LA CUCINA ITALIANA 1931
spender meno,, GIORNALE DI GASTRONOMIA PER LE FAMIGLIE E PER I BUONGUSTAI so, la clientela, tanti forestie- ri... — La solita stona. — Al nostro albergo non vengono che inglesi, america- ni... — Non è vero! Vengono anche molti italiani. — Certamente, certamen- te; sono, anzi, 1 nostri clienti preferiti. — Che significa allora tut- to questo esotismo? — Bisogna accontentare tutti 1 gusti; ognuno ha le pro- prie abitudini... — E' mai stato in Francia? — Ho diretto alberghi a Biarritz, a Trouville, a Parigi. — In che lingua si parla co- là? — In francese. — La cucina? — Francese. \ — E' stato in Inghilterra? —- Sei anni al Claridge. — Come sono le liste? -— Generalmente in ingle- se. — In Germania c e stato? — Si signore: Lipsia, Dre- sda, Berlino. — Come si mangia? — Mol ti piatti tedeschi, patate, crauti, viirste, birra... Orribile ! — In Italia, invece. — In Italia è un'altra co- — De non le dispiace — mi dice il signor Geremìa svoltando per via Quattro Fontane — a n d i amo al Grand Hotel. Devo vedere una signora con cui sono in trattative per una partita di bisonti. — Una partita di bisonti per signora? Che ne fa? — Ha una tenuta verso T'erracina con una grande ri- serva di caccia; credo voglia offrire ai suoi amici una bat- tuta al bisonte che è una del- le più emozionanti. Non le dicevo che le donne modèr- ne?.. Dove va? Anche lei è u- no di quelli che non sanno più camminare? Stia sul marcia- piede. -— Dovevo lasciar passare que l le due ragazz-e. — Lei non doveva niente. Lei « deve » tenere la destra. Com'erano? movimentato di UMBERTO NOTARI novissimo volume — « I sottoscritti signori, d: nazionalità italiana, nati e do- miciliati in Italia, incensurati, muniti delle lora carte d'iden- tità... — Ce l'ha lei? Il signor Geremìa si dirige a un altro tavolino, si siede e dice a me con tono che non ammette replica: — S'accomodi. Il maggiordomo capisce che il cliente non è un agnello e trasloca il cartellino (( riserva- to » su un altro tavolino* Due camerieri con matita e blocchetto aspettano gli or- tresca: < — Volete dire, tonno. — Si, signore. Ventresca di tonno. — Fate vedere. Uno dei camerièri si allon- tana; l'altro porge al signor Geremìa un album sontuosa- mente rilegato in cuoio con impressovi in oro « Carte des vins ». — Che vini prendono 1 si- gnori? _ •'• ^ _ v — Bianco o rosso? — mi domanda il signor Geremìa. — Bianco. — Sentiamo. — Chablis? propone il cameriere. — Insipido. — Vouvray? — Troppo dolce. — Xeres? — Duro, aspro. —- Sauterne? ^ —- Comune. j — Reno? ' Arriva il tonno. Il signor Geremìa gli dà un'occhiata: — Questo è tonno spagno- lo — esclama. — Di Cadice, signore; è stampato sulla latta. — Portate via. Un cameriere riparte: l'al- tro incalza : ! — Il signore sceglie un vi- no del Reno? — Ma . . . forse è meglio un buon vino rosso. — Vuole un Medoc da pa- sto? — Continui. « ... avendo questa sera concesso l'onore ali albergo, dalla S. V. diretto (il quale al- bergo, salvo errore, sorge su territorio nazionale e più pre- cisamente nella Capitale d I- talia), di consumarvi un pran- zo regolare da pagarsi per contanti iti valuta italiana e contro documenti redatti in lingua italiand, disponendo di gusti italiani, di palati italia- ni, di stomaci italiani e, se oc- corra, di un forbito vocabolario italiano, desiderano vivande e bevande di pura marca italia- na, allestite