LA CUCINA ITALIANA 1932

Pag. 4 LA CUCINA ITALIANA N. 1 « - 15 Novembre 1932 [îmSÛV-V f aet al minestra coi DADI di brodo MAGGI LA T A V O LA D E I BUONGUSTAI Manicaretti - Piatti prelibati - Cucina folclorista - Cucina conviviale Una ricetta di Giannino Antona Traversi Commediografo, drammaturgo e conferenziere, occupa un posto a se nella moderna letteratura nostra per l'impronta sarcastica delle sue opere che lo avvicina ai migliori umoristi inglesi. Dalla prim commedia La mattina dopo, recitata con successo nel 1891 a Le Sale d'Augia pubbli, cata recentemente in volume, G. A. Traversi ha dato al teatro una trenti- na di opere, molte delle quali furono premiate in vari concorsi. Ma il nome di questo scrittore pe- rennemente giovane, è legato ad ;:na opera altamente umana e benemeri. ta: l'ordinamento dei Cimiteri di guerra, alla quale si dedicò dopo aver combattuto come ufficiale di ca- valleria per tutti i quattro anni, me- ritando una medaglia d'argento al va- lor militare, he iscrizioni sulle lapidi del Cimitero di Redipuglia, da lui compilate, resteranno uno dei miglio- ri poemi di « Giannino » come lo chiamano confidenzialmente gli ami- ci. Nel 1929 venne nominato Sena- tore del Regno. R I S OT TO A L F A N T E « I più bravi cuochi d'Italia, che furono anche al servizio della nostra Corte, tra i quali l'Incontrerà, ricor- dato da Massimo d'Azegl io per un pranzo squisito da lui apprestato :n casa Archinto, il De Amicis, pre- decessore, se non erro, del cav. Pet- tini, passarono durante la mia in- fanzia e la mia adolescenza, per le cucine di mio padre, la cui mensa ebbe molte volte l'onore di accoglie- re Lorenzo Valerio, Francesco Dome- nico Guerrazzi, Francesco Crispi, Ni - cola Fabr izi, Pasquale Stanislao Man- cini, Floriano del Zio, Domenico Mo- relli, e altri eminenti uomini politici di parte democratica, colleghi del babbo al Parlamento nazionale. Di quei grandi cuochi però io non ho conservato nessuna ricetta, sì da far bella mostra, oggi, della mia ar- te cucinaria. Conservo invece f ra i miei ricordi Hi guerra la ricetta di un fante cuci- niere per un ottimo rancio di riso, che gustai molte volte anch'io, l'esta- te del 1917, sulle petraie del Carso, insieme con le truppe del 141 . (Bri- gata Catanzaro, medaglia d'oro), quando si cozzava contro l 'Hermada, per aprirci la via di Trieste » : Preparare il soffritto di Torrigiani o lardo, sapori e ritagli di carne; di- viderlo poi in tante marmitte quante occorrono per contenervi il riso; ag- giungere in ogni marmitta due terzi dell 'acqua necessaria per ia completa cottura del rancio; quando il tutto è in ebollizione, versare nelle marmitte il riso, avendo cura di rimestarlo, per- chè non si attacchi al mondo del reci- piente; aggiungervi ancora lentamen- te dell'acqua o del brodo caldo; la- sciare il tutto bollire altri cinque minuti e poi somministrarlo alla truppa. . . . „ Grazie a quel rancio, 1 nostri t a n- ti, alla lor volta... cucinarono gli Au- striaci; onde il modesto cuoco in gri- gio-verde è degno di passare alla sto- ria ben più che tutti i «cordons- b l eu» del mondo! Una ricetta di Oreste Biancoli Nato a Bologna il 20 febbraio 1897. E' giornalista professionista dal 1920 redattore del Resto del Carlino. Se- colo, Italia Letteraria f attualmente Ambrosiano. Ma la sua maggiore at. tività è esplicata nel campo teatrale 'dove ha già dato con successo, in col- laborazione con Dino Falconi, nume- triangoli e le ta - Ritratto d'uomo Via Basento lanterna rossa' e La frontiera, che a Parigi, nell'interpretazione di Bethe Bady, la grande attrice che fu detta « la Duse