LA CUCINA ITALIANA 1932

'Mangiar meglio, spender meno m GIORNALE DI GASTRONOMIA PER LE FAMIGL IE E PER I BUONGUSTAI CUCIMI CASALINGA - ALTA CUCINA . CUCINA CONVIVIALE . CUCINA FOLCLORISTA - CUCINA PER STOMACHI DEBOLI • CUCINA ALBERGHIERA . ARTE DELLA TAVOLA . RICETTARI N. la — ANNO rv — 15 DICEMBRE 1932 ESCE FL QUINDICI Di OGNI MESE ANNO XI — TELEFONI: N, 62041 82042, 82043, 63014, 62045 — ROMA . Palazzo Sciarra . ROMA — TELEFONI: N. 62011, 62042, 62043, 62044, 02045 OGNI NUMERO CENT. 50 — ABBONAMENTO ANNUO L. 5,30 „ ESTE RO E. 10 — INSERZIONI: L. 4 Ai. MILLIMETRO N. 13 ANNO IV — 15 DICEMBRE 1032 ANNO H ESCE IL QUINDICI DI OGNI MESE NataleI di Tule le comunicazion i Ebbene sì ! Che ci volete fare? Li l l ì è una donnina piena di difet- ti. Ma tutti le vogl iono bene, tutti le stanno d 3 attorno, 1' ammi rano, la viziano, l ' accontentano. Uomini e donne subiscono i l. suo fascino, perchè LiHi ha un suo fascino spe- c i a le formato forse dai suoi di fet t i, che sono. .. le sue stesse grandi qua l i t à. Perchè Li l l ì ha anche del- le qua l i tà. E chi la conosce sente il bisogno di g i udi car l a. Su per g i ù così: — E ' civetta Lillì-! — dice una signora. (E un uomo pensa: No ! E® gra- ziosa, gat t ina affet tuosa !) — E' frivola ! (No ! spumante, vi spa, ga ia !) — Superf iciale, vuota ! (Ma no ! nasconde setto la par- venza leggera, sentimenti pro- fondi). — Non è buona moglie ! (Ah no ! poiché al marito non manca nulla e poi... si adorano!) — Inetta padrona di casa, spre cona, confusionaria ! (No! è deliziosamente «Argen- fo vivo » senza contare che in ca- sa sua non manca mai nulla e che non ha un soldo di debito). Ma allora, insomma, cos'è Lillì? E ' una donnina perfetta, o un im- pasto di cattive qualità? Denigratori s incensatori non sanno dire. Nessuno sa che cosa sia veramente la piccola donna, che incanta quando parla, che fa sorridere se sorride, che inebria della su* vita stessa la vita di chi le sta vicino. Se ne inf ischia Li l l ì , di tut to ciò che si dice di lei, bene e male. Vive la sua vita, ne cerca la parte migliore, per stare il meglio che può: talvolta però, ma assai di ra- do, s'abbandona a piccole crisi di malinconia. Se ne infischia di tutti Lillì, ma un giorno s 'è seccata. Un giorno s'è sentita urtata nella sua suscet- tibilità. Ed è stato quando ha sen- tito (sì, l'ha sentito con le sue orecchie mentr' era nella sala ac- canto) che in un salotto alcune si- gnore parlavano di lei. — Lillì è tui bluff! Tutti ne parlano, tutti l'ammirano, tutti la proteggono. Ma se fosse la moglie di mio marito, per esempio, non durerebbe un giorno senza liti- gare I — B perchè? — Perchè non vale niente ! Non sa preparare due uova alla coque ! Te lo garantisco io ! E co® un uo- mo come mio marito, ghiotto co- m'è, ci vorrebbe altro che una ci- vettuola LQlì ! — Oppure col mio ! — O con mio marito che a ta- vola brontola sempre e per cui nulla è abbastanza buono ! — Ma — insinuò timidamente una signora — Lillì è moglie d'un officiale subalterno, non ha grandi r icche««, ha una sola donna di servizio... Chi fa da mangiare in casa sua? E come mai suo marito è sempre allegro e contento? —- Suo marito è uomo che — almeno per ora — si contenterà di qualunque cosa. E poi hanno una donna, che deve essere brava. Cer- to che Lillì, con tutta la sua gra- zia, la sua eleganza, la sua arte mondana, non può essere una mas- saia modello ! Io non sono andata ancora in casa sua, ma sono certa che dev'essere un disastro! La piccola Lillì, lasciate sfogare le... amiche, era entrata nel salot- to col suo programmino già fatto, ben chiaro in testa. • » • Brrr I che freddo — disse Lillì entrando e salutando, come se fosse shunta in quel momento e non