LA CUCINA ITALIANA 1933
Ü í a n g i a r meglio, s p e n J e i tnmom A CUCINA ITALIANA | | L Post. 14994) Sig .Aw . V ¡ l l a F l o r a SIENA GIORNALE D I GASTRONOMIA .PER L E FAMIGLIE E PE R cucmA CASALINGA - ALTA CUCINA » CUCINA CONVIVIALE « CUCINA FOLCLORISTA » CUCINA PE R STOMACHI DEBOLI . CUCINA ALBERGHIERA . ARTE DELLA TAVOLA 1 RICETTARI N. 3 — ANNO V — 15 FEBBRAIO 1933 - ANNO X I ESCE I L QUINDICI D I OGNI MESE TELEFONI: N .62041, 62042, 62043, 62044, 62045 — ROMA - Palazzo Seiarra . ROMA — TELEFONI: N .63041, 62042, 63043, 62044, 63045 OGNI NUMERO CENT. 5 0— ABBONAMENTO ANNUO L . 5,30 . ESTERO L . 10— INSERZIONI: L . 4 AL MILLIMETRO N. 2 — ANNO V — 15 FEBBRAIO 1333 - ANNO X I FSCE I LQUINDICI D IOGNI MESE Una cena del Cardinale Barberini ma E' u n episodio autentico che ,come asciugano l e gocce d'acqua molti anni o rsono, h osentito nar- rare i n un'osteria romanesca. M i divertì e l o « giro » a i lettori d e La Cucina Italiana: Fino a trenta o quarant'anni o r sono, er arimasto giocondo ne l no - stro popolino i l ricordo de icardi- nale Barberini: u n gran signore, un principe d i nascita e della Chiesa, u n romanons alla buona — e c i teneva — innamorato d i questo «piccolo castelluccio» e de i pittoreschi modi d i dire ch ev is i usano —e sopsatutto del buon po - polo: pi ùbuono forse allora; di - ciamo, come de lvino, pi ùpastoso che no n ora . Allora? M aquando? Ecco: forse ne iprimordi dell'Ot- tocento, m ano nn e sono sicuro, uè l a cosa h a importanza sull'e- conomia del racconto. » * » I l carnevale, come h ascritto più tardi l o Stecchetti, folleggiava pe r le vi ee i l cardinale Barberini vol - le approfit.arne pe r approfondire un grave su odubbio: e cioè fino a qual punto potessero giungere l o appetito e l e facoltà digestive de i nostri popolani, d i cu iaveva sen - t i i dire cose stupefacenti. Invitò quindi a cena, pe rl a sera de l gio - veu grasso, quattro carrettieri d a vino, cioè' quattro d i quei bronzei automedonti ch eogni notte (or a non più!) contìucevano da icastel- li romani alle porte d ìRoma, co n sedici barili, d i nèttare, i l caratte- ristico, leggero, adorno, maestre- volmente diph-to carretto romane- sco d avino, ch e11 graveolente ca- mion — barbara parola pe r bar - bara cosa — h a or aspodestato. I l progresso de lmezzi d i traspo-xto, sìssignori, è ammirabile, m aquaì- CÌII volta no nmeno ammirabile è 11 regresso. L o squallido utilitari- smo uccide l'ideale! Il cardinale fece, adunque, chia- mare i l suo che, ch enon er afran- ceò3 m atrasteverino e volle dargli gli ordini egli stesso. _ Fate preparare, so r Checco, una cena tutta composta delle buo- ne cose ch epiacciono alla gente del popolo. Voi me capite... — Eminenza si .Pe rquante per - sone? . — Pe rquattro, ossia pe rdodici o pe rsedici. Regolatevi voi , so r Checco. Fate che l a roba non man- chi... — Benissimo, Eminenza. Giunta l a sera, un asaletta qua- si appartata, non lussuosa m amo- desta, accolse gl iospiti ch efurono affidati alle cure d i u n valletto senza livrea, loro amico, perchè l i aerasse lietamente e affabilmen- te, trascurando quella impaccan- te cosa ch eè l a buona educazione a tavola. — Ah ,Toto! C e n'hai pi ùd e quer presciutto? — C e n e ss o restate tr e belle iette... — Dàmmele tutt'e tré... — Ecchetele, Righetto. E co nesse, co ntutte e tre, sparì l'ultima traccia d'una decina (die - ci libbre, pi ùd i tr echili) d i carni salate, d i alici a l burro e alla sal - sa piccante, d ì tonno sott'olio, d i olive, d i sottaceti e d'altri amme- nicoli fatti pe raguzzare l'appetito. E tosto furono servite quattro sulle sabbie infuocate de lSahara. * » * A mano a mano ch el à cena s i svolgeva su aEminenza i l cardina- le, che s'ecra