francese », tenne per cento- cinquanta sere consecutive il cartel- lone de « Théatre des Arts ». Come giornalista Lucio d'Ambra è ammi- rato collaboratore ordinario del Cor- riere della Sera. G E L A TO G R A T T A C I E LO I N UND I CI P I ANI 1 . piano - Strato di mantecato di arancio o limone; 2. piano — Strato di biscotto al cioccolato; 3. piano — Strato di banane ta- gliate a sottilissime fettine; 4. piano — Strato di crema bat- tuta; 5. piano — Strato di chicchi d'uva moscatella, senza pelle e semi, taglia- ta a metà; 6. piano — Strato di datteri pe- sti; 7. piano — Strato di biscotto al cioccolato; 8. piano — strato di panna' mon- tata con zucchero; 9. piano — Strato di pan di Spa- gna spalmato di marmellata a pia- cere; 10. piano. — Strato di biscotto al cioccolato; 1 1 . piano — Strato di mantecato di pesche o albicocche. Tagl iare a cubi e servirsi dell'a- scensore. Tribuna. In questo giornale è tuttora redattore della Terza Pagina e Guar- diano dei « Passaggi a livello ». Ha collaborato e collabora a molti altri giornali e riviste. A quarantatre anni ha pubblicato, presso l'editore Bompia- ni il suo primo romanzo Capogiro, accolto con generale favore dalla cri- tica e dal pubblico; in soli due mesi se ne esaurita la prima edizione, è stato ristampato ed ha vinto il terzo Premio Viareggio. In un altro volu- me, uscito quesfanno presso l'edito- re Carabba, ha raccolto scritti di viag- gi e fantasie, con illustrazioni del fi- glio Enzo, sotto il titolo di Paradiso a buón mercato. L A « B R U S C H E T TÀ » Da una pagnotta di pan nero, quel- lo che usano i contadini, si tagli una fetta larga e sottile che verrà messa ad abbrustolire su una brace di fuo- co di legna. La si spalmi accurata- mente con uno spicchio d'aglio e la si condisca con olio di olivo e un po' di sale. Si mangi mentre è an- cora calda e croccante. (Altri condimenti non indispensa- bili ma assai utili a perfettamente ap- prezzare la straordinaria squisitezza di questo cibo: aria di campi, gio- ventù e buon appetito). Una ricetta di Lionello Fiumi Lionello Fiumi, considerato come l'iniziatore del cosidetto avanguardi- smo poetico italiano per '! suo Polli- te (1914), s'è affermato successiva- mente con le raccolte Mùssole, Occhi in giro. Tut to cuore, Sopravvivenze, lirico tra i più personali di oggi, e tra i più conosciuti all'estero; scritti suoi sono tradotti infatti nelle prin- cipali lingue del mondo, perfino in giapponese, perfino in lingua hova (Madagascar). Ha pubblicato anche apprezzati libri di critica e di viag- gi. Da parecchi anni a Parigi, svol- ge in Francia nobile e intesa propa- ganda in favore delle lettere nostre, con libri come /'Anthologie de la Poésie italienne, con collabora- zioni a grandi giornali e riviste, con conferenze alla Sorbona e altrove. E' Segretario Generale della « Dan. te Alighieri » di Parigi e ha fonda- to una rivista bilingue di cultura, italiana, Dante, che tuttora dirige. La stampa italiana e francese lo chia- ma a Ambasciatore letterario d'Italia a Parigi », e l'Accademia gli ha con- ferito un Premio nel 1930. ROTO LO DI POE T I «E* mia moglie che l 'ha elevato apollineo rango, perchè uno dei piat- ti che agli scrittori fami l iari della nostra tavola parigina, da Gabriel Faure a Ventura Ga r da Calderon, da Eugène Bestaux a Georges Pillement, da Edouard Schneider a Fernand Marc, of f r i amo con maggior successo, certi di accaparrare qualche fogl iuzza d'alloro alla gloria della cucina ita- liana (e non è propaganda, quella che i fa a piedi sotto la tavola, eff icace specie a Parigi città delle fines gueules, per lo