LA CUCINA ITALIANA 1933

t Jjñ.angíar m e g l i o , spender menù» J GIORNALE CUCINA CASAL I NGA ALTA DI CUCINA JL GASTRONOMIA PER LE FAMIGLIE E PER . CUCINA CONV I V I ALE . CUCINA FOLCLORI STA . CUCINA PER STOMACHI DEBOLI . C.UCINA ALBERGH I ERA [ BUONGU AJRTE DELLA TAVOLA . H ü C t stimA 8 N. 12 ANNO V — 15 DICEMBRE 1933 — ANNO XII ESCE IL QUINDICI DI OGNI MESE - TELEFONI: N. 62041, 62042, 62043, 62044 , 62045 - ROMA Palazzo Sciarra ROMA _ TELEFONI: N. 62041. 62042, 62043, 62044, 62045 OGIÌI NUMERO CENT. 50 — ABBONAMENTO ANNUO L. 5,30 - ESTERO L. 10 — INSERZIONI: L. 4 AL MILLIMETRO N. 12 ANNO V — 15 DICEMBRE 1933 — ESCE IL QUINDICI DI OGNI MESE NATIV'ITÀ Nes sun giornale, come questo no- stro, vede con più intima gioia avvi- cinarsi la massima solennità dell'anno : quella del Natale. Il nostro giornale è dedicato alle donne, e in special mo- do alle Madri di famigl ia: quindi alle Massaie; e proprio alle Madri e alle vìve. Dove c'è una Mamma, c'è una Famiglia, si sono dei bambini : c'è una donna che vigila perchè i bambini cre- scano .sani, perchè i mlarito sia con- tento, P e I£hè la casa abbia la sua men- sa, anchPmodestamente, fiorita. Il nostro giornale è di queste don- La t a v o l a al l egra In una trattoria di una città dì pro- vincia è esposto un cartello con il se- guente avviso: t Pranzi L. e,50 con tre pietanze compreso i calmeriere »• * « • SI telefona alla «Trattoria del Si- lenzio »per informazioni: — Pronto ! . . . è i Slilenzio che parla? • » » Due beoni s'incontrano dopo una baldoria : — Ciao, caro. Ohe bellezza che le nostre mogli non abbiano saputo do- ve siamo stati noi ieri sera! s — Davvero che bellezza! — A proposito dove siamo stati? — Volevo appunto domandartelo. * » » Un cuoco comprò — secondo l'ordi- ne ricevuto dai padrone — un luccio vivo. Desideroso per istrada di sapere se il pesce vivesse tutt'ora, gli pose un dito in bocca, e ne fu fortemente mor- sicato. Incollerito e quasi piangente pel dolore sentito, il cuoco proruppe: « Tu l'hai fatta a me, ma ora, t'acco- modo io, animalaccio!... Il padrone dica quel che vuole; ma tu devi an- negare ». E in cosi dire, essendo su un pon- te... prese il pesce t la coda e lo gettò nel fiume. Si discuteva, in presenza d'un, man- giatore ,se è vero che tredici persone «ad un pranzo siano indizio di disgra- zia. Al che il ghiottone osservò: «Cer- tamente significa disgrazia, ma nel- l'unico caso che siasi cucinato soltan- to per dodici ». » » * Dopo abbondanti libazioni, il clien- te s'addormentò sulla panca della bettola. Svegliatosi, domandò all'oste quan- to avesse a pagare. — Cinque litri, rispose l'oste. — E' impossibile; voi sbagliate di certo. Conosco la capacità del mio ventre e so che non vi entrano più di quattro litri. — Appunto per questo, rispose l'o- ste, il quinto litro vi è salito alla te- sta!... Natale ai Ire Leoni La mamma e il suo bambino ¡Massaie, alle Creature cioè che sovrin- ¡tendono al benessere e alla pace della Famigl ia, appartiene sopratutto l a yioia di questa festa. Anche nelle case dove la famiglia c. più dispersa, per ragioni di lavoro o necessità di cose, questo giorno ve- de sia pure per poche ore — adu- narsi, attorno alla tavola imbandita, la famigl ia al completo. Si compiono viaggi di centinaia di chilometri, talvolta, per arrivare a un paesello sperduto dove l vaecchia Mamma attende il ritorno del figliuol prodigo. . Dolcezza di questi ritorni e di que- sti incontri! Nul la avrà mai più, nella vita, una poesia così p r o f onda e cosi dol ce: ì •Hi che lasciano per una breve va- a' za le grandi città, il lavoro affeb- ;rato di un -ufficio o di una officina, i-anno tutti l'impressione di ritornare fanciulli; di 'andare così, come in so- gno, nel ritmo cullante del treno, ver- so le memorie di sole della loro in- fsnzi2> Tut to sarà intatto, come allora, nel- la vecchia casa paterna. E la Mamma, sulla porta, attenderà il figli» con o stesso cuore tremante