ritirato nel suo studio, chiedeva notizie a l familiari delle vicende della lotta, Un aspecie d i bollettino d i guerra. Quando sep - pe ch el a vittoria aveva gloriosa- mente sorriso agli ospiti f u gran- de l a su aletizia. Domandò: — Non è avanzato niente? — Gnent-e, Eminenza, anzi... —Niente?! — esclamò quasi u - miliato i l .cardinale. E romanesca- mente soggiunse: — M ache ,sso 'allancàti? Tuttavia i l piacere e l a meravi- glia l a vinsero su ldisappunto e volle andare subito a congratular- si co nquei quattro formidabili di - voratori, dallo stomaco d i struzzo e d i serpente. — 'Mbè g, iovenotti, séte soddi- sfatti? V' èpiaciuto? Uno de iquattro rispose: — Sicuro, Eminenza. Tutta rob - ba scerta! Un altro disse: — Un avera sciccheria! Il terzo: — Tutto bbono! Alla fine i l quarto, ch epareva esercitasse sugli altri qualche cosa come un aindiscussa autorità, sen- tenziò co n dignitosa condiscen- denza: — Proprio tutto bbono, Eminen- za! POCO, ma bbono! «Poco, m abbono! » .E f u questo il giudìzio finale e inappellabile, che gl ialtri tr e approvarono co n un cenno de lcapo. Micco Spadaro Un invito a pranzo Si eran sposati d a poco, avean passato appena du esettimane, soli La moglie ebbe un'idea: — No nvediamo pi ùi nostri a - mici. .. S en e invitassimo alcuni a pranzo... Sarebbe un'occasione per costringerli a dammirar l a no - stra bella casa... E pe rdu efr a loro riuscirà d igran tormento rac - certarsi della nostra grande unio- ne, della nostra felicità... — Un afelicità ch eno nè anco- ra stata turbata dalla pi ùpiccola nube ! Ernestina •—così s i chiamava la moglie — scrisse varie lettere, invitando a pranzo otto pèrsone amiche e d amici. Ogni lettera portava i l poscritto: — Se si accetta, nessuna ri- sposta. Arrivò i l giorno de lpranzo: i l cuoco ebbe ordini pe r apprestare un convito luculliano; tutte l e pri - mizie, l e delizie della stagione. La tavola f upreparata dalla stes- sa Ernestina: argenterie a profu- sione, smagliante ricchezza e arti- stica disposizione d i fiori. Quindi Ernestina impiegò, alme- no tr eore, a dabbellirsi, abbigl : nr- si: voleva essere i n tutto i l ¡al - gore della su abellezza. Suonarono l e diciannove: l'ora sprezzarci... diverremo così i l lu - dibrio d i tutti . .. — Che vuoi farci... s enon ven- gono? — arrischiò timidamente i l ma r i t o— I l pranzo è buono; man- giamo soli ! — E d i ch i è l a colpa? — ri - prese l a donna infuriata. - —E ' tua... de ltu ocarattere glaciale... Tu no nispiri simpatia... No n se i riuscito piacente... — M ach emodo è codesto?... — Già ,l a mamma no nvoleva che t i sposassi!.... Qui sorse un avera tempesta. L'esasperazione de igiovani co - niugi, si na quel punto s ì concordi e innamorati, no nconobbe pi ù li - miti. —• M en eandrò... voglio torna- re d ami amadre — disse l a sposa ad u n certo tratto, dopo aver e - spresso contro i l marito l e pi ù atroci ingiurie. — C i separeremo per 'sempre !..„ Or afaccio i lmi o bagaglio ! E andata nella camera, s i dette a vuotar tutti i cassetti, a gettar per terra abiti elegantissimi, bian- cherie, stazzonando, sgualcendo tutto. Il marito guardava quel tempe- stìo, così d i sottecchi e no nvo - lendo parere. L'uscio della camera era rimasto mezzo aperto. Ad u ntratto s i ud ìungrido: u n grido, i n cu i trasparivano i l pen - timento, l a gioia. — Sai ,Ettore — diceva Erne- stina — perchè gl'invitati no n so - no arrivati?... Perchè m i er od i massaia S o c c o r s i d ? u r g e n z a precisa i n cu i gl'invitati avreb-Uent icata dimandar loro l e lettere ber dovuto arrivare. Il marito stava seduto s uu n di - vano. Ernestina, agitatissima, an - dava s ue giù per i l salone, sfarzo- samente illuminato. — No ns i vede nessuno! —v'e- sclamò