meno quanto quella sulle co- lonne dei giornali con le cronache di «lettres italiennes »?. . .). Si tratta di stendere un bel fogl io di pasta da tagliatelle (tre uova su tre etti di far ina: dose per sette od ot- to convitati), che, a forza di mat- tarello, si ridurrà sottile più che sia possibile. A parte, s'è preparato frat- tanto un buon ragout denso, di cer- rosi lavori fra cui I angoli * le velia tagliuzzate, animelle di vitello, Lucciole della città. Ha scritto an. funghetti. Per buon lavorare, si e che parecchi soggetti per il cinema- posto il foglione di pasta, dorato e t0 grafo. tondo come un sole, sopra un tova- Decorato al valore fu in guerra, in gliolo, ed ora si distribuisce generosa- prima linea, all'inizio delle ostilità m c n t e la tepida tenera manna, coa- come volontario. diuvata da qualche aspersione di par- T R I G L I E I N UM I DO b i g i ano grattugiato. Aiutandosi col P u l i r e m e z z o chi lo di triglie, in- tovagliolo, < si arrotola m m d fogl io Una ricetta di Salvator Gotta Difficilmente avverrà che queste note vedano la luce prima che un altro romanzo del Gotta le renda « incomplete » : per cui tralasciamo di elencare i romanzi, a nessuno i- gnoti, del resto, per ricordare le sue opere drammatiche meno conosciu- te. Alba di nozze, L a nostra ricchez- za e Lontananze, tre drammi dalla concezione ardita e nuova, non man- carono di accendere, quando venne- ro pubblicati, vivaci discussioni. E pari successo ebbero le commedie Il manto verde, L a figlia di Santino, nonché i libri per ragazzi Luci d'au- tunno e Piccolo Alpino, altra manife- stazione dell'ingegno versatile di que- sto fecondo scrittore piemontese. Il Una ricetta di Nicola Moscardelli . Staccatosi dal cenacolo de La Voce e da Lacerba quando queste due « i- stituzioni» letterarie nelle quali ave- va militato subirono il primo collas- so, Nicola Moscardelli esordì nel 1913 con un volumetto di versi, in cui, se pure si notavano grazia e delicatezza, non rivelava certo il poeta e subito nel dopo guerra doveva balzare alla ribalta della poesia italiana. Poeta senza manierismi e senza af- fettazioni, Nicola Moscardelli è an- che delicato scrittore di romanzi e racconti. Ricordiamo L'ul t ima soglia, Vita vivente, Il pane quotidiano, La città dei suicidi, e Roma del mio cuo- re che apparve a puntate j «//'Ambro- siano. M E L E C O T T E Sbucciate delle mele ranette la- sciandole intere, quindi togliete i se- mi e al loro posto mettete un pezzo di burro grande quanto una noce ed un cucchiaio di zucchero, di cui le cospargete anche esternamente. Mettete le mele in una padella sul fuoco e fatele rosolare da ambo le parti: quando saranno rosolate ag- giungete mezzo bicchiere di vino ros- so e mezzo bicchiere d'acqua: lascia essere originali, rivestendo le vecchie cose della nostra sensibilità, delle no- stre scoperte, innestandole, abbellite o approfondite, tra le invenzioni più fortunatamente di sollievo e Moiè, nel « Matrimonio segreto », gli pare eccel- lente; ma gli apprezzamenti artistici risentono delle delusioni del suo sto- maco. Sarà sicuramente mal disposto il giorno in cui segnalerà «un the me- diocre da un amico ». Le sue riflessio- ni sul teatro sono d'altra parte tron- cate bruscamente da qualche particola- re di arte cucinaria, come l'indicazione che l'olio d'oliva è otto soldi più caro del consueto. Così scorre la sua esistenza, mentre recenti- I supplì al telefono, che imparai j k ^ h Ì w " ¿ ^ T ^ t T f r m - ad amare giovinetto, possono figura- ^ i n s o m m a , u n p o ' a n n o i a t o c re benissimo anche in una colazione | : „ , ?.