fosse stata (¡«alche buon mi- nuto nell'altra stanza ad ascoltare. Brrr ! che freddo ! — E nascose con mi des ioso gesto tra infanti- le e civettuolo, la punta del nasi- no nel manicotto, tornato di moda — Eh ! — rispose in tono' leg- germente acidulo un'amica — non c'è da stupirsi: siamo di dicem- bre! —• Infatti non mi stupisco. Con- stato i — rise Lillì. E riprendendo il tono serio continuò: — Siaimo proprio nel -periodo 'delle « feste ! » Cosa faremo per Natale quest 'anno? — Chissà? ! Ancora non si è pensato a nul l a. Ma l ' i dea di Le- t izia, d ' andar fuori a cena, come l ' a l t r ' anno non mi va . — D' a l t ra parte — disse Let i- zia piccata — noi mogli d' uf f i c i a- li, scaraventate in questo paese, senza geni tor i, senza parent i, non abbiamo nemmeno l a consolazione di riposarci il giorno di Nata le con l ' andar a passare la giornata dal- l a mamma, o maga ri anche dal la suocera ! na di casa non è faci le ! Ci vuol tut ta l a vi ta per saperlo diventare ! — sentenziò l a mogl ie del colon- nello, la quale per aver nemmeno cinquantanni, ma un caratterac- cio infame, ne dimostrava ses- santa. — Io credevo — disse con a r ia i ngenua Li l l ì -— che per essere una buona padrone di casa, uno degl i « àtout » fosse quel lo di ri- cevere in qual s iasi momento sen- — Certo, sarebbe meglio anda- re dalla suocera che rimanere in cucina tutto il giorno a cucinare un buon pranzo... — Che magari poi non riesce e ci fa avere dei rimbrotti dal mari- to... goloso o brontolone! — in- terruppe Cl audi a, una donnina che sopportava davvero con pazienza un noioso e pedante marito. — Sono cose ohe capitano — interloquì tra un sospiro memore e un sorriso, Rosila, ormai sposa- ta da due anni. — Con tutto ciò, non avete nes- suna idea, nessun programma? — insistette Lillì. — Ma se t'abbiamo detto di non averci ancora pensato ! — Si potrebbe — propose Lillì — riunirci tutte in una delle no- stre case e fare un piccolo ban- chetta d'amici 1 Un silenzio glaciale accolse la festosa proposta: ognuna pensava in cuor suo, che sarebbe stata una cosa divertente... in casa di altri. Ma l'idea del lavoro, cui non era scevra quella della spesa, che avrebbero dovuto sostenere per preparare un pranzo di alme- no venti coperti, aveva terroriz- zato, letteralmente, le signore a- miche. Ma il silenzio doveva pur esse- re rotto: — Sì, sarebbe una buona idea! Però, che vuoi? qui in questo pae- sacció, non c'è nulla di buono; fare un pranzo per tante persone diventa una fatica... Senza contare che qui non si trova davvero roba adatta ad un pranzo, così, coipe dovrebbe esse- re un banchetto natalizio! — Forse nemmeno si troverebbe la quantità sufficiente per tutti! — C'è da far brutta figura! non dico fra di noi, ma con i no- stri mariti ! — E poi il giorno di Natale, le donne di servizio vogliono la « li- bertà». Come si fa a tenerle in casa a lavorare": — Quante difficoltà ! — sospirò Lillì. — Si vede proprio che io non so cosa voglia dire la responsabi- lità della casa ! — Eh ! è ancora giovane lei, e inesperta ! Quando avrà l'età mia, vedrà che l'essere una buona don- za dare importanza alla cosa, ma con semplice, cordiale ospitalità... Illusioni, cara, illusioni ! quello non serve ad altro che a farsi criticare.... — Bè, allora a me cui non im- portano le critiche, spetta l'onore d'avervi ospiti la sera di Natale, in casa mia. Vi va, signore? — disse allegramente Lillì. Figurarsi se non andava ! Non fosse stato per altro, per la gioia che n'avrebbero avuto dopo e per i motivi di discorsi, da farsi alle spalle della misera amica. — Quella è davvero una dònna | straordinaria ! — disse il colonnel- lo Millo, sedendosi comodamente su una poltrona del Circolo