a d u n tratto. — E come mai?... E ' i l nostro primo invito. — Ma ! — ripeteva i l marito, sbadigliando pe rl a fame. Scoccarono l e diciannove e mez- zo.. Già v i erano state fr aErnesti- na e i l marito alcune parole aspre. — Qu ic i dànno un agran pro - va d i disistima... Mostrano d i d ' i n v i t o . Le h oritrovate qui ! E precipitandosi verso i l marito, si gettò nelle sue braccia. In quel punto s i sentiva battere ad un aporta de lsalone. Era l a cameriera: — Signora, no nvuol pranzare? Ed Ernestina, abbracciando i l marito sempre pi ùstretto e po i prendendogli i l braccio per andare verso l a sala d a pranzo, mormo- rava: .— E ora che s idice a i servitori? Jarro Riprendiamo il discorso comìn- fondamente assopito, s i procuri d i ciato il 15 dicembre passato e che, svegliarlo spruzzandogli acqua per ragioni di scaramanzia, mter. fredda su lviso e su lpetto, l o s i rompemmo in occasione aeue f &ie i frizioni, l o s i scuota, e svegliato e del principio d'anno: \ che sìa ,lo s ì interroghi pe rsapere — Ma che soccorsi d'urgenza? j che cosa è accaduto, e l os i tenga — scrìvevamo — Sarebbe come : desto co neccitanti, tr acu iè otti- supporre che se ne possa aver bi- 1mo i l caffè nero, somministrato sogno; mentre è inammissibile che anche i n abbondanza: infine l os i alle famiglie delle nostre care ab- bonate, abbia a succedere qualco- sa di sgradevole o pericoloso, pro- prio nel periodo legato alle più oeneauffuraisn soienmia —can- nata». Per altro, avevamo stabilito, nel- l'articolo del novembre, sugli «al- iacela passeggiare forzatamente; fa duopo regolarsi insomma come meglio s i può p, urché l o s ì tenga desto, fino a l giungere de ldotto- re che ,m caso d i sincope, prati- cherà l a respirazione artificiale. Avvertenza. — S e l a presenza del medico è sempre necessaria velenamenti per funghi* che, se quando trattasi d i veleno noto. alla massaia d'un tempo erano questo è assolutamente indlspen. permesse certe lacune — perchè sabile quando s i ignori d ich e na - nessuno aveva insegnato alle no. sire nonne nè l'igiene nè l'econo- mia uomesnea, «.u cui Le nostre mamm e cominciarono appena a sentir parlare — oggi, non sono più ammessi nella massaia moder-' na certi assenteismi. Prometteva- mo perciò di continuare a trattare ampiamente la materia dei «Soc- tura si ai l veleno ingoiato, perchè egli solo potrà interpretare d ìqua- le avvelenamento s i tratti e prov- vedere l a conseguenza. Asfissia Sintomi. — Pe rcause be nnote . _ . . ( ooualche ostacolo meccanico ne l corsi d'urgenzai; e non soltanto le v i e respiratone, o assorbimento per i casi di avvelenamenti den- di __ ome avviene nelie fughe vanti da generi «alimentari» d atubi d i gomma, pe r rubinetti Ci è doveroso, dunque, questog- • l a s c i a t i a p e r t i durante l a notte, t r Z t t a 2 l o n e d i a ~. ecc.) ; ovvero pe racido carbonico gomenti pratici che riteniamo di fnt ufi> hrrripri eccì s i verifica somma importanza ve r le famiglie, ¿ n avvelenamento paralizzan e i e riassumiamo perciò quali urfifera- . t r ln e r v o s ì r e S p i r a t o . ti cure prmwai s i d'ebano pr a - r i i L a f a c c o l t à tìl aspirare dimi- nuisce fino alla soppressione, pe r cui i l sangue no nassorbe più ossi- geno, n è esala pi ùacido carboni- co: anzi s i sopraccarica d ì esso; quindi ne lcolpito s i vanno estin- guendo l'attività cardiaca, i l polso diventa impercettiK'le, s i h a l a perdita della coscienza e della ticare. Avvelenamento per mandorle amare e simili Le mandorle amar« possono es - sere velenose, anche s e mangiate —, Perchè po it unon vuoi impa- rare i l bridge? — Perchè l e carte no nm i piac- ciono , e po iperchè no nh o tempo, sto studiando un amateria nuova, interessantissima