„ di novecentisti in fiore, senza perico- lo che i commensali scaglino fulmi- ni contro l'inestinguibile ottocento. Anzi , dovendo servire un saporito risotto a mio modo di vedere sarà sempre più gradevole alla vista sot- to forma di supplì, che scodellato in libertà futurista sul piatto, con tutti i suoi chicchi in aperta rivolta. Potrà essere, inoltre, singolarmente conso- lante, per gente che sia abituata a spendere un gettone da cinquanta cen- tesimi, ogni volta che debba telefo- nare a qualcuno da un apparecchio pubblico, poter comunicare gratuita- mente con la dirimpettaia, sul filo sottilissimo della mozzarella. Consi- glierei i supplì al telefono, a quei ta- barini alla berlinese, che, per attrar- re clientela, han posto sulle tavole graziosi e misteriosi telefoni, che per- mettono di importunare la persona intravista nell 'angolo opposto della sala. Il tabarino, con l ' intrigo profu- mato dei fili di formaggio stracotto, quasi sempre ben nutrito, non ostante tutto quello che avviene... Percorrendo quei foglietti oggi in- gialliti, ma sempre pieni di vita, ¡>emr bra di vedere quest'epicureo, col lun- go naso, e le larghe orecchie che 1« parrucca non riusciva a nascondere, ( il sorriso nella bocca sensuale — men- tre scrive queste note in cui rievoca tutta la sua giornata — e digerisce in- tanto, nella tepida calma del suo sa- lotto e della veste da camera a fioroni. Filosofo, in fondo, e buongustaio sopratutto: pel quale, in un momento in cui i diversi partiti della terribile Convenzione si mandano, volta a vol- ta, alla ghigliottina — il problema del domani si presenta sotto questa inco- gnita assillante: — Ci saranno pescio- lini da friggere, al mercato? L . tele quindi cuocere finche diventino assumerebbe l'aspetto festoso di un tenere e poi servitele calde. più recente romanzo co di colori. farinarle e farle friggere nel burro con un po' di salvia: quando rosolate leggermente spruzzarle di no bianco secco e poi aggiungere midoro fresco cotto a parte nel t ro, pepe e Una ricetta d'i Lucio d'Ambra Sui cinquantanni d'età che conta queste scrittore, solo venti apparten- gono a Renato Manganella (questo è il suo nome di battesimo)-, trenta so- no di Lucio d'Ambra. Trent'anni di vita letteraria che non trascurò di ap- puntare in tre volumi che saranno fonte preziosa al futuro storico della letteratura del temp nostro. Risul. tato : più di sessanta opere fra roman- zi e commedie, che gli hanno una grande popolarità, con conse- guenti forti tirature dei suoi libri. Ricordiamo fra i romanzi: Il Re, le Tor r i , gli Al f ieri - L a rivoluzione in sleepingcar - I due modi d'avere ven- t'anni - Mister Wissky mio rivale - Fantasia di mandorli in fiore, la no- tissima trilogia dell'amore coniugale: Il mestiere di marito, La professione di moglie, L'arte di essere amanti. Tra le commedie: L a sentinella mor- guarnito di tutto quel bendidìo, si inumidisce l 'orlo della pasta, per po- terla saldare, se ne chiudono accu- ratamente anche i' due capi, proprio come a farne una sorta di grosso salame. Involgere il rotolo nel tova- gliolo, legandone strette le estremi- tà perchè nulla f ugga; tuf far nel- l 'acqua bollente e lasciar cuocere per circa una mezz'ora. Il momento del- le gambe sotto la tavola s'avvicina Svolgere il tovagliolo, annaf f iare il rotolo con molto burro ben cotto, farvi fioccar sopra, a straccio di ma- ni, un'abbondante nevicata di par- migiano. Si affetterà in tavola, e la sola vista di questo inconsueto sala- mone d'oro riempirà di lieta sorpre- gli ospiti ignari. Non resterà che servire... e attendere l ' immancabile mercede