di quando o attendeva —monel lo incorreggibile — di ritorno dalle sue scorribande pei campi. Adesso suo figlio non è più quel monel lo: è uh uomo alto e forte; ma anche oggi, come allora, appena .vedrà la sua Mamma le si butterà sul cuore, e tutto sarà chiaro, tutto sara dolcezza, tenerezza, abbandono, sul vecchio cuore della Mamma che non muta mai. Quest'anno i Dluce ha voluto far ù solenne la Festa: darle un suggel- > ufficiale; fare che tutto i plopolo cnta e celebri la bel lezza di questa re- g i one che è la Famigl ia. Ha creato, lei giorno della vigilia di Natale, la giornata della Madre e del Fanciullo : il figlio e la madre, il principio e la fine: tutta la vita e tutta la sua bellez- za più pura. Così i silgnificato di questa Festa, x simboli della Nat ivi tà e della Mater- nità si ripetono e si celebrano oggi in ogni Famigl ia; e in memoria del mira- colo di Bethlemme, l'umanità ha la ?ua tregua di pace. * « » ^ Madre nostra, madre di.,tutti noi, è • questa la festa che t apipartiene di Wù: quella che riporta alla tua casa i ì g l i lontani e quelli vicini'. E quelli <he non sono più. Anche il loro spiri- lo, in quel giorno, è con te, nella casa. [Tutti i tuoi figli sono con te, e den- o i lolro cuore tornano le memorie . quand'erano bambini, le preghiere tv» allora insegnasti a ciascuno di lo- ro, e le vecchie ninne-nanne, e che co- s'è che nel mondo ha nome di bontà- Oggi , di nuovo, sono tutti bambini. E seggono, con cuore innocente, attor- no alla tavola che le tue mani hanno imbandi to a festa per loro: ad ognuno hai preparato quella pietanza di cui e- rano ghiotti, e che non hanno più ri- trovato a nessuna tavola del mondo- Ancora, come allora, essi guardano Sorridenti al tuo viso, e vedono, soltan- to ora, come l'amore l'abbia consuma- to, ogni giorno un poco. Adesso non è più che luce, e così ri- marrà per sempre a illuminare e pro- teggere la loro difficile vita di uomini- • « • E ' questo il giornale delle Mamme: feopratutto delle Mamme. E' per loro s he il giornale è nato, è per loro che ne : e cioè di tutte le donne italiane. Ad ognuna delle nostre abbonate e lettrici va il nostro augurio più fervi- do. Il nostro « Buon Natale! » signifi- ca pace sulle loro case, serenità nel cuore dei loro cari: e ci lusinghiamo che a questa pace e a questa serenità un poco contribuisca anche la CUCI- N A I TAL IANA! La fucina della buona massaia Venticinque anni or sono, un a in- telligente e brava signora, la signora Anna Perico Baldini, aprì tre stanzet- te della propria casa ad alcune ragaz- ze di Bergamo, per insegnar loro co- me si governa una famiglia, come si accudisce alla casa. Essa aveva osservato come spesso le ragazze vanno al matrimonio senza preparazione alcuna: passano cioè dal- l'officina, dallo stabilimento, dove la. vorano come operaie; o dalla fami- glia, se appartengono alla borghesia, senza preparazione: una specie di sal- to nel buio,. le cui conseguenze sono sempre dolorose, 'spesso disastrose per 10 sperpero delle modesterisorse,l'a - bitazione mal tenuta, i mobili, le ve- sti trascurate ecc. Il marito, senza avvedersene, si di- saffeziona, s alliontana per cercare, istintivamente altrove, quel benessere e quello svago che non trova più in cas a sua. E che dire del modo di preparare 11 pranzo? In breve, la piccola, modesta scuola, con l'aiuto del marito della signora,, — il dott. Triade Perico, — e di qual- che industriale di Bergamo, potè in- grandirsi edivenire una vera scuola- fucina da donne di casa ideali. Se è vero — e vero è — che la flo- ridezza ed il benessere di un a Nazio- ne, dipendono in gran parte dal be- nessere e dall'ordine morale e mate- riale delle singole famiglie, il 'quale ordine dipende, novanta volte su cen- to, dalla donna preposta al governo della famiglia, non c'è chi non rico- nosca l'altissima importanza alla qua- le assurge un a scuola siffatta. Nè staremo a spiegar meglio questo concetto alle lettrici