degli ufifciali. — Parli di Lillì, naturalmente — osservò il maggiore Mariani, sedendosi di fronte a lui. — E ' davvero un capolavoro quella donna ! — Io non ho mai passato una serata più piacevole in vita mia — asserì convinto il colonnello Gian- franchi. — Così gaia, piena di spi- rito e di vivacità ! Quella donna terrebbe allegri i membri di una accademia di filosofia ! E che pranzo ! Come diavolo abbia fatto a trovare tutta quella buona roba lo sa soltanto lei ! — Deve aver speso un occhio !. persino il pesce, c'era, che qui in paese non esiste ! — Non era pesce !. Ha spiegato l'arcano e la ricetta a mia moglie ! Si chiama « pesce falso » ! — Era buonissimo ! Io l'ho pre- so per vero ! — E tutto ha fatto da sè ! Quei bei piattini così ben presentati, quei dolci squisiti... —• Panettone Famiglia, con bu- dino Casalingo ! Due cose ottime e niente affatto costose. La mia figliola, che è intima di Lillì, mi relative alla Amministrazione della CUCAIN ITALIAN (rinnovazioni &i abbonamenti, nuove adesioni di abbonati, re- clami per disguidi o ritardi po. stali, e ordinazioni di copie o pagamenti da porte dei riven- ditori d'Italia e dall'Estero), debbono essere indirizzate atta AMM3JÌI& .^RAZIONE dei LA ROSA - Piazza Sciami - ROMA L ' abbonamento alla CUCI- NA rrAMANA, da oggi a l SI diesmbfce 1933, costa — LIRE 5.30 — ha riferito die questa donnina fan- tastica ha delle regole d'economia che sono uniche al mondo, per cui riesce a far sempre ottima figura con il minimo dispendio. — Davvero il capitano Lorkti è un uc«no fortunato. Una moglie come Lillì costituisce la vera fe- licità nella vita ! • *•' — Sì, è brava, non discuto — aioeva al gruppo d'amiche riuni- te nel suo salotto, la signora Gian- franchi. — Ma ciò non toglie ciie sia una civetta ! Hai visto come scherzava e rideva col tenente Mezzoioni? — Certo, ha preparato un pran- zo magnifico, con vero ingegno. Non c'è da discutere, è un'ottima cuoca. Ma è troppo frivola. Hai sentito con quanta leggerezza par- la di cose serie ! — Riceve in un modo delizioso. Si è subito a proprio agio in casa sua. Ma non bisogna disconoscere che suo marito ha una gran dose di pazienza per vivere accanto a una donna così superficiale ! — E poi deve spendere molto. Hai visto che profusione di liquo- ri ! E ottimi, non c'è che dire ! — Fatti in casa, però — inter- rompe la figliola del maggiore Mariani — fatti da lei, che li ha insegnati anche a me ! — Tu ci credi? Sarà ! Ad ogni modo per conto mio Lillì è una donna piena di difetti ! — Sì, piena di difetti, ma tutti finiamo col volerle bene, starle d'attorno, ammirarla, acconten- tarla, viziarla. Tutti, uomini e donne, subiamo il suo fas-ma. perchè i difetti di Lillì sono, pro- prio le sue più grandi qualità ! — Già ! Èssa ci prova come una donnina graziosa, elegante, dalla apparenza superficiale, possa esse- re invece molto migliore e più brava di tante altre signore dallo aspetto severo ed imponente, dal carattere angoloso e pedante, dal- la conversazione lamentosa sul ca- ro-vita ecc. C'insegna pure che spesso l'ap- parente economia della massaia, rappresenta soltanto... la sua in- tenzione di spendere poco, ma va di pari passo con l'avarizia da un lato e l'insipienza sperperatrice dall'altro: Anche in famiglia va applicato il gran principio dell'al- ta Economia: ottenere il massimo rendimento col minimo mezzo. E ricordarselo soprattutto nel pranzo di Natale. RINA SIMONETTA u o n S f a t a l e B u o n a n n o ! . . . Ma che « soccorsi d'urgenza »ti Contravvengo ben di proposito al- la promessa contenuta nel numero di novembre (quando trattai dei funghi velenosi): «Riprendere il discorso per i casi analoghi ». Neanche per idea! Sarebbe quasi supporre che se ne