di elogi. UO VA I N A G R ODO L CE Si f a lessare una dozzina di uova in 'modo che non riescano troppo sode, si levano dall 'acqua, si sbuccia- no e si tagliano a quarti longitu- dinali. Quindi si pongono in casseruola 50 grammi di burro e un quarto di cipolla cruda tritata finissimamente; si fa sciogliere il burro sul fuoco; quando la cipolla è rosolata, si ag- giungono un quarto di litro d'aceto bianco, quattro grossi cucchiai di zucchero e un pizzico di sale. Si f a bollire il tutto un po', finché la sal- sa sia alquanto condensata. Al lora si leva la casseruola dal fuoco, si travasa nel piatto di servi- zia nel quale si aggiungono i quarti d'uova. Si porta in tavola il piatto che dev'essere servito caldo. (Ricetta per sei persone). Una ricetta di Corrado Covoni E' nato nel 1884 a Tamara (prov. di Ferrara) da una famiglia di mu- gnai e di agricoltori. E' famoso nel suo paese• per uno straordinario ca- so di stregoneria di cui fu il prota- gonista all'età di cinque anni. Ma- nifestò prestissimo la sua vocazione alla poesia; infatti il primo libro go- voniano porta la data del 1903 {Le Fiale, Firenze). I suoi principali li- bri di versi sono: L' inaugurazione della primavera, Il quaderno dei so- gni e delle stelle, Il flauto magico. Ha inoltre pubblicato libri di novel- le e romanzi, audacissimi per forma e contenuto. Non possiede nessun ti. tolo: ne scientifico, ne accademico, ne onorifico. Non si fregia di nessu- na medaglia, nemmeno di quella del- la prima comunione. E' ferocemente individualista, misantropo e idealista. V I T E L LO T O N N A TO Si prende del filetto di vitello di latte (otto etti) e si f a cuocere a lesso, salando poco l 'acqua. Si pone quindi il vitello, ben cotto ma non spappolato, in ghiaccio per almeno tre ore, e si taglia in fettina sottili che si distendono, convenientemente distanziate, in un piatto lungo ab. bastanza fondo. Una ricetta di Enrico Roma Enrico^ Roma, giornalista, novellie- re e cinematografista, ha scritto e mes- so in scena numerosi film occupan- dosi della decima musa, anche come critico sul Secolo-Sera. E' pure auto- re di varie commedie, fra cui vanno ricordare: Senti che passa, Uno nel- l 'ombra, I cacciatori di nuvole, rap. presentate da Teresa Franchini, Al da Barelli ed Emma Gramatica, c de L a corsa dietro l'ombra che è at- tualmente nel repertorio di Marta Abba. SUPP L Ì ' A L T E L E F ONO « Gugl ielmo Marconi, con la radio, può aver fatto diventare lievemente del Gotta è Gio- anacronistico questo delizioso piatto romano, del quale io, cittadino del- l 'Urbe da molt'anni esule nella ca- ra terra lombarda, non ho mai sapu- to vincere la nostalgia. Ma non sem- pre, rinnovarsi, seguire i tempi, si- gnifica rinnegare i l passato, abolire le conquiste dei nostri padri; si può veglione di capodanno, con le sue stelle filanti. Ed ecco qui il segreto della felice gioia » : Si fanno anzitutto cuocere a fuoco lento, nel marsala, fegatini di pollo, aggiungasi un lieve odore di origano e di alloro. A parte si prepara un su- go denso di pomidoro fresco o di pura salsa. Intanto si f a bollire il ri- so, avendo cura che rimanga un po' indietro di cottura, ma non tanto. Quando, scolato a dovere, sia intiepi- dito in modo da poterlo manipola- re senza scottarsi, si fanno i supplì, che non sono altro se non polpette allungate, ovali, mettendovi nel mez- zo fegatini e un dado di mozzarella di bufalo, fresca. Quindi si bagna- no in tuorli d'uovo sbattuti e si im- panano. E sono pronti per essere frit- ti nel burro (o nell'olio d'oliva» a piacere). Raggiunta la necessaria doratura, i supplì vengono