 burro e 50 grammi prosciutto crudo, due fette di carota, un pezzetto di sedano, un piccolo ra- moscello di timo e maggiorana, ed a fuo- co allegro quando comincia a friggere, aggiungete il fegato e l'animella, fate rosolare, salate giusto; un pochino di pepe e noce moscata. Spruzzate con un bicchierino di buon marsala, lasciate evaporare, indi bagna- te con un quinte di litro di latte caldo, coprite e lasciate cuocere per circa un'ora in modo che anche il latte sia quasi asciugato, unite quanto una noce di mollica di pane inzuppata di mala- ga; e così caldo pestate il tutto nel mor- taio e passate allo staccio; oppure al tritacarne col disco più fino. Rimettete il composto in una casse- ruoletta adatta e con un mestolo di le- gno lavorate bene al tiepido unendo due cucchiaiate di panna fusa, ed in man- canza di questa ugual dose di burro ap- pena liquefatto, un cucchiaio di cognac, e n. 3 rossi d'uova; battete due bianchi d'uovo alla neve ben duri, e con deli- catezza amalgamateli assieme, in modo di ottenere un composto soffice e spu- moso. Avrete pronto uno stampo liscio ci- lindrico ben unto di burro, decorato sul fondo con pezzetti di filoni di vitello imbiancati, e delle piccole lunette o quadretti di lingua saiata alle pareti dello stampo ; versate tosto il suddetto composto e cuocetelo nel forno regolare a bagnomaria; dopo circa mezz'ora os- servate che l'intingolo sia ben compat- to, toglietelo dal forno e tenetelo in caldo, sempre a bagnomaria. Preparate la seguente salsa bionda gelatinosa. Un una piccola casseruola, mettete quanto un bicchiere di brodo liscio, unite un cucchiaino dell'estratto di car- ne o concentrato Bif ed in un cucchiaio di marsala, sciogliete un cucchiaino di fecola, lasciate bollire il tutto per circa dieci minuti in modo da ottenere una specie di gelatina calda. TORDI... SENZA BECCO Si prende del fegato di maiale e si trita molto bene; ci si unisce sale e ginepro in grani a loro volta pistati in- sieme finissimi. Così condito il fegato, se ne prende un cucchiaio o due e in- volgendolo nella rete si formano tanti rotolini piuttosto grossi, tutti uguali. Quando sono pronti si friggono e si ser- vono caldissimi. PICCIONE AL BURRO E LIMONE Si mette in una pentola il piccione ben lavato, il sugo di mezzo limone, sale, pepe, droghe a piacere e un pez- zo di burro. Ben chiuso si lascia cuo- cere lentamente. — EDVIGE LANFREDI - Mantova. SI OTTIENE E SI CON- SERVA p r e n d e n d o, ogni sera, qualche bonbon R I M , l'ìmpa* regglabile Regolatore intestinale IDEATO dal* I* ILLUSTRE Professor AUGUSTO MURRL L'uso del K i m EVITA la f o r ma z i o ne NEL CORPO di GRASSI SU- PERFLUI dovuti a cat- tiva assimilazione dei cibi e dona quindi ela- sticità, SNELLEZZA e ASPETTO GIOVANILE. Scatofe di20 squisiti bonbons di gelatina di frutta. semplice rivestimento di pane, non si ri- tengono che raramente degni di compa- rire sulla mensa del ricco. Lo stampo si affondava in un fitto strato di ceneri accese intanto che il contenuto soffrig- geva lentamente. Un profluvio di cam- pestri odori, misto a odore di burro rosolante, riempiva il laboratorio dell'A- picio in gonnella; dalla qual cosa de- dussi che il dolce fosse al termine della cottura ecì il pranzo stesse per incomin- ciare. Infatti di lì a poco, ella toglie lo stampo dal calore, lo capovolge sul piat- to e, scoperto il dolce, lo manda in ta- vola. In quell'attimo un ricordo mi si riaffacciò alla niente. Ah, non per nulla un'altissima Dama esclamò uà giorno: « I cuochi esigono troppi comodi per fare la loro cucina! ». Ebbi allora sot- t'occhi la conferma evidente. Mai Tim- ballo di mele alla casalinga era stato cucinato in modo tanto semplice, anzi primitivo, né raggiunta maggiore perfe- zione di cottura. Ora si trattava di mettere alla prova la mia abilità. Si voleva da me la Pa- sta preferita dai romani: la Bocca di Dama, della quale conservo la dose se- guente : Ingredienti: 330 gr. di zucchero in polvere, sbattuto con 15 tuorli d'uovo fino a formare una densa spuma, in- corporare al detto composto 150 gr. di mandorle mondate, secche e pestate con tante chiare d'uovo quanto basta- no per formate un impasto morbidetto, passato per staccio. Ciò fatto montare in neve 15 chiare d'uovo, è mescolarle in bella maniera col rimanente, ag- giungere con garbo 330 gr. di farina stacciata e 200 gr. di scorza d'arancia candita, tagliata a dadini. Cuocere in forno mite dentro o piccole teglie o stampi bassi, lisci, previamente imbur- rati ed inzuccherati, e bagnare legger- mente la pasta appena fuori dal forno, sulla parte rovescia usando di sciroppo non molto ristretto e profumato a pia- cere. Servire accompagnando con pan- na, zabaione, gelati, gelatine od altro. Questo feci riportando dal mio tac- cuino, rispettando le più scrupolose re- gole d'arte; mentre sentivo sopra di me, giovanissimo ed intraprendente, allora, la pressione di... quattro occhi che non si distaccavano di dosso. Già...; nella mia prima carriera ave- vo provato come fosse più facile