possa aver biso- gno; mentre è assolutamente inam- missibile che alle famiglie delle no- stre care abbonate abbia a succedere qualcosa di sgradevole o pericoloso proprio nel periodo legato alle più festose e beoeaugurantì solennità del- l'annata. Ma che! Augùri augùri auguri, c non « soc- corsi », devouo esse ricevere oggi da « Delia »« La presente nota sarà, così, d'attua- lità; e non soltanto perchè mi offre il doveroso, quanto gradito, spunto a un saluto augurale per quella mia in- tima amica sconosciuta clic si chia- ma la « massaia moderna » ; ma an- che perchè permette di rispondere a quesiti sottopostimi da varie lettrici, proprio... sul modo di fare gli augùri. Su queste colonne fu ampiamente —• in più numeri — trattato il « Ga- lateo della tavol a»: soltanto questo, perchè strettamente connesso all'indo- le del giornale. Ma, poiché da più parti vengono domandate altre norme sul come com- portarsi nella buona società in molti casi ai quali è estranea la mensa, ,as. solviamo oggi il còmpito almeno su tèma attuale e gradevole: Galateo di Natale e Capo d'Anno, Cominciamo a stabilire che è assai più elegante presentare augùri per Capo d'anno che non per Natale. Più elegante... e più logico: Passa- re lietamente due giorni è, invero, un po' troppo poco. La felicità di un an- no intiero, invece, arride a tutti. E' nel brindisi della cena di S. Sil- vestro, mentre ognuno lascia credere di far voti per la persona della quale tocca i l cal ice, nel proprio cuore innalza invece (se non anche) un fervido augur io soltanto per se . I j stesso (a meno che i l ca l i ce sia quel lo di un figlio!). L'augurio del « Buon Natale » e « Buone feste » è, dunque, tramon- tato. Ma in qual modo si àugura il « Buon Anno » ? Col biglietto da visita? No. Vol- gare. Se diretto poi da un inferiore a un superiore, la carta da visita è addi- rittura ineducata o, quanto meno, rap- presenta un'assoluta mancanza di eti- chetta gerarchica. (Colgo l'occasione per rammentare che ai superiori, o persone di molto riguardo, non si deve mai sostituire la cartolina postale alla lettera). E allora, invece del biglietto da vi- sita, vanno bene i cartoncini d'augu- rio già predisposti ed illustrati? (Uso inglese : « Christmas Card »). Nep- pure. Lasciamoli agli albergatori per i clienti o... ai soldati per le serve. Le lettere? Non ci mancherebbe altro! Nel ritmo vertiginoso della inten- sa vita moderna, farci perdere tempo a scrivere e — quel ch'è peggio —- pre li 1933 aall CU Italia e Colonie L. 5 Estero L. 10 A ^ h d ^ k cenitesim 30 pre le spees di boll Carteolin Vaagli alli'An mìnìsterazlon dle Gioernl d 'Italia, Paloazz Scaiarr Si praeg Meir al fasecett stamapat cno ciu sì è riceovut finani il gioernal CON QUESTO NUMERO DEL 15 DICEMBRE CESSA IL DIRITTO A RI- C E V E RE IL GIORNALE PER TUTTI COLORO IL CUI ABBONAMENTO SCADE CON L ' ANNO IN CORSO. RACCOMANDI AMO DI RINNOVARE L ' ABBONAMENTO PRIMA DEL 31 CORRENTE PER NON SUBIRE INTERRUZIONI NEL RICEVIMENTO DEL GIORNALE, CHE, PER ESSERE MENSILE, E PER IL SUO PREZZO COSI' MO- DESTO. NON PUÒ' VENIRE INVIATO SE NON A COLORO I QUALI SONO IN PERFETTA REGOLA CON L'AMMINISTRAZIONE, a leggere la elaborata paginetta d'au- gurio... con la prospettiva, inoltre, di essere obbligati a ricambiarla? ! Lasciamo che in queste convenzio- nali letterine si sbizzarriscano ormai soltanto i bimbi : per i genitori, i nonni, le madrine e i padrini. Allora, anz, le «epistole augurali» sono de- liziose e riescono graditissime: tanto più se con qualche scarabocchio, « cia- fruglietto » raschiatura « ciappotto », o macchiolina. Le visiti*? A Corte si; proprio per Capo d'anno e, analogamente, in casi ufficiali o di etichetta diplomatica. Ma, fra conoscenti, no: a meno che si tratti di visite che rappresentano quasi un'opera buona o comunque, un tratto di finezza : per esempio, a quel- la vecchia signora che fino ad alcuni anni fa. — quando v'invitava a pran- zo — vedevate spesso e che, da quan- do è ammalata, tutti, a poco a poco, avete fini to col non più vi s i tare: per esempio a quell'amico in lutto che passa i suoi giorni in una solitudine fatta di rimpianti; per esempio a quel parente povero e discreto cui dovete dimostrare di non vergognacene; per esempio, a quella compagna di colle- gio decaduta che, appunto per ciò non sarà la prima a farsi viva. • # • « E qual'è il momento opportuno per le visite di augurio — nei pochi casi in cui se ne debbano fare di com- plimento o di etichetta? » Fra le undici e le dodici antimeri- diane di Capo d'Anno. • » • Riassumendo : biglietti da visita, no, cartoncini istoriati in litografia et similia, no; cartolina postale, no; visite, salvo casi eccezionalissimi no. Ma allora — se proprio « Delia » mentre viene per consigliare, scarta ogni forma — come si fa per dire « Buon Anno » a coloro che non ci stanno daccanto? Tranquillizzatevi. Eccomi ora alla parte positiva: Eliminati gli usi... che non si usa- no più, esaminiamo quelli sempre in voga e che, anzi, la raffinatezza dei gusti moderni rende ancora più ca- rini. Quali le forme più eleganti per augurare? 1) Il telegramma. Siccome è co- stoso, riservarlo per i più cari o per coloro verso i quali abbiamo qualche obbligo speciale, ovvero per alte per- sonalità (quanto al costo, però, ram- mentarsi che esistono i telegrammi- lettera, comodissimi quando si voglia farli un po' lunghetti. La tariffa è di 15 centesimi per parola, con minimo di venti parole. Spedirli fra le ore 18 e le 24. Non confonderli con i tele- grammi augurali dal prezzo fisso di lire una: banali e volgarucci anziche- nò, come tutte le cose a serie e a prez- zo unico). 2) Una bella cartolina illustrata, con poche parole autografe (Elegan- tissimo il mandarla chiusa in busta); 3 Un cartoncino semplice, col monogramma, o col motto personale, o con la fotografia della propria villa (insomma, quanto più si può, « per- sonale ») su cui la firma e una o due righe d'augurio. 4) Fiori, accompagnati da bi- glietto (in tal caso, va bene anche la carta da visita). 5) Ramo di vischio o altro porta- fortuna. (Vedremo appresso come e per chi). Il rischio I bei rami di vischio sormontati da serici nastri sulla parte legnosa giungono sempre graditi. E' bene appenderne uno all 'arco dell'uscio pel quale ri passerà recan- dosi a tavola. Tale passaggio sarà co- me benedetto. Del resto, qualunque altro porta- fortuna — dal corno alla cicogna, dal quadrifoglio all'elefante, dal porcel- lino al gallo... è sempre il benvenuto fra il 24 dicembre e il 2 gennaio. E, poiché ve ne sono di tutti i prez- zi, — dalla chincaglieria all'oggetto artistico e prezioso — sbizzarriamoci pure nel campo dei feticci. Non è il caso qui che io venga a ricordare come in materia di strenne si debba sempre essere a « propos » con l'età del donato, la sua condizione sociale, il vincolo che ad esso ci le- ga, ecc. Queste sono norme generali, e non soltanto da applicare per Natale e Capodanno. Aggiungerò solamente che tali ricorrenze costituiscono otti- ma occasione per un uomo il quale | voglia ricambiare tangibilmente le cortesie ricevute da una signora (cou me inviti a pranzo, ecc.) Soltanto con una « strenna » egli può permettersi qualche dono. Intendiamoci: la pigola « dono» va saputa interpretare: Non verrà mai certo in mente a 1.essano d'offrire a una donna che non sia di famiglia, nè un gioiello, nè un manicotto, nè un mobile. Ecco quale esempio di regali per- dkssì ia tali