ch em i prende ogni minuto libero e m i appassio- na come a vo ii l bridge. — U n gioco novo? Racconta» Racconta! — M is i stringono at - torno, quasi d a soffocarmi. Allora prendo i l coraggio a du emani e dico: — Mi son fat ta socia dell'Unione Naturista Ital iana! Come s e fosse scoppiata un a bomba, ora s i slanciano tutte quan- te i n senso opposto; cosicché i l vuoto ritorna intorno a me . _ Brave, ceri; bisogna sempre lasciar respirare liberamente a suo agio i l naturista; tutto, anzi, co - mincia proprio d aquesto... — Figurati, i oh ocosi paura de i pazzi! .... T ufr ai natuirísti?... e pensa- re ch et i credevamo una donna se - ria... M aavrai freddo, sai ,andan- do i n giro nuda! Una i n sordina (m aio h ol'orec- chio fino) : « Quella s i crede Vene- re i npersona, sapete! — Già, h avisitato a Parigi «l ' i - le Adame»!... Le lascio u npo 'così sfogarsi in - nocentemente, po iripeto co nar - te: «Mi son fat ta naturista perchè fiamminghe di fettuccine all'i'ovo, j v o g l i o conservare quel po' d igiovi- condite co nsugo d i carne, burro, funghi secchi e rigaglie. Esse tor - narono be npresto i n cucina per - fettamente vuote. E venne l avolta del frìtto scelto. Cervelli, animelle, carciofi, cotolet- tine d i bacchio, e d i vitella, cardi e altre verdure costituivano, su due larghi piatti d aportata, du e odo - rose montagne, ch ei quattro con-" vitati s i spartirono d a buoni fra - telli. Allo stesso modo apparvero sulla tavola e disparvero vuoti i n cucina piatti ricolmi d'umido d i manzo con contorno d ispinaci; d'arrosto di maiale e d ipollo (quattro cap - poni) co ninsalata i n enormi insa- latiere; d izuppa inglese pe rdodi- ci co nbiscottini d i pasta sfoglia; di u ncopioso e svariato dessert.... Tutto, tutto sparì! — Ah ,Toto! C e n'hai pi ùd e quella bbona mozzarella? — E ' finita... — Puro l'ova d ebufola? Puro quelle. •—Che peccato! E i liquidi? No nn e parliamo! Numerosi bccali (due litri) d iquel cannellino d iFrascati ch eno n h a nulla d a invidiare alle migliori marche d i Retms — e solo è pi ù puro e sincero — t vsom asciugati nezza che mi rimane, e i miei studi in proposito m i hanno convinta che solamente attraverso i l Naturi smo no iriusciremo a conservarci fresche, sane e belle, belle insom- ma». Questo è i l tasto màgico, l a bufera è domata, a poco a poco s i avvicinano d inuovo tutte docili co- me agnehette pasquali!... - - In fondo tutte sanno che i osono una persona assennata... S elo han- no messo i n dubbio pe ru nmo - mento, l a colpa è tutta de lNaturi smo Italiano; m ai o ammiro i Ro - mani delle catacombe e d anche quelli de lcirco. S i rassereni dun - que 1'«Unione»; no nchiederò i danni. Mi so npresa l a crudele voluttà di spingere l aloro curiosità fino al - la esasperazione. Ed or avolete fare i l bridge? Ho pronti du etavolini. — Come? M as e l a tu aè l a sola casa i n Milano dovo no ns ipu ò giocare! Or a ha i comperato l e carte? — I osono genti'.e e buona con le amiche; un avolta convinta ch e l'unica cosa ch ev i attira è i l gio - co, m i sono detta: — Pazienza! le farò giocare anch'io — Così, mentre vo istate curve su i vostri «robers» i o passo mezz'ora nella 1 lettura d i cose naturistiche; tanto voi no nc i accorgete s el a padrona di casa è i n sala o no, quando gio - cate. — . . . Prima raccontaci qualche cosa de ltu onaturismo! — Lasciamo i npace i poveri paz- zi, no nvoglio farvi paura, dolci colombe. — Quanto se i sciocca, smania, lo vedi? Ora non parla più! — Potevi farne a meno, anche tu, d i riderci sopra però! — E t u d i darle della svergo- gnata, quasi. La faccenda s i complica, lancio forte un : •— Silenzio, carognette! E 'giunta l'ora d i rinnovare u n giuramento celebre. Allungai