de La Cucina Italiana, dappoiché,findal primo nu- mero questo giornale, lo ha propu- gnato con consigli, con suggerimenti, con incitamenti continui. Di recente della Scuola di Econo- mia Domestica di Bergamo, si celebrò il venticinquesimo di fondazione, con esposizioni, conferenze, raduni di an- tiche allieve, divenute oggi — nella quasi totalità — madri di famìglia esemplari; mentre le giovani allieve attuali, si prodigano nelle confezioni di saggi cucinari che i visitari gu- stano deliziosamente. In questi venticinque anni di eser- cizio, sono passate per la scuola, ben 50.000 allieve e di queste, 525 sono uscite maestre. Bastano queste cifre a dimostrare con quanto entusiasmo e con quale spirito di comprensione la scuola è stata accolta. Di essa esiste una succursale a Ro- ma. Ma tali insegnamenti dovrebbero moltiplicarsi all'infinito, poiché il fab- bricare brave mogli, vuol dire ottene- re ottimi figli; vuol dire la prosperità, la pace, se non l'assoluta e completa felicità della famiglia. Nella scuola s'insegna a preparare U11 ottimo pranzo anche con spesa mo- desta come vien dimostrato con esem. ir pratici di pietanze cucinate e ser- v i t e durante l'esposizione; e si inse- gna altresì: la vita in famiglia nelle sue varie manifestazioni; il modo di impiegare razionalmente i telmpo, l'amministrazione del denaro; vapora morale del consiglio e dell esempio, ecc.. Pensi ogni uomo qual tesoro rap- presenta avere un a moglie, una ma- dre dei proprii figli, che sappia appli- care quest'arte magnifica nel governo della casa; e ci si convincerà, più e meglio di qualunque altro ragiona- mento, della utilità somma di que- sta scuola benedetta, della Quale si sono celebrate recentemente le nozze d'argento, ' - F* F. Per capire veramente che sia_ il Natale, bisogna essere in viaggiò, tra due mondi, col ricordo preciso d'una casa perduta, e l'immagine vaga di una da trovare. Così ab- biamo passato noi il Natale ai Tre Leoni, un'accogliente osteria na- politana, ad un passo dal porto, di fronte al Mastio Angioino. Il transatlantico ci aspettava per l'indomani mattina: ed era quello il nostro ultimo pranzo europeo. Il buon oste aveva infiorato tutte le tavole: e al centro della nostra, piccolo ma freschissimo,- era un mazzo di rose bianche. Lo stanzo- ne era pieno ma non si vedevano nè donne nè bimbi. « Tutti scapoli Eo crediamo su la parola. Ma per passare, dopo tanta prosa di succhi, ad una sintesi più altamen- te poetica, ordiniamo un_ « vero » fritto alla napolitana, il più crepi- tante possibile, degno dei Tre Leo- ni e del Santo giorno. Qui veramente il nostro accora- mento di viaggiatori in cammino verso l'ignoto, scomparve all'im- provviso, ed il genio del luogo ci e la Toscana, sono quelli rimasti fedeli ai loro schietti ulivi. Dove il burro predomina, l'italiano avver- te subito che la cucina è buona sì «ma grassa»; e quest'idea del grasso è inseparabile per lui da quella del freddo e oscuro setten- trione. Limpidità del scie e vege- tale purità dell'olio sono, per lui, due aspetti inseparabili d'una stessa gioia di vivere. L'italiano di o gente di passaggio ! avrebbe voluto concludere la fantasia, stu- diandosi di cogliere in quei diver- sissimi volti i calrattere comune del solitario, del migratore e, per di più, la nostalgia natalizia. In realtà,- da mensa a mensa, non si sentivano che voci gaie o gioviali per lo meno: e, a volte, si sarebbe sospettato che la nostal- gia d'un desco familiare fosse_ sol- tanto nella nostra immaginazione. Malgrado il cielo grigio, lo stan- zone era luminoso, pittoresco, fe- stante. Che si mangia dunque in questo Natale partenopeo, in questo Na- tale di viaggio? Sì comincia con una batteria ,di capperi e sottaceti di mille generi, su fette di salami- no di Nola. Poi viene un « sartù » che, come la guida vi spiegherà, vuol dire uh ricchissimo timballo di riso al forno, con mozzarella, salcicce, polpettine. Chi non ami il