e servite italiana- mentii. Pertanto Pregano la $. V. di volere trasmettere ai funzionari rispettivi della sua cucina e della sua cantina gli ordini seguenti con mandato di Pronta e diligente esecuzio- ne:... —- Due punti. — Ci sono. —- Dica forte. — .. Primo: cappelletti in brodo; secondo: triglie alla li- vornese; terzo: piselli freschi alla romana; quarto: lombo di vitello arrosto con insala- ta di radicchi rossi di Trevi- so; quinto: gelato alla napo- letana; sesto: aranci di Sici- lia — Vim: Bianco Soave di Verona e Chianti di Artimmo. — Benissimo. Firmi sotto il mio nome; firmi chiaro. Il maggiordomo, 1 due ca- merieri e varie persone dei ta- volini contigui hanno ascolta- to la lettura con faccie spruz- zate di ebetismo: — Andate! — intima il si- gnor Geremìa consegnando il biglietto. • . ¡. L'arrivo del direttore, ac- centua il movimento di curio- sità della sala. Sul suo viso scialbo spuntano alcuni raggi d'inquietudine; anche la fac- cia dal maggiordomo non è tranqu illa. — I signóri mi hanno fatto chiamare? — domanda il pri- mo inchinandosi. — Niente affatto — rispon- ' de il signor Geremìa con una grinta poliziotta. — Ci siamo limitati a trasmetterle per i- : scritto le nostre ordinazioni. Màrciano? — Certamente, certamen- . te; è nostro dovere. Prego an- zi scusare. La tradizione, l'u- — L Italia e un paese turi- stico. — Lei crede che .se nei no- stri alberghi ci fossero « esclu- sivamente » una cucina italia- na, vini italiani, lingua italia- na, usi italiani, 1 turisti non verrebbero? — Non saprei. Si è sempre fatto così. Il signor Geremìa passa al paonazzo; sento la marea montare con la sua voce. Tutte le teste sono rivolte ver- so di noi: — E' in omaggio al turismo internazionale che lei ha adot- tato questa roba? — incalza il signor Geremìa mettendo sotto il naso del direttore un tovagliolo. — Signore... E' pura Fian- dra ! 1 — No ; è peggio: questa e- sce dalle manifatture di Tour- coing, o di Roubaix, o di Lil- — Sempre nei « Borde- aux » c'è un Chateau Lafite 1919 ch'è un portento. — Oppure? — Se invéce, preferisce un Borgogna, guardi: c'è tutta-la dinastia. ine — L,aso mai li trovasse troppo profumati, possiamo passare ai bruts ungheresi^ un Tockay. .. -— Vi chiamerò più tardi. Mandatemi il maggiordomo. —- Il maitre d'hotel, se non ho mal capito. — Chiamatelo come vi pa- — Due fettine di giambone ffumicato di York ? — C'è del lakscinke Zurigo, una delicatezza. —- Ha ragione, ha ragione; le tovaglierie degli alberghi della nostra società hanno un fornitore unico che sta a Lil- le, ora mi ricordo. — Cosicché ì linifìci e le te- lerie italiane possono zufola- re, vero? - , f 5 — Signore, la nostra am- ministrazione... • .; — E queste posate? — E'argenteria. .. . " — . . . di Dusseldorf . .. — ... di ottima qualità. — E le nostre fabbriche di Alessandria che cosa fanno?, (Continua in seconda pagina) Le vanno ì vùrste? -— Un ' insa l at ina di tartufi di Pe r i g o r d? Il maggiordomo si prec i p i t a: — Signore. — Volete farmi vedere la sta del pranzo? — Subito. — Che cosa c è? — Un « Potage Parman- uaì che sottaceto: ci- li P r o v e n z a? Un'aringa del Baltico? — N o . , — Dimenticavo il meglio: ostriche di Ostenda, freschis- sime. — Non è stagione. — Gradisce un po' di ven .Dene; e poii Filets de soles à la mew issimo; ì:
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