l a mano come l'eroe d i Pontida e tutte quelle manine dal - le unghie rosso sangue (brrr!) ina - nellate e profumate furono sulla mia mano. — Giurate d i ascoltare i n silen- zio e d ipensare prima d ì par lare- Giurate d i no n aggiungervi alla schiera delle ignoranti ch esparla- no de lNaturismo perchè no nsan - no, neppur ¿ontanamente, che cosa sia... E allora i o a poco... a poco, forse v isvelerò i l segreto della fe - licità attraverso l a salute e l a bel - lezza. Vi assicuro, amici, ch ePontida al confronto è un apallida idea! Mai uditorio no nf u pi ù attento, più compreso, pi ùpalpitante. Intanto i o fr am edicevo: «Be - nedetto Naturismo! Or acome m e la cavo? » . La mi acoltura naturistica è al - l'inizio... sentivo i npieno i arespon- si" bilità dell'ora... L'inobliabile fi- gura de ldottor Piccoli, i l pionie- re de lnaturismo italiano, i suoi libri, l e rivista italiane e d estere, l'ile d eVillenne su rSeinne e mille altre immagini m i ballavano ne l cervello un aridda bizzarra; Di o santo!' s e telefonassi a Pirandello per farmi sostituire, quello mette- rebbe tutto a posto e troverebbe modo d i convincerle, pu rlascian- dole de lloro parere —m aio come debbo cominciare, or ach etaccio- no e sono disposte a dascoltare i l mio verbo? Come h o potuto as - sumermi l a responsabilità d i pro - pagandare un'idea senza essermi adeguatamente preparata? E s e faccio fiasco?. M ipareva d i essere davanti alla commissione d'esami che l e Marcelline chiamavano i n convento per l a nostra tortura. Io , che sgobbavo tutto l'anno, a l momento buono incitnillivo e co n grande sgomento delle mì einse- gnanti, fiere de lmi osapere, im - bandivo a dus ode iprofessori del - le « macedonie » d i imperatori ro - mani cambiavo posto alle monta- gne, creavo oceani immaginari e vedevo l e faccie delle mi emona- chine trascolorarsi come s e avessi fatto a riiegli uomini delle sbalor- ditive dichiarazioni ti'amere! Tanto pe rcominciare... incomìn- cio... « Immaginatevi l'umanità an - cora, felice, bella e innocente co - in poca quantità, perchè i n esse < sensibilità; i l volto s i f a cianotico, si trova, e d aesse s iricava, vacido g u OCC hi sporgono dall'orbita... ( e cianidrico, ch eè i l pi ùpotente ve - leno ch eesista, talché basta l'as - sorbimento d i un agoccia d i esso non arriviamo a descrivere gl i estremi sintomi, perchè quando v i fossero gi àessi, inutile sarebbe (6 centigr.) pe ruccidere u nuomo j qualunque soccorso), in pochi secondi. • cura. — Togliere tutto ci òch e Questo avvelenamento s i veriflJpuò esercitare un aazione comnri- ca spontaneamente all'epoca delle m ente (colletto, busto giarrettie. pesche e delle ciliege nere, delle ; r e > ecc.) • cercar d ì fa r rimuovere cui mandorle i fanciulli possono A c o r p i solidi o liquidi ch e impe- per inesperienza fare u ncibo abu-; discono l a respirazione; flagellare sivo, e dè consimile ne isuoi sinto- | j j corno co npezze bagnate d iac - mi a quello pe resagerata bevanda qu afredda; frizione energica d i dì acqua d imandorle amare, o d i tutto i l corpo; respirazione dell'a- acqua d i lauro ceraso. ria libera. Sintomi. — Bruciore alla gola, aumento d isaliva, vertigini, palpi- P u n t u r e d i an i d i v e s ne d i ta*i<ini. nffannn r>\ «Sfinirò flt'tv- 1 •"»«'Mie U 1« p i , -U1 vebpe, U | f zio , a o d i respiro, flr'o- nomia alterata, occhi sporgenti, polso raro, nausee, senso d j peso' al capo; sudore freddo. Cura. — Cacciare l asostanza ve - nefica co isoliti mezzi (titìllamen. 