LA CUCINA ITALIANA 1934

AüsmmsnM, ii eguíUbm N. 4 — 15 Aprile 1934-X II LA CUCINA ITALIANA JS_ Com'è Dat l a Società ohe f o r nei s c 5 mi l di l i tir di t he a i i onad f ogin C'è ancora, a Londra, nel cuore del- la City, un vecchio locale tutt'altro che elegante e pulito, con una mezza dozzina di tavolini che gemono da mezzo secolo, le pareti affrescate da un pittore che non è passato alla sto- ria, dove si riunivano mia volta i pro- duttori di tè. Un'altra sala del genere è nei pres- si dell'Hayde Park, dove le « Lyons » ha costruito ora un piccolo albergo d' lusso, nei cui sotterranei alcune sa- lette possono contener© un migliaio di persone sedute in comode poltron- cine davanti ai tavolini su cui fuma- no le tazze del tè. Si tratta di un albergo che i londinesi considerano come l 'ultima espressione della mo- dernità, vasto, elegante, superbo, per i servizi dei quale occorrono appe- na 2000 persone; ma l'edificio gran- dioso, il cui arredamento è costato parecchi milioni, sembra piuttosto il monumento innalzato in gloria del- la bevanda aromatica, dai tre fortu- nati ebrei che s' incontrarono per caso in treno. Tornavano da una cittadina di pro- vincia, dov'erano andati a visitare un'esposizione, stanchi, sfiniti. Aveva- no veduto uno a uno tutti gli stands m a non avevano trovato nel recin- to della esposiaine un bar che li sa- tollasse. ' • — E' possibile che con tante esposi- zioni che s' inaugurano non sia venuto in mente a qualcuno che il visitatore m Ecco, nella « piatti » mio poi può aver bisogno di mangiare? — E' vero; non siamo riusciti ad avere che un a tazza di tè quasi fred- do, che abbiamo pagato sei «penny», Ecco, gli amici che avevano visita- to insieme l'esposizione eran due. Ma c'era in quello stesso scompartimen- to, un altro israelita che interloquì. — Sicuro, han ragione;, se qualcu- no si proponesse di servire una buona tazza di tè fumante in un locale un po' lindo, aereato, decorato con un di Cadby distribuiti Hall, dove si preparano { alberghi della società. po' di gusto, scommetto che farebbe quattrini. Dobbiamo invece rinchiu- derci ora in misere stanzucce che san dì miseria, i o conosco una signora che guadagna tutto quello ohe vuole per aver creato appunto uno di co- testi locali puliti, di cui io stesso ho decorato le pareti, i o sono un pittore. Arrivarono a Londra che la società era fatta. Nacque così la « L y o n s» e nacque quarant'anni fa, nelle vicinan- ze di «PiCcadilly Circus», nel 1894, la Prima saletta da tè dove fu collocato. t r a l'altro, anche ,un pianoforte il cui strimpellatore guadagnava allora 25 lire per settimana. Quei pianista de- v'essere morto, m a giova sapere che le varie orchestrine che suonano nelle 350 sale d a i che la « Lyons » possie- de in tutta l'Inghilterra (200 nella sola Londra) rappresentano ora la spesa annua di un milione di lire! l a società, dicevo, possiede a Londra 200 sale da tè, compresa quella dalle pareti affrescate di cui parlavo in prin- cipio, ch'essa conserva come un pezz» da museo, m a più c h e le sai© sparse nella « C i t y» e lo stesso albergo al quale accennavo dianzi, interessa 1« fattoria di «Cadby Ha l l », grande co- me un grande paese, da cui parton« > rifornimenti. E' qui che un esercii« di cuochi d'inservienti, <y cameriera, sotto il controllo di scienziati, prepa- ra le pietanze standardizzate che sa- ranno poi distribuite nei vari risto- ranti, negli alberghi, nelle sale da tè della Compagnnia. Nella fattoria di «Cabdy Ha l l» fl infornano tutt'i giorni 200 mila P » nini (73 milioni di panini al l 'anno)! s'impastano 150 tonnellate di gelati

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