LA CUCINA ITALIANA 1931

VN31S •isoj -0 'D tuofii «IliA v w v n v x i ingtar meglio, spender meno» NALE DI GASTRONOMIA PER LE FAMÌGLIE E PER I BUONGUSTAI CUCINA CASALINGA - ALTA CUCINA • CUCINA CONVIVIALE - CUCINA FOLCLORISTICA - CUCINA PER STOMACHI DEBOLI - CUCINA ALBERGHIERA ARTE DELLA TAVOLA RICETTARI S O C I E T À ' A N O N I M A N. 12 - ANNO III - 15 Dicembre 1931-(A) N O T A R I (Istituto Editoriale Italiano) - M I L A N O - V i a M o n t e N a p o l e o n e , 4 5 - OGNI-NUMERO CENT. 50 - ABBONAMENTO ANNUO l , 5 _ ESTERO L. 10 - INSERZIONI: L. 3 AL MILLIMETRO T e l e f o n o N . 7 0 - 3 5 7 ESCE IL QUINDICI DI OGNI MESE L a sposina massaia il marito brontolone I N ubi ^Natal izie Era sposata da dieci mesi, ma non era riuscita a perdere l'aspettò di bambina. Adorava il marito die era innamoratissimo di lei. Un matri- monio ideale, dicevano i parenti e gli amici che li sorprendevano con le mani in mano e gli occhi negli occhi. Pure qualche screzio esiste- va anche in quell'unione perfetta, e anche nel cuore di Rosita v'era- no talvolta delle scalfitture dolo- rose. Renato l'aveva sposata per amo- re. Le loro condizioni finanziarie erano un po' più che modeste. Per- mettevano cioè al piccolo « ména- ge » di non mancare di nulla, ma non consentivano sprechi o negli- genze. Il giovane marito ne aveva subite parlato alla mogliettina, la quale da donnina innamorata è di buon senso com'era, educata alla perfezione in un buon collegio, ave- va preso energicamente in mano le redini della casa. Ma, come ogni inesperta massaia, anche Rosita cadeva necessariamen- te in moki errori. La domestica, una contadinotta di ventitre anni, ne sa- peva meno di lei. Accadeva così che spesso Renato rientrando a casa dopo la chiusura dell'ufficio, vedesse e constatasse alcune cose che — se- condo lui — funzionavano male. Al- lora, con quel poco tatto che distin- gue il sesso forte, faceva osservazio- ni alla meglie e alla domestica, con- fondendo insieme l'una e l'altra, e provocando risposte un po' risenti- te e non sempre carine da parte di Rosita, e diluvi di lacrime della domestica. Rosita aveva preso l'abitudine di dividere in tante buste il denaro che ogni mese il marito le consegna- va per l'andamento di casa : una per la cucina, una per la luce e il gaz, l'altra per l'affitto e via di seguito. Ma era come un buon soldato, li- gio agli ordini superiori. Non tra- sgrediva. Sapeva di avere a propria disposizione un tanto al giorno per la cucina, e se un giorno la somma veniva superata, quello appresso oc- correva fare economia. Renato talvolta si lamentava- Un giorno in cui aveva dovuto mangia- re un piatto di umido fatto con la carne bollita rimasta del giorno precedènte, aveva brontolato, aveva gettilo con gesto rabbioso la for- chétta sul piatte e aveva detto che, qtiando si sa regolarsi sulla spesa, non vi debbono essere rimasugli in casa. La povera Rosita era rimasta assai mortificata, ma non aveva par- lato. Molte volte la sera — (e non sem- bri ridicolo questo, a chi non e in- namorato) prima di addormentarsi pensava a ciò che avrebbe potuto cucinare l'indomani. Andava al mercato con la don- Uà; faceva chilometri di strada per trovare negozi che le venivano rac- comandati dalle amiche o dalle pa- renti dove, le si diceva « si spende Poco e c'è tutta roba di prima qua- nta ». La piccola casa era un modello di pulizia e di armonia: non man- cavano i fiori nei vasi e sul halco- fiorivano ancora, nonostante Tin- Ve rno inoltrato, qualche geranio e un pallido bocciolo di rosa. Ogni 1 lava, pensiero, ogni cura aveva Rosita per la sua dimora. Ed egli che le voleva bene se ne avvedeva. Ma pur abbrac- ciandola, accarezzandola e facendo- le mille moine, non aveva mai per la piccola padrona di casa una pa- rola di lode. E Rosita non si dava pace. La voleva questa parcìa, la provocava. Cercava in