'calabroni, zanzare d i for - miche rosse Molto dolorose sono tanto l e to delle fauci c.o n un apenna, ac -: Punture quanto l e morsicature de . qua tienitia salata); quindi s i r i - ; gli animali suddetti, corra agli eccitanti (ammoniaca E 'Qu i<*anotare che ,tanto l e per inalazione sonra un apezzuo- !or <> punture, quanto l e morsica- la) ; s i faranno abluzioni fredde; ture, sono causate direttamente o si applicheranno senapismi sulle d au naculeo addominale o d a un o braccia e sugli arti inferiori, o Pi ù aculei boccali, (quasi denti Il medico pensi a l resto. Occorren- do, respirazione artificiale ecc . Intossicazione ai.mentare in genere Può avvenire: 1 .pe rcarni e vl - puntiformi e canellati) i n relazio- ne co nun aghiandola che ,o pe r volontà dell'animale o pe rcom - pressione da lmorso, segrega i l l i quido velenoso. Avvenuta l'inoculazione, s ì veri- fica, più o meno acutamente, in me nel Paradiso Terrestre... Imma- I sceri d i animali ammalati; 2 per j l QC0 u n ad o l e n t e tumefazione co n sinaf,evi... ». salcicce, prosciutti, salumi e d al- 1arrossamento, 'talvolta ¡notevole! tre conserve d i carne; 3 . pe rpesci | d e l l c u t e e i n b r e v e p o s S ono se - gi t vi. Chi m isalvò f u 31mi ovecchio domestico: 11 t è è servito. Meno male. Po im i ricordai ch e il mio t è no ner atè ,perchè avevo riserbato alle amiche l a sorpresa di u n t è naturista e no nsapevo più come invitarle i n sala. I ldo - mestico m is i avvicinò e m idisse: — Signora, i « souffiès » d i frutti sono pronti; calano s enon s ipren- dono subito. Dio mio !I souffiès? Gi àperchè dò i l soufflé di arancio ed posto del tè. Dì osolo l o sa !Ma ,pensando alle catacombe e d a l circo massi- mo, dissi (ad omnia parata): «An - diamo a prendere i l tè... che non è il tè ». Come, come? Perchè non è i l tè ? Perchè... i l t è i naturisti no n l o prendono (1) .Ecco e pe roggi ba - sta. V ih ogi àdetto molto. Dio m el a mandi buona pe rl a volta prossima Pe rquesta m el a sono cavata. Mentre prendevano i l pseudo-tè, le mi eamiche tacevano, no ns o s e più assorte ne lgiudicare l e tartine vegetariane o ne lfantasticare su l Paradiso Terrestre: una, l a pi ù bi - richina m is i avvicina e m i dice all'orecchio: ' — Senti, 1 tuoi naturisti no n commettono mai...? (Continua) Gina Zanetti Rusconi (Giza) (1) Proponiamo un'eccezione per il tè italiano! (N .d . R.) . tt IVI I L A N O c o n v e g n o s i _ " jÍ"í I . r« ~-Li.il 1 » T n* ' fi FmsGfiellona Tosoarra Gianni Mangiar meglio, spender meno Locale d iantica fama — fine trattamento laminare — mente diretto da !Proprietario Vi aAmatore Sciesa 8-10. (Prop. BENDI CESARE). personal- non freschi o putrefatti, pe rgam-1 b?ri e d aragoste guaste, pe r ostri- che ch ehanno assunto dall'acqua degli agenti infettivi. I sintomi d iqueste forme s i pre- sentano a disporre pe run agrave gastro-enterite accompagnata d a sintomi nervosi e , talvolta, dagli "tessi fenomeni delle crisi gastri- che. Contravveleni e cura. — Purgan- ti, enteroclismi, latte, caffè nero, sopratutto pe rcombattere l osve - nimento e ,a l riguardo, qualche al - tro mezzo, come fa> -spruzzare i l volto co nacqua fredda, aspirare ammoniaca, sali, aceto d ì S .Ma - ria Novella. Avvelenamento per veleno ignoto (ingoiato) Non è sempre possìbile nell'esa- me d i u n avvelenamento i l cono- scere quale si a stata l a sostanza venefica ingoiata. E ' pertanto op - portuno accennare quali possono guire sintomi alternati d i agita- zione o d i depressione nervosa, d i ambascia, d i respiro, brividi e feb . bre. Nei casi ordinari tutto s i risolve in poche ore, m ane icasi gravi, a d esempio, pe rpuntura d i numerose aoi o d ivespe, o , ancora, per mor- sicatura d iun aspecie d i taranto- la, detta i l ragno delle .cantine, può, pe rquanto raramente, segui- re i n modo progressivo l a letale azione de lveleno su lsistema ner - voso, e i l paziente, senza pronta cura, morirsene d i collasso. Cura. — 1 ) Tentare l'estrazione del pungiglione. 