giun- gere al cuore femminile attraverso le delicate preparazioni del pasticciere, che per gli sdrucciolevoli torneamenti del cicisbeo. La Bocca di Dama con- quistatrice delle bocche di dama! La Pasta era pronta, non mancava che cuocerla, e fu allora che mi accor- si che alla Fornarina mancava effetti- vamente... il forno. Ma la giovane non si scosse; presa una grande padella vi mise dentro lo stampo, lo ricoprì ep- poi con della brace lo circondò d'ogni parte: ed ecco la camera calda, il for- no! Vi si pose di guardia.' Pochi movimenti intorno alla padel- la ed ecco uscir fuori la pizza cucinata alla perfezione. Io ero sbalordito. Ella meritava di essere elevata alla dignità di una sacerdotessa di V'osta. Non mi si risparmiarono complimen- ti; ed io partii da quella casa compreso da un concetto che modificava alquan- to le teorie sulla necessità dei forni nella pasticceria e sullo sviluppo de- gli istinti nei popoli di s scarsa civiltà. In quell'angolo di Via Volturno ave- vo scoperto un cantuccio della Malesia. Cucina di guerra Siamo in guerra. Il cataclisma mora- le ha sconvolto i battaglioni; le truppe arretrando han trascinato i Comandi. Giungemmo a Villa Baldin, alle Por- te di Padova, tre giorni dopo la rotta in un mattino freddo e piovigginoso. La cucina ov'ero allogato si componeva di una sola stanzuccia, umida e fred- dissima, con tre fornelli sfondati ed un camino come se ne trovano in tutte le case di campagna del Veneto, sul quale fanno fuoco di legna per cuocere la po- lenta e qualche riccone vi gira l'arrosto. Al mezzogiorno si ebbe la colazione e la sera pranzo di venti persone di pri- ma tavola e più che il triplo per la se- conda e la terza. Quattro braccia che si aggiravano in tutti i sensi per ripara- re al lavoro ed un tavolino zoppo. Ecco il bilancio generale della prima gior- nata di Altichiero. La colazione, servita con soddisfazio- ne di tutti, non gravava oramai più sul- le nòstre spalle; era venuto il momen- to di pensare al pranzo serale. Riepi logammo: Tutto era pronto me- no il dolce. Un cestarello di mele rose occhieggiava nel mezzo della stanza; convenimmo di fare un buon timballo con una salsa di marmellata. Da notarsi che il timballo... dovevano essere alme- no quattro! Uno per ciascuno dei quat- tro servizi nei quali si richiedeva il piatto dolce. Il mio aiutante, a dire il vero, non condivideva completamente il mio parere. — C'è la faccenda del forno da ag- giusta, mi disse in romanesco; come famo?... Je volemo dà un budino? — « À la guerre coni me à la guer- re » gli risposi, ma questa sera ci ha da scappà er timballo! E siccome mi co- nosceva per uomo di risorse, non ag- giunse altro. Inutile aggiungere particolari; il let- tore ha compreso; quella sera vennero fuori dalle ceneri quattro timballi, da fa invidia ar coco de la Rosetta, diceva gongolante il co^ega. Alla mattina di poi l'ufficiale che so- printendeva alla mensa, il Comandante M... affacciandosi sulla porta, ci lanciò un: — Bravi! ieri sera ci ..pareva d'es- vere al Quirinale; quel timballo poi!... Il primo saggio aveva corrisposto pienamente; ora si trattava di passare a ben altro: qualche cosa che funzionas- se a guisa di forno, visto e considerato che noi non potevamo allontanarci per farne uso o ricerca, che il forno abbre- via il lavoro, che non potevamo arre- starci — così l'intendevo — alle pre- parazioni di un cuoco giavanese o del- la Sumatra! L'abbandono di Torreano non mi ave- va impedito di portare in salvo la mia batteria di rami e, con essa, una cassa pure di rame, a forma di parallelepipe- do, aperta da un lato, funzionante da cilindro o caldaia per il lavaggio delle stoviglie. Collocai questa cassa su di un lato del camino, inalzandola di sul piano con quattro gruppi di mattoni, uno ad ogni angolo. Poi gironzolai pel giardino in cerca... d' idee; e le trovai sotto forma di due vecchie lamiere di zinco ondulate, di quelle che ricoprono il tetto dei modesti abituri, o di rozze costruzioni campagnole. Adattarle nel centro della cassa di rame, sostenute ai lati con altre colonne di mattoni fu cosa di un momento ; posi quindi all'im- boccatura due teglioni ed eccomi alle- stito un forno: la legna ed il carbone, giudiziosamente distribuiti, fecero il resto. Dalle marenghe agli sfogliatini, dalle pizze agli amaretti, tutto passò per lì dentro cucinato come meglio non si poteva. La lezione di cucina aveva compiuto il suo ciclo : ancora una volta Cimabue doveva cedere il campo. Nessuna fama usurpata è duratura; e di fronte al mio Comandante, pardon, Ammiraglio, mi preme di fare umile ammenda dei non miei scarsi meriti. In qualsiasi modo resta a me l 'onore di aver servito con tutto slancio la Patria nei suoi Perso- naggi più rappresentativi. AMEDEO PETTINI Capo cuoco di S. M. il Re. La « morale » di questi racconti è che si può fare bella figura in cucina anche senza tanti costosi apparati, di cui invece oggi pare non si possa più lare a meno... N. d. R,

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=