ogni modo d'avere una approvazione che l'a- vrebbe resa felice. Invece nulla! Quando tutto andava bene, c 'era il silenzio. Se per un caso la mine- stra fosse stata un po ' salata o un condimento scipito, allora cadeva violenta l'osservazione, dura, senza forma, dinnanzi alla domestica o a qualsiasi ospite- * * * Era la vigilia di Natale. Durante il giorno Rosita era stata in faccen- de più che mai- Le provviste era- no fatte con più abbondanza: un piccolo albero di Natale in un an- golo del salotto luceva quasi a ri- cordarle gli anni luminosi della sua infanzia felice. I regali per l'adora- to maritino erano pronti... La mattina di Natale, Rosita ccn mille grazie e moine convinse il ma- rito di andare a porgere gli auguri ai suoi genitori, perchè le rispetti- ve famiglie avevano rinunciato alla gioia di averli con loro, per lasciarli soli in quel primo pasto natalizio: il primo dopo il loro matrimonio. Alla sera poi si sarebbero tutti riu- niti dai genitori di Rosita. Renato era uscito. La padronci- na di casa, infilate un grembiulone s'affannava. Era arrossata in volto, un poco stanca; ina si sentiva fiera dei suoi piccoli capolavori. Uno squillo di telefono: « Pron- to! sei tu Renato?... Sì!... no, non sono pronta..- Fra mezz'ora... Devo lavarmi, vestirmi... Sì, va bene... e. lasciato il microfono, s'era attivata per essere pronta in fretta, carina ed elegante per piacere sempre più al marito. Egli era venuto; s'erano messi a tavola. La domestica portava in quel momento un piattino di magnifico risotto con funghi e tartufi. .— Come? risotto? Credevo che ci fosse la pasta asciutta. — Dig r -e Renato servandosi. —- Noh! rispose Rosita — so che preferisci il risotto... — Già! ma oggi avevo proprio l'idea della pasta..- Bisogna intona- re i piatti alle giornate. Rosita non rispose. Aveva compe- rato un tartufo, e le pareva di aver fatto bene. Non disse nulla, ma co- minciò a sentirsi a disagio. Quando però la domestica entrò con il . - condo piatto ebbe un sorriso e pen- sò che quelb; certo gli sarebbe pia- ciuto. — Hai fatto il pesce con la majo- nese! Che idea! Tua madre ce lo farà certo servire questa sera... Beh! pazienza lo mangeremo due vol- te! — Povera Rosita! Il cuore le si gon- fiava. Sapeva che al marito piaceva — Ti piacciono tanto le costolet- te alla Viennese! E il tacchino lo mangeremo stassera dalla mam- ma!... — Dio santo! frutta cotta e pa- nettone! Ma sono due cose che fan- no a pugni! Decisamente non sai proprio combinare un pranzo! Allora la piccola non ebbe più i; forza. Era stanca. Tutta la mattina aveva lavorato e non aveva raccol- to che sarcasmi e rimproveri. Cor- se in camera sua, si gettò sul letto e pianse, pianse. Pianse come se fos- se stata la creatura più infelice del mondo. Si sentì sola, si sentì incom- presa e singhiozzò come potrebbe fare una bimba punita. Così la trovò il marito. — Sei malata di nervi, piccina deve essere — 1'« Aiuto convenevole mia! Che hai? Che c'è? Ti credi dell'uomo » come la donna biblica ; co- perfetta? Sei permalosa! Se non ti l e ì c h e « d e l l e a n c e Ue v e § l i a i r n 7 tt • P r e » come la troiana eternata nel Poe- ho fatto nulla! Un marito come me m a G r e C 0 j _ q u a n t u n q ue p r ì n c i . non lo trovi più! ; pe ssa — « attende alla spola e al pen- L'abbracciò, ed ella sorrise. Ma neechio » e si tiene in braccio il suo egli non seppe mai che, da quel gior- be J P u P o; l a « d o l c e s P osa «°nforte- -, T > • i vole » cantata nella Latinità da Ti- no, nei cuore di Rosita era nata la bu] lo<>< M a al t e m p o s t e s so ( e c c o la « rivoluzione » apportata alla mas- saia) al tempo stesso, dicevo, deve possedere doti che sembrerebbero enti- ! tetiche alle prime: lo spirito, ia eul- ' Consigliamo le nostre duecentomila tura, la grazia e il buongusto d'Aspa- lettrici di far leggere ai rispettivi