2) Neutralizzare i l veleno, la - sciando quindi cadere su lsito de L la. puntura alcune goccie d i am- moniaca. (Ch ivive i n campagna, tenga dell'ammoniaca e l a matita contro gli insetti, composta d ì carbonato d ì ammoniaca, canfora e mentolo). 3) Applicare, e pe r pi ùore , , pezzuole imbibite di acqua fredda, essere 1 soccorsi ch em ogni caso h y p ì ù semnlìce, i l più al - di avvelenamento debbonsi appr e - j l a mano, e i l più efficace de imez- stare: Cura. — 1. ) Provocare i l vomito al pi ùpresto possibile, giovandosi sia de icomuni vomitivi, si a sem - plicemente della facile introduzio- ne i n gola d idu edita o de lsolle- tico co nl a barba d i un apenna. 2.) Quando da lvomito s i pu ò chiarire l a natura de ivelano, allo- zi pe rcalmare i l dolore. Ne icasi gravi, trattandosi d i pi ùpunture, possono giovare piccole incisioni sulle punture co n un a lancetta ben disinfettata (l'alcool non man- chi i nnessuna casa bene ordinata) per provocare, co n l a uscita de l sangue, anche quella de lveleno. 4) Internamente: cordiali (in - ra s i potrà, regolare in. proposito l a l d I c a t l ' S D e c i a i m en t e i l cognac l'ac . f S ' ^ e « vino caldo aromatìzza- re 1 avvelenato secondo sintomi , t j h a g l s c o n o a l t r e s ì che esso presenta, eoperrfò s e tro- j f a v o r e v o i inente come sudoriferi, e vasi i n istat-o d ìeccitamento, gl i s i somministrino semplici calmanti, quali, a d esemoio, un'infusione d i camomilla, d i foglie d icedro, ecc. : invece, cordiali, quali i l cornac, i l caffè concentrato, s e i n stato d i "rostrazione d iforze; s e accusa dolori s i potrà aggiungere alle be - vande o semplicemente a du n po ' d'acqua, e , gradatamente, quattro o c i n c e goccie d i laudano. S ico - richi i l paziente i n posiz'one oriz- zontale pe rpotergli applicare su l ventre o pezzuole fredde ne lcaso armala febbricitante, o . invece. vezzvole ce 7 dissime; s ìl e un e ch- p 'e altre, a,Escono come contro sti- anolo e giovano a calmare i l do . lore. 3.) S e11 paziente trovasi pro - giovano quindi pe rl a eliminazio- ne de l veleno gi à circolante co l sangue. Ma .raccomandiamo ricorrere a l medico! V isono stati casi letali per simili punture. Avvelenamento per morso della vipera I l veleno della vìpera no nspiega alcuna azione a peli« integra e s i può impunemente ingoiare, esso invece è u npotentissimo veleno s e viene a contatto d i un aferita e da questa sì aassorbita ne lsangue U veleno introdotto pe rl a feri- ta de lmorso della viDva, anche in piccolissima quantità, è taWtel- ta sufficiente a cagionare u ngra» ve e mortale avvelenamento. Sintomi. — S e s i osservasse l a morsicatura, no nl a s i troverebbe rappresentata ch ed a alcuni pic - coli fori poco o nulla sanguinanti; alcune volte no ns i osservano ch e due piccole punture prodotte da i due denti veleniferi ch e SÌ trovano sulla mascella superiore. Dopo al - cuni minuti d ach eè avvenuta l a morsicatura, cominciano i fenome- ni dell'avvelenamento. Attorno al - la ferita l a cute diviene livida, do , lente, tumefatta; questa tumefa- zione s i diffonde rapidamente, a tutto l'arto o da tutta l a regione su cui h asede l a ferita; nello stes- so tempo l'avvelenato è colto d a affanno d irespiro, d aangoscia d a vertigini, d a brividi, d a straordi- naria stanchezza, delirio. Ne icasi più gravi, anche d a sincope. For - tunatamente, i l veleno della vìpe- ra, d icu iessa s i serv e pe ruccide, re ì piccoli animali dei oualì f a pa - scolo, no nè sempre sufficiente a d uccidere l'uomo adulto; e , data mia morsicatura s i ou òsvere i l vantaggio ch egl i abiti possono, o riparare i l morso, trattenendo par - te de lveleno