serviti a tavola mol- to caldi; la salsa di pomidoro vien presentata a parte e versata nella mi- sura che al degustatore piace. USEAT I SAPI QN iD BELALEZZ "BI FLEX , , A l. 00.8 LA PEOZZ RIFLEX - lucida me- talli, vetri, '«pecchi, maioliche - 'utile'« in- dispensabile in ' ogni casa - il più E C O N O M ' I GO RIFLEX • lucida- sen- za fatic^ rimette a nuovo i metalli - utile a tutti • provandolo una volta lo userete sempre. Nella voitra casa non deve mai mancare un flacone di « RIFLEX » lucido per metalli INSUPERABILE rimettetemi a mie/ spe- se un Flacone di RI- FLEX di campione (accludo L. 1,50 in francobolli). Distinti saluti. \ • ' \ Nome . „ v „„, leu. PREFEREIT LA CERA PER PAVIMENI T "RIFLE,X, FINISSIAM E CONVENIEENT l. 8 LA SCATOLAA'D UN CHILO •-. Miloan ( 1)1 0 For Boaa,parle 56 - So. c I.f Proidott RIFXLE Il taccuino di un gastronomo Una ricetta di Arnaldo Frateili Nato a Piediluco (Umbria) nel 1888, laureato si dedicò prima all'in- segnamento che interruppe nel 1915 per partecipare illa guerra, dalla qua- le tornò ferito. Nel 1919 entrò all'I dea Nazionale dove ha esercitato la critica letteraria, passando poi alla | di luna, Si preparerà intanto una crema di tonno finissimo (tre etti) e di alici ben mondate e sciacquate, pe- stando il tutto nel mortaio e passan- do allo staccio, inumidendo la pol- tiglia di olio fino e sugo di limone. Spalmate le fettine di vitello di un bel strato di tale poltiglia, si se- mineranno di capperi minuti, orlan- dole poi di un anello di maionese assai densa. Intorno alle fettine, su tutto il labbro del piatto si disporranno tante alici rosse, pulite, tagliandole a son- dine con due colpi di forbici a de- stra e a sinistra, e si collocherà in capo ad ognuna, ad arco, una fet- tina di limone con la buccia (oro e argento) a mo' di primo quarto In generale, i veri gastronomi son sempre stati dei letterati. Bisogna a. vere una cultura raff inata, una intel- lettualità squisita, per poter «senti- re » in tutta la sua bellezza la bontà di un piatto raro. Il gastronomo deve essere, anche, un filosofo e un poeta, in cui ogni pie- tanza susciti tutto un mondo di rievo- cazioni e di sensazioni suggestive. L a storia, che racconta Bri l lai Sa- varin, di quel ghiottone il quale, pur sapendo di dover pagare con atroci sofferenze di stomaco ogni pasto, tut- tavia si ostinava a far sparire golosa- mente ogni cibo, r ipugna: ma come, invece, è simpatico quel povero mala- to di stomaco — di cui pur parla lo stesso autore della Fisiologia del Gu- sto — c he non potendo cibarsi se non di latte, si faceva però servire ogni gior- no dei piatti deliziosi, e si compiaceva di aspirarne la fragranza, e di guar- darne l'aspetto tentatore : e trovava in quella specie di supplizio di Tantalo le gioie sottili e segrete di un amatore di belle arti, davanti a un capolavoro altrui. IÌ primo era un bruto vorace: il secondo un gastronomo e un artista. Grazie a Dio, la tradizione non è ancora perduta — neanche in questi tempi frettolosi — di quei fini degu- statori pei quali il piacere della ta- vola equivale ad un piacere dello spi- rito. E sarebbe una società interessan- te — quella in cui si riunissero gli uo- mini più colti e più geniali a dissertar intorno alle loro gioie quotidiane. L'accademia del buon mangiare! Al le sue sedute, di certo, ci sarebbe da far- si venir l'acquolina in bocca. Anche sarebbe interessante racco- gliere quello che i grandi esperti della ghiottoneria elegante hanno scritto, nel passato, e scrivono, delle loro prefe- renze cucinarie. Quali rivelazioni si avrebbero! E quanti aneddoti graziosi! Un