con - 1 s i a di Mileto: così che « il povero ma- sorti questa novella, presa certamente rito » non abbia più bisogno d'andar- dal vero, o, quanto meno, inspirata da 1 s [ a cercar fuori di casa l'estetica e la profonda conoscenza della psicologia cerebralità d'una etèra! ( l ) femminile e delle miserie quotidiane. E, senza sprofondarci in esempi degli Il novantanove per cento dei mariti se antichi evi — rammentando una recen- ne potrà avvantaggiare... con vantaggio, te polemica apparsa in questo giornale sopratutto., delle mogli! — N. d. D. J fra Rina Simonetta e Margherita Sar- •^^••m^mw^m^am,,. ' i*«tti — io direi che l'ideale della mas- saia moderna può venire rappresentato pianticella del rancore. Rina Simonetta a massaia j m o a e r n a Cara « Massaia moderna », da tre anni io ti scrivo; da tre anni tu mi leggi. Dobbiamo, oramai, sen- tirci amiche. Come, coirne ? Non ci conósciamo ? Ma che dici-i? Ci conosciamo benissi- mo ! Tu, ad esempio, hai capito che io non sono più giovane: — non potrei avere tanta esperienza )— e neppur vecchia : — non potrei avere tanta vi- vacità e comprensione. — (Che importa se i capelli sono neri, o biondi, o gri- gi?) Tu mi hai data una figura fisica, accanto n quella morale, e, del pari, tu sai perfettamente com'è la mia ca- sa, qual'è lo stile del mio abbiglia- mento; nè ti sono ignote le abitudini e preferenze di « Delia ». Apposta segui tutti i miei consigli : Ti sano simpatica; mi vuoi quasi be- ne. E c'è la reciprocità : Non soltanto io ti conosco e affezionata ti sono, ma mi sembri un po' cosa mia. (Guarda, •no', che presunzione!). « Massaia-Moderna ». tutto il meglio delle seconda. Così, almeno, la mia visione. Tale, io ti conosco e ti amo. cara lo |ino conosciute le nostre antenate «mas- d a u f o r m u l a a r i t m e t i c a : M a s s a i a |Saie») di una brava moglie e madre, e l v e t k ; a ? p i ù Massaia francese, diviso 2 ma... - purtroppo - ordinano««, pò- , ] e a M a g g a i a i t a l i a n a : a u e l l £ ! ; c i o è chissimo colta, inelegante o addirittura ; f . he r i u n i s c e t m t Q JJ ] l o ¿ e I l a i m a sciatta, arida e pesante; _ quelle brave t l J i tn -, ( l p l 1p J o n n A a donne, insomma, di cui il marito po- teva sempre ripetere come un alibi: ! « E" la santa madre dei miei figli; tma...» 1 • j T i • TI i I-. . . . . . « ; f< massaia moderna » del mio Paese! li intanto, povero marito, si cercava l e- ! tèra. j La « massaia moderna », invece, è la donna perfetta. | Essa ha capito che, se è bene curare la pulizia e la manutenzione dei mobili i _ di casa, a più forte ragione dovrà aver ! ~ E c c o : t e m o ° ^ c h e t u s i a cura suprema di quel mobile.... ch'è la i r o p p o « m o d e r n a - c o m e d o ' propria persona. , vrei dire? «Signora 900» di Umberto ' Per esempio:' ti ho insegnato, prò- i N ° t a r i A ° « R a S « z z a allarmante» dello prio in questo giornale, «come rinfresca-; s Ìf SSO Autore. Temo, in altri termini, re le tinte d'un tappeto». E perchè n e , j Ì ® tU a b b l a . a d o f i l e " t a r e superamento dovresti sapere, ancor più, rinfrescare j d l ^ t r a d l z l o n i ; ch <\ tu ™glia far a ie tinte... del tuo volto e della tua scoi- ! f o b l s t a e l a .« "»c i t tadina » contro le reste ai tutti, le noiose riunioni del parentado, le celebrazioni gastronomi- , — .