o almeno impedire che i denti veleniferi penetrino profondamente nelle carni. Sicché, i nmolti casi, l'avvelena- to può bensì avere i r " sturbi, m aq-iestì minuiscono e noi? parire; possono L qualche tempo nevralg- regione offesa, qualche . .u v tumefatta lungo i l decorso C JÌ lin - fatici ch eassorbirono i l veleno; l a ferita pu òanche suppurare pe r qualche tempo, m atutto finisce qui. Cura. — 1 ) S e l a ferita è su l braccio o s ud"un agamba, s ide - ve legare l'arto a l d i sopra della ferita pe rimpedire a l pi ùpresto possibile l'assorbimento de l vele- no e -pe rfacilitare i l deflusso de l sangue; i n «qualsiasi altro luogo essa s i trovi, s i deve inciderla o applicare s u d i essa un aventosa, o, i n mancanza, succhiare i l vele- no stesso, ch e a labbra intatte, è perfettamente innocuo. 2) Po is i lavi co ncura l a fe - rita, e l a s i cauterizzi co nferro ro - vente. Potendosi avere ammonia- ca liquida, s e n e versino alcune goccie sulla ferita: l'ammoniaca, oltre a servire d a caustico, è an - che. òttima pei* neutralizzare l a potenza de lvèleno. Infine 'sì pra - tichi sulla ferita u nsemplice ben - daggio d a medicazione. 3) Mentre s ì cura l a ferita, si deve somministrare a l pazien- te qualche cordiale: rhum, cognac, caffè, o dalcune goccie d i ammo- niaca i n acqua. Nel caso i n cu i11 paziente fosse già colpito d abrividi, ch ecaratte- rizzano l'avvelenamento i n corso, si aggiungano l e frizioni alle brac- cia e alle gambe e quelle ai:Te maggiori cure indicate dalla cir - costanza: a desempio, è molto op - portuno tenerlo a letto riscaldan- dolo be nbene, promuovendogli i l sudore co ntisane calde. Trascor- se ventiquattr'ore dall'avvenuta morsicatura, no ns i h a pi ùalcun pericolo grave. Il medico ordinerà pure siero antivelenoso, praticherà iniezioni di caffeina, ecc . Ma. ripetiamo, queste norme so - no appunto pe rquando i l medico non c' è ancora! * • • Noi abbiamo volgarizzato per le !amigae t - tscieniijan ai quattro chiarissimi medici. L'ac- quisto dei relativi volumi importe- rebbe la spesa complessiva di oltre lire cinquanta. I due numeri del nostro giornale che hanno trattato dei soccorsi dt urgenza, rappresentano la spesa... dì un alira! Inoltre, la nostra compilazione •presenta auri vantaggi, maipen- dentemente da quello dell'econo- mia: una corsa a queste note così semplicisticamente e praticamen- te condensate è rapida e di facile attuazione: mentre, in mezzo a• alla troppa dottrina dì ponderosi volumi, le madri, le mogli, specie nel trambusto della emozione, sì smarrirebbero. Noi abbiamo cercato di render- ci veramente utili per gli eventua- li casi in cui si possa avere biscr gno di simili norme. E abbiamo parlato, come in ogni materia dt c:H ci occupiamo nel presente fo- glio, più che col cervello, col cuo- re, col buon se:izo, con la pratici- tà: da donna a donna. Infine abbiamo creduto di dover ci limitare a trattare veramente dei « primi soccorsi », mentre gli illustri dottori che scrissero pre- ziosi trattati in materia, non rese- ro buoni servigi ai colleghi...: si sostituirono ad essi anche quan- do l'opera fu intitolata «in atte- sa del medico ». In quale caso, ad esempio, si potrebbe procedere dai congiunti, alla consigliata « lava- tura gastrica »? Noi riteniamo, quindi, di avere reso un altro grande ' servigio alle famiglie delle nostre lettrici, con questo umile compendio dei <s.Soc vorsi d'urgenza ». Ma auguriamo, con tutto il no- stro ben noto fluido mascottìano, che non giunga a nessuna mai i l ".asn di doverlo consultare! (Comunque conservare queste, numero, con quello precedente sui funghi, e tenerli in un cassetto, ben a portata di mano). Delia.
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