LA CUCINA ITALIANA 1934

ìa LA CUCINA ITALIANA N. 1 — 15 Genna io 1934-Xil TORAT MARGHEARIT uova 8, tecoia di patate gr. ffio, zuccnero gr. 250, u sugo di mezzo limone, una Bustina t i Zucchero v a n i g l i a t o ed una dose per mezzo Ug . d i L i e v i t o B E R T 0 L 1 N I . sbattete Bene i rossi d'uovo con lo zuoc-iiero ed a parte montate le calare a neve. Mescolate piano plano aggiungendovi gradatamen- te la tecoia mista al l i e v i t o, il limone e lo z u c c h e r o v a n i g l i a t o . Mettete a cuocere a tomo nen caldo ungendo prima la padella di burro. La cottura si otterrà in 15 mi- nuti. Le dosi di Z u c c h e r o v a n i g l i a t o e L i e v i t o BERTOL INI sono in ven- dita presso 1 Drogliierl tn buste originali portanti la Arma del lab- Brlcante ANTONIO BERTOL INI TORINO. L'osteria del Sacco — d i — E u g e n i o G i o v a t m e t t i li sopra le nubi, se anche gli angeli, per far colazione, dovessero cercare un po' d'ubi cansistam, alle loro seg- gioline d'oro, sopra la volta del cielo. Sedendo nell'osteria dei Parioli, vi par quasi di sentire il vago sgomento di chi abbia piantato la sedia su d'un ondeggiante tappeto di nuvole. Lassù è infatti il paradiso, la celeste liberazione per tutti gli annoiati. Af- facciati su Valle Giulia, voi siete fi- nalmente nella regione della pace, nella regione che fiori dopo il Sacco di Roma. Tutto quel che vi circonda, ride ancora del riso con cui l'Urbe si confortò dopo esser stata saccheggia- ta dalle masnade del Borbone. All'o- steria del Sacco, siete ancora sotto la protezione di Sant'Andrea che permi- se al cardinale Del Monte di sfuggire per la cappa del camino, alle mani dei saccheggiatori. Confortatevi qui dove Giulio III e Pio IV si conforta- rono Roma ha sempre bisogno di Val- le Giulia e dei Parioli; ha sempre bi- sogno di questo consolante verde pa- radiso. Andate dunque a Valle Giulia, o let- tori che volete rifarvi una salute fisi- ca e morale, Infilate l 'Arco OscuiO, Più che dell'irriverenza, ce ra del- l'amarezza in quella vecchia canzone. Al Sacco, del resto, si canta poco; alla gioia canora, il romano preferi- sce il silenzio operoso della mascella,. Vedrete dunque m questo rassere- nante luogo, ottimati di ogni gene- Non si sa bene quante sieno le ari- stocrazie, ma certo è che gli aristocra- tici d'ogni razza, se devono andare al- l'osteria, vanno dritti a quella del Sac- co, sui Parioli. Quando si va lassù, principi o plebei, par di salire f ra le divinità celesti, sul dorso d'una va- ga nuvolaglia glauca. -I Parioli, tutti svolte e valloncelli e ondeggianti va- porosi, vi danno un'idea di quel che potrebbe essere una colazione d'ange- salite al Sacco e ordinatevi un super- bo «pollo alla cacciatora». Il «pollo alla cacciatora» è, oserei dire, il ge- nio del luogo. Ve lo prepara con le sue candide mani, la più graziosa delle ostesse romane. E guardatevi pure Intorno! Siete In buona compa- gnia. Intorno a voi, nei giorni di fe- sta, è una allegra brigata popolare- sca (uomini e donne). E' il fiore dei Parioli; per accorgersene, basta guar- dar le donne alcune delle quali fa- rebbero girar la testa anche ai più rigidi santi del Paradiso. Direttore spirituale di tutto questo allegro mon- do, è un tipografo, buona forchetta e buonissimo bicchiere. Non ho ragione di dirvi che aue st'osteria è il ritrovo di tutte le pos- sibili ed Immaginabili, aristocrazie? Ghs posso dirvi di più? CI ha fatto colazione persino il Re. Sicuro 1 Quan. do, nel 1911, furono compiuti i lavori per l'Esposizione d'arte a Valle Giulia, il nostro grazioso Sovrano, invitato dall'architetto Bazzani e da altri be- nemeriti, accettò una colazione in quel ridente luogo. Non si può immagina- re cosa più gentile. Del resto, a quei tempi, la fantasia popolare inquadra- f va volentieri nei quadro fiorito del- l'osteria anche gli eroi più diletti: e si cantarelleva ancora nella vecchia Ital ia: Napoleone faceva l'oste, e Garibaldi il camerier, re; principi del pensiero e dell'arte, regine della bellezza, duchessine e ba- ronesse. Un nuovo Olimpo romano si schiude ai vostri occhi attoniti, Roma è ancora popolata da gente sana e bella; gli uomini hanno spesso un'aria gioviale di semidei in vacanza e le donne la leggiadria maestosa e il pas- so lieve delle dee. Aveva ben scelto pap a Giulio, quando s'era fatto auas' sù il suo chiaro Olimpo. E guai a chi avesse tentato distoglierlo dalla sua vigna e dalla sua bella brigata. Un giorno, avendogli un prelato proposto per l'indomani un concistoro, papa Giulio scattò; «Cras erit vinca! x. Do- mani si Va alla vignai Andate domani alla vigna del buon papa, o, meglio, se lo potete, andateci oggi e domani. Lo scultore Medardo Rosso, quand'era a Roma, piovesse o nevicasse, andava ogni giorno col suo Fido Soffici, verso la vigna e il sacco. Piovesse o nevicasse, faceva colazione all'aperto, irremovibile. Quando la terra era troppo umida, metteva un giornale sotto i piedi e non temeva più raffreddori Ecco dove rischia di finire quel gior- nale in cui è stampato anche questo mio elogio della eccelsa osteria. Ma meglio così! Meglio evitare un raf- freddore ad un galantuomo che ri- scaldargli troppo la testa con le soli- te romanticherie. Pollo alla cacciatora, su tutta la li- nea! Il pollo alla cacciatora è anco- ra una delle più solide e delle più bril- lanti istituzioni della nostra cucina paesana. In qualche bella osteria ro- mana, come questa del Sacco, è vera- mente il genio del luogo. Non si po- trebbe immaginare cosa più leggera, Più piccante, più profumata. EUGENIO G IOV ANNETTI

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