«o scusa, Delia, perchè me vieni a raccontare proprio oggi? — Ti rispondo subito: Perchè s'av- vicina Natale. — E be'? — latura ? Indossa pure il grembiule in cu dna, ma non essere per questo meno j •elegante a tavola. Le manine che hanno j saputo preparare-im buon arrosto non a 3 affacendava, tagliuzzava, rimesco-mangia il tacchino ! la majonese, e non aveva pensato due parole paiono niente, e sono tutto, anche al pranzo della mamma. ! <<; M assa ia » — cioè la donna di — Non capisco che idea di fare|, ca ® a ' foratrice, economa, che dirige oggi delle costolette! A Natale e cura l'andamento della famiglia, del 81 1 podere, delle masserizie —aveva dato ¡sempre l'immagine (perchè così abbia- sdegnino le attenzioni d'un abile m - nicure. Questo non sapevano conciliare le massaie di cinquant'anni fa. Ed ebbero torto. Tutto ciò riguarda, però, il lato per- sonale estetico della mia massaia. V'è ben altro: Oggi, anche per merito delle varie Scuole d'Economia Domestica e, comun- Vedi? Queste que, della ginnastica mentale cui ogni l . giovinetta si allena nei propri studi, le funzioni casalinghe sono — dirò così — illuminate: Norme d'igiene, di am- ministrazione, di chimica, di pedia- tria, guidano il lavoro materiale della « mulier » contemporanea. Questa è — o GLI A B B O N A M E N TI PER IL 1932 Abbonamento annuo Estero e Colonie L. L. O r i l i ggitragere centesimi 3o per le spese di bollo. ini e cartoline vaglia alla S. A . ISIotari, V i a Mon te Napoleone, 45 - Unire la fascetta stampata con cui si ricevette fin qui il giornale. M i l ano CON QUESTO NUMERO DEL 15 DICEMBRE CESSA IL DIRITTO A RICEVERE IL GIORNALE PER TUTTI COLORO IL CUI ABBONAMENTO SCADE CON L'ANNO IN CORSO. RACCOMANDIAMO DI RINNOVARE L 'ABBONAMENTO PRIMA DEL 31 CORRENTE PER NON SUBIRE INTERRUZIONI NEL RICEVIMENTO DEL GIORNALE, CHE, PER ESSERE MENSILE E PER IL SUO PREZZO COSI' MODESTO, NON PUÒ' VENIRE INVIATO SE NON A COLORO CHE SONO IN PERFETTA REGOLA CON L'AMMINISTRAZIONE, che delle « specialità » paesane, i re- | gali, le strenne, gli alberi, i presepi... Sei così? No, 11011 darmi questo dispiacere. io mi ti voglio, invece, figurare nella fresca purissima allegria di predispor- re già da molti giorni l'allegria de' tuoi cari. « Che cosa piacerà di più per pran- zo a papà e mammà? Quale la sorpresa j per « lui » ? E, sopratutto, i bimbi, i bimbi!... Che mai s'aspettano i figliuo- li? Con qual pensiero a Gesù Bambino si addormentano queste sere? Come renderli felici? felici al colmo? ». — Va, va' presto: corri da un ne- gozio all'altro. (Si, hai ragione: L'al- bero non è cosa nostra. L'abbiamo im- portato. Lasciamolo oramai alle sue ori- gini scandinave e germaniche. Noi sia- mo il popolo del Presepio). Tanti, tanti pacchi, eh? Brava! Na- scondili bene, chè non te li scoprano prima del 25... E fa' stare allegre pure le persone di servizio veh! Nè dimenticare i pove- ri, mi raccomando.... Credi a me, cara massaia moderna che sei un po' cosa mia, credi a me: Tutto questo non è, ne potrà esser mai, scavalcato da nessun futurismo, da nessun decadentismo... da nessun « i- smo » ipercritico e novatore. Viceversa: J1 ritorno a certe sane e pure tradizio- ni familiari è segno proprio di « su- peramento ». Ogni piccolo borghese ti dirà da provinciale (appunto per fare il cittadino e lo « c h i c » ) che... non si usa più. Non dargli retta, sai! Non ti la- sciar « bluffare » : Colui che ti fa la cor- te alla spiaggia o nella « halle » d'un grande albergo, ti dice che lui disprez- za il Natale — queste cose le sappia- mo a mente —. Non credergli. Sono luoghi comuni «per far co l po», come la brillantina sui capelli, il monocolo ecc. Ma poi quello stesso modernissimo giovanotto blasé cercherà proprio una moglie che gli faccia trascorrere le ri- correnze lietamente; con la tavola più gustosa, con i tradizionali doni di cir- costanza, con amici e parenti riuniti a banchetto... E adesso ti lascio mia cara « Mas- saia moderna ». Riprenderemo a parlarci nel 1932. Intanto, col saluto, un augurio: « Tuo figlio possa ricordarsi fra le cose più soavi e più sacre i bei Natali che gli preparava la mamma quand'era piccolo! ». non avesti mai, o.. Ma se bambin i non ne hai più? E allora ti conforta nel far felici i figli degli altri! — DELIA. (Ci andrà magari lo stesso. « Tirem inanzn).

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