timballo, può avere una mine- stra maritata, « cosa veramente di famiglia», con cicoria e verze e cavolo cappuccio e cotiche e guan- cia di maiale e osso di prosciutto e fette di « pezzentella » ch'è una salciccia minorata nella gerarchia ma saporitissima. Quest' odoroso cafarnao meridionale, dovrebbe so- stituire i casti tortellini del nostro Natale familiare. Non osiamo av- vicinarci al gorgo di profumi en- tro cui la « minestra maritata » vorrebbe farci cadere: e ci deci- C accolse e ci sol levò. Ci si offriva un 'fritto fatto di" f ormaggi e di' verdure per la. maggior parte,- ma così fantasioso di forme, così .pro- digiosamente vario di intimi pro- fumi , così benedetto dalla purità saporosa del l 'ol io, così festante di casalinga grazia, che la spiritual gioia della 'mensa natalizia ci ap- parve ad un tratto con uno splen- dore giovanile che non avevamo mai conosciuto. Ringiovani to d i co lpo, inghirlandato ¿ i casto ol i- vo , Natale dauaava. Se affermassi d 'aVer scoperto in quell'attimo napolitano la santità adorabile dell'olio e, da lei insepa- rabile, la più luminosa gioia del Natale, voi sogghignereste : « s'y- r i e ! » . Ed avreste ragione.. La santità dell'olio dovrei averla sco- diamo per l'epico « sartù ». Dopo i tilmballo, vorremmo' qualcosa di piccante: qualche piat- to di legumi degno della Campa nia felice; e ci vengono suggeriti i fagioli « alla maruzzara », cotti in una salsa d'olio, pomidoro, a- glio, origano e peperone forte. An- che troppo piccante, forse. Ma è l'ora d'un piatto di pesce, avventuroso e sostanzioso ad un tempo, che sostituisca con roman- tica vivacità il solenne cappone del Natale casalingo. Ci portano un magnifico piatto di autentici « polpi di scogliera », cucinati nel- l'autentico stile dei marinai d i Santa Lucia, vale a dire in pento- la, con olio, pomodoro, aglio, « pa- pacchio » e prezzemolo. Il piatto è sostanzioso ma anche più sarebbe stato, a quel che assicura la Gui- da, un classico baccalà alla napo- litana,- cioè « infarinato e fritto al- l'olio, quindi stufato in teglia, con un intingolo fatto di salsa di po- modoro, aglio, capperi,- olive nere di .Gaeta e p e pe »;. perta da parecchi lustri oramai, perchè sono nato e cresciuto in una casa provinciale in cui il bur- ro era quasi ignoto e tutto si cu- cinava ancora con l'onesto succo dell/oliva. Ricordo, come se l'a- vessi dinnanzi agli occhi, il vec- chio mulino dell'olio, ch'era pres- so la casa dei parenti materni. Il burro, come ingrediente di cucina, è una novità ottocentesca, venuta dal settentrione,_ con cui la vec- chia cucina italiana, quella vera- mente paesana <t saporosa, non è mai riuscita a famigliarizzarsi. Neil' alimentazione quotidiana, i l novanta per cento degli italiani lia ignorato per secoli il burro e la carne: ed è rimasta all'olio, con cui ha cotto i legumi del pranzo e condito le erbe della cena e ac- ceso il lume della veglia. Dire che l'olio sia ancora e sem- pre il genio della cucina italiana è ripetere una verità sacrosanta, tanto nell'ordine pratico, quanto nello spirituale. I paesi classici della sudila italiana, la Campania ( razza, quando gli si chiede se pre- ferisca l ' o l io O il burro per incoer- cibile istinto: « s ' è buono, l ' ol io ». La cucina, italiana è ancora in- cantevole, in quelle regioni, in cui, respingendo il grasso animale im- portato dai nomadi settentrionali, è rimasta fedele al suo genio vege- tale, più volte millenario. Ritro- vare, nella cucina, quest'essenza pura della terra, riempire ancora della sua casta fragranza la mensa e lo spirito, è un risalire alle case più antiche d'Italia ed un riavvi- cinarsi d'improvviso ai più forti ed ai più limpidi pensieri dei padri nostri. Non avevo ragione di dirvi che senz'essere affatto mistici, dovrem- mo conoscerla da migliaia d'anni? I padri dei padri ce l'hanno inse- gnata: ed il Natale trova ancora in lei la sua più intima, la sua più umile, la sua più