manoscritto curioso, di un clas- sico della gastronomia, Gr imond de la Reyniere, è stato scoperto da Giorgio Vicario, un erudito appassionato della buona tavola. •E' il quadro sincero della esistenza di un buon borghese parigino durante il periodo più acuto della Rivoluzione francese : ed ha perciò, pur nella scar- sa importanza dei particolari intimi (anche troppo intimi!) annotati, un'va- lore documentario non indifferente — anche dal punto di vista della storia. Il taccuino è del 1794. Gl i appunti — frettolosi, buttati giù senza preoc- cupazioni letterarie, col solo scopo evi- dente di permettere un giorno al Rey- nière di ricordarsi gli avvenimenti quotidiani della sua vita — mischiano, insieme, avventure amorose e ricette, preoccupazioni politiche e brevi fuga- ci resoconti di rappresentazioni tea- trali. Pe r , quel che riguarda la gastrono- mia, quel periodo della rivoluzione è anche, per Gr imond de la Reynière, un periodo di riflessione. Finite, le follìe della sua bella casa dei Campi El isi e i famosi festini «fu- nerarii » dove i convitati si asciuga- ' vano le mani sporche di cibo ai capel- li sciolti di alcune belle donne vestite da romane antiche. N o n sarà che dopo qualche anno, ch'egli si dedicherà completamente al suo « Almanacco dei buongustai » e fonderà il pranzo cele- bre del « Giury dei degustatori» (co- sa che non sapevamo noi, quando la Cucina Italiana creò il Comitato di degustazione, n. d. r.). Il giornale ch'egli scrive, coscienzio- samente, è fatto soltanto per lui, per la gioia di poter annotare i più minuti particolari della sua vita. Eg l i raccon- ta anche come passa le sue notti, da uomo ordinato che non dimentica niente. Dopo aver dato l 'ora in cui va a letto con la sua signora, aggiunge un eloquente « etc », che la sua penna sembra aver tracciato con compiacenza. Naturalmente egli sof fre dei « pasti fraterni », che vede fare, per la via, dalla povera gente; spettacolo al quale è obbligato ad assistere e che urtano la sua sensibilità di raffinato. Anche la politica non lo assorbe tanto da dimen- ticar per lei le gioie della tavola. Il giorno in cui parla dell'esecuzione di Robespierre aggiunge malinconica- mente : « niente pesciolini di mare, al mercato! ». E a leggere il suo taccuino, ci si domanda quale dei due avveni- menti lo abbia interessato di più. I grandi avvenimenti lo dispongo no alla galanteria e gli aguzzano l 'ap petito. Ci sono degli «etc » tutte le volte che annota qualche fatto grave come l'esplosione di una polveriera, per esempio. Ma, anche, ci sono degli accenni alle sue necessità della gola: in quel giorno in cui la polveriera salta egli racconta dolorosamente di avere « mangiato a memoria ». Prende la rivincita di quel digiuno, pochi giorni dopo, con un'amabile pic- cola «tacchina con tartufi » e con una eccellente « testina di vitella». Non di- ' ce se anche quella volta i suoi consueti amici, ch'egli così spesso menziona, attori e letterati, lo abbiano aiutato a mangiare. Egli li vede sovente, e for se sogna con loro i buoni pranzi, pre libati e succolenti, che faranno quando i tempi saranno cambiati. Nell'attesa, va a teatro. Gusta pou i lavori rivoluzionarii. « L'apoteosi d Barra» "e «Il cannoniere convalescente gli sembrano ridicoli. «Il dissipr;ore> recitato da Fleury e dalla Contat, gli è I DEVONO SAPERE CHE FORMAGGIO PORTA QUESTA ETICHETTA E QUESTA GARANZIA Creazione e produzione esclusiva della Soc. An. mm 0 mium - melzo RÀDIO MAREILI /migliori apparécchi fad/o e ffacf/ofaagràfo S.A.RADIOMARELLI • MILANOVia Amtfci.8

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