circcsi-ai.'T-: D o n i e s t r e n n e Pianta di stagione in vaso; molti fiori sciolti dal gambo lunghissimo; o pochi, ma splendidi, in elegante vaso di Murano, o Faenza, o giapponese antico, o Sèvres. Vengono poi i dol- ci. E, anche per quest i, a seconda del la scatola che l i cont iene, v 'è un ' inf ini ta gamma di s fuma ture nel gus to e . . . ne l la spesa. Altro regalo permesso da parte d'un uomo a una signora è qualche nin- nolo elegante che abbia pretesto di « mascottismo ». Si può anche offrire come strenna un libro sppositamente rilegato, o una simbolica incisione ar- tistica. Ai parenti lontani il regalo più adatto per le feste (ma questo chi non 10 sa?) consiste nelle specialità del paese in cui si vive o in qualche cas- setta di ottimo spumante. Non diment icatevi la st renna per i domest ici: mi permetto ritenere che l a migl iore s ia sempre una bu- s t a . . . imbot t i ta. E mi pare d'aver finito; chè non è certo il caso d'insegnare come materia di galateo moderno quali strenne do- vranno le mammine offrire ai loro pu- pi! Siano i misteriosi pacchi dinanzi .al presèpe o attaccati all'albero lumino- so; messi entro la scarpettina o nella calzetta sotto il camino; vengano na- scosti sotto il tovagliuolo, o tributati solennemente come una premiazio- I ne... quale ineffabile momento l'as» | sistere al tremore di emozione dell* manine che ricevono la strenna l Uno dei più squisiti diletti dell'a- nimo. Ogni madre si »ente allora, poeti*- zata dalla divina maternità di Maria, « figlia del suo Figlio! » E ho finito davvero. Ma, prima di lasciarci, mi ria per- messa una preghiera: Rispettare le superstizioni Poiché ho cominciato con una spe- cie di profezìa, della quale mi rendo garante per la mia fama quasi mon- diale di « mascotte », da cui mi deri- vano sempre non poche responsabi- lità (richiesta del mio « fluido » alla prima rappresentazione dei più illu- stri autori, nostri amici, idem al nuovo appartamento di chi cambia casa, a nozze, a nascite...) per tale malleveria, dicevo, occorre, però ch'io venga scro- polosamente seguita in un ultimo mò- nito: Ed è questo: Anche se voi sieri spiriti superiori, rispettate — vi prego — nei giorni dal 23 dicembre al 2 gennaio, tutte le superstizioni degli altri; evitando spe- cialmente a tavola quel numero che segue il ia e precede il 14: anche perchè è norma elementare di buona educazione (lo raccomandarono già il Della Casa, il Gioia, il Raiberti) ri- spettare le eventuali debolezze (?) di qualche invitato. Ricordate questo: I Romani che fu- rono sempre superstiziosissimi vinse, ro sempre! Caso, o consequenzialità? E anche la Grande Mente che regge oggi i destini d'Italia, suol premunirsi:) Scrisse Matilde Serao: « Nel giorno di Capo d'Anno, aB- « biate la ferma volontà di esser sere- « ne, di non trovare troppo meschino « il dono che vi si fa, e di non badare « al dono che manca : di accogliere « bene ogni più umile voto : di con- « tentarvi di quanto la vita vi dà : di « non aver nervi : di compatire ai ner- « ri altrui : di aver della bonomia nel « cuore e dell'equilibrio nella mente; « di perdonare ogni capriccio e di non « aver capricci : di lasciarvi andare « quietamente alla corrente dell'esL « stenza : abbiate una filosofìa ottimi. « sta o, almeno, uno scettimismo gio- « condo. E rammentatevi che chi sa « vivere un giorno, sa vivere un anno, « e che un anno può governare tutta « la Vostra vita ». Buon Capo d'Anno, dunque, cara «Massaia Moderna », mia intima amù ca sconosciuta! Con tutto il cuore io ti mando oggi 11 saluto beneaugurante, il personale « fluido » fortunoso, come Direttrici del Giornale, come « mascotte », e come DELIA

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