giovanile gioia. Al vecchio Natale,- comodamen- te seduto, che liscia con le dita grasse la lunga barba, preferiamo il Natale che danza lieve come la fiamma, presso il mare che ci a- spetta: il Natale inghirlandato di olivo, cui intrecciamo le bianche rose di questa mensa felice. La nuvolaglia s'è già aperta ad occidente: ed un largo raggio pas- sa sul golfo turchino. Se la ea",a antica era bella, la nuova sarà an- che più bella. Tutt'è nella purità della nostra interiorefiamma,ne l chiarore che si alza alla sommità dei nostri pensieri. « Gloria in ex- celsis », gloria nel più alto ! I l Natale si riassume in questo gri- do veramente luminoso. Anche oltre Oceano, qui come ovunque, i dolmani, secondo i l motto evangelico, provvederà a sè stesso. Non pensiamo che all'oggi, e, prima d'imbarcarci, regoliamo onestamente i nolstro conto coi « Tre Leoni » che ci hanno così graziosamente, rivelato, in un_ gior- no di Natale, lo splendore più in- timo della mensa italiana. Eugenio Giovannetti Mie care « intime amiche sco- nosciute », scommetto che vi a- spettate oggi da me un articolo di colore, un pezzo faticato sulle prossime Feste. Invece: no. Da quattro anni —- e cioè dal- l'uscita del giornale — ogni nu- mero del 15 dicembre ha portato la mia nota sentimentale sull'ar- gomento Natale e Capodanno. Le affezionate lettrici di « Cucina I- taliana » sanno quindi benissimo che cosa io direi sul 1933-34; e potrei ancora una volta cambiare la forma, ma non i sentimenti, la sostanza dei consigli sulle stesse idee. — Ma ci siamo tutte noi nuo- ve abbonatel •—- Grazie, gentile interruttri- ce. Credi, però, che proprio tutte ci tengano al mio discorsetto d'oc- casione?, Del resto, per notizie e sugge- rimenti sugli usi, le costumanze, la moda delle Feste (dalle visite ai pranzi, ai biglietti d'augurio, a- gli addobbi, ai doni) possono le nuove abbonate, senza costringer- mi ad annoiare le vecchie con dei bis, chiedere all' Amministrazione di « Cucina Italiana » il numero del 15 dicembre 1932. Per quanto poi si connette non già alle usanze esteriori, bensì al- la interpretazione psicologica, al pratico svolgimento soggettivo de le tradizionali Feste attraverso la anima e la vita della Massaia Mo- derna, i miei consigli erano un po'... romantici, come si conviene a chi, pur svolgendo la propria esistenza in pieno secolo ventesi- mo, succhiava il primo latte della propria educazione alla fine del melodrammatico ottocento : onde ricorda — quali allora ce li susci- tavano le nostre dolci mammette —• i palpiti infantili per il Prese- pio, l'Albero, i Re Magi, la Befa- na con relativa calzetta dal ca- mino... Ma, poiché tu sei la Massaia « Moderna », Delia temette che ti volessi atteggiare a snobista e anziché far festa alle Feste, rele- garle nei fondi di magazzino del- l'antiquariato provinciale. Perciò t'invitava a rispettare questa poetica tradizione, che non é ne potrà mai essere scavalcata da nessun futurismo, da nessun de- cadentismo.-. da nessun « ismo » ipercritico e novatore. Invece, dunque, di ripetersi, oggi « Delia » viene al pratico della sua rubrica, assolvendo il compito di riprendere la conversa- zione del numero scorso., Eloogi deigl alimient aromai tic L'aroma è la poesia della pen- tola. La prodiga natura porge al l 'uo- mo in tutti i cl imi ricca messe di semi e di foglie, di radici e di cor- teccie, che colle loro essenze gli pro fumano i cilbo 0 la bevanda. E le nazioni si inviano l ' un a a l - l 'altra, col lo scambio delle idee, anche le droghe, che un sole più ardente o un'aria più mite fa c u - rioso bottino, che 1 primi viaggia- tori e i primi conquistatori d 'O- riente e d'Occidente portavano a l - le turbe attonite d'Europa, vi tro- vate sempre accanto alla polvere d'oro, gli aromi e confuse le dr o- ghe col le gemme e le perle. Quel geniale scienziato artista che fu Paolo Mantegazza pubbl icò il bi lancio attivo e passivo degli aromi, che riassumiamo così: Nei passivo: possono condurre alla dispepsia, incitare un appeti- to artificiale, produrre catarro ga- strico, irritazione di reni e ve- scica. Nell'attivo: favor iscono la dige- stione, aumentano l 'attività cere- brale, ecc i tano i muscoli a mag- gior lavoro, sostengono cont ro i cattivi effetti dei climi, son 0 ant i - asmatici, accrescono i piaceri del- la vita. Naturalmente tutto dipende da l - l 'applicare, anche per gli aromi, af f inchè producano bene anziché male fisico, Ja grande massima di usarne, ma non di abusarne. Ciò premesso, cominc iamo la n o - stra sintetica rassegna degli a r o- mi e delle droghe: Senape I Popoli ant i chi hanno conosc iu- t o la senape: il suo nome si trova nel Talmud e nei Nuovo Testa- mento. Fin dai tempi di Pitagora si credeva ch'essa aumentasse la memor ia ed eccitasse l 'allegria, e questa tradizione ant i ca f u r ibat- tezzata da Murray, il quale ribadì alla senape questo mer i to prezio- so, appoggiandosi al la propria e - sperienza. Pl inio l 'ha lodata come eccitante e Columel la la chi ama lacrymosa. Fra i popoli ant ichi la senape egiziana era creduta la mi - gliore. Clemente VI I ne era ghi o t- tissimo e r i compensava spl endida- mente chi glie ne acconc i ava la migl ior salsa; per cui era una ga- ra di mol ti per essere il mostardi e- re di Sua Sant i tà. Il più moderno titolo di gloria di cui possa van- tarsi i grlan© pizzicante, di cui stiamo parlando, è quello di essere uno degli elementi principali de l - l ' insalata di Rossini. I c iglno di Pesaro in una sua lettera alla c u - gina Angel ica, ci dà questa prez i o- sa ricetta gastronomi ca; «Prendete dell 'olio di Provenza, della senape inglese, del l 'aceto francese, un po ' di sugo di l imone, del pepe, del sale; mescolate be - ne il tutto e aggiungetevi dei tar- tufi finemente tagliuzzati I tar tu- fi danno alla miscela una specie di pro fumo ch' eleva i ghliot tone in uno stato dì ©stasi. Il Cardinal Se- gretario che ho incontrato per via pocb« giorni or sono, mi premiò col la sua apostol i ca benedizione per questa mia invenzione ». La salsa di senape si prepara coi semi del la Sinapis nigra , ma me - glio ancora con quelli della Sina- pis alba; e il nome che le vien d a - to in mo l te l ingue d'Europa di « moutarde » e « mustard » e il ba t - tesimo che d i amo noi stessi al la confet tura senapi ca che di c iamo mostarda der ivano tutti dalle due parole latine mustum aTdens, per- chè un t empo si fabbr i cava que- sta salsa col la far ina dì senape e il mos to dell'uvei. Svariati assai sono ì processi con i quali si pre- para la senape in salsa; inf ini ti i metodi segreti coi quali un f a b - bricatore si studia di vincer l ' al- tro; ma tutti quanti si r iducono poi nel la sostanza aquesto; s ì f a macerare il grano dì senape ne l - l 'aceto. dopo 24 ore lo si mac i na; lo si stempera nel mosto, nel la b i r- ra o nel l 'aceto e vi si aggiungono aromi diversi, ma più spesso il li- mone, i drlagoncel lo, i tartufi ed anche le acc iughe stemperate. La salsa preparata da qualche tempo riesce meno amara e più del icata della fresca. Un tempo Di j on aveva il pr imato nella fab- bricazione della senape; ora sono invece celebratissime quelle d i Maille e di Bordeaux. La senape è un potente eccita- tore delle ghiandole gastriche e può render piacevole l a digestione a chi l'avesse stentata o lenta o noiosa. Conviene ai potenti ma n - giatori o ai ventricoli flosci o t rop- po di latati opiù disposti a secer- nere mu co che succo gastrico; con- scere sotto diversi cieli. Nel g l o- vien po co ai ventricoli troppo i r - Nell'ann o ch vieen e LA CUCAIN ITALAIAN m i g l i o r e r à a n c o r a n e l l a v e s t e e n e l c o n t e n t a t o Abbonaoment anonu L. 5 .03 Dirigere v a g l i a a l l ' Amm i n i s t r a z i o ne del GIORNALE D'ITALIA R O M A . - P a l a l o S o l a r r a - R O M A m U m i

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=