LA CUCINA ITALIANA 1934
LA CUCINA ITALIANA 1 Maggio 1934-XII H i aiawKi mezzogiorno. Il pranzo di sera tardi è semplicemente bestiale. La sera la céna deve essere di sola frutta in quantità non eccessiva, ben masticata, sapientemente gustata. Poiché in ge- nere noi mangiamo troppo, non è il caso di preoccuparci del valore ali- mentare, che del resto nelle frutta, come si è detto, pur essendo modesto non è disprezzabile. Una modica cena di frutta dolci e mature, come sono quelle del nostro Mezzogiorno, può rappresentare mille calorie, cioè il ter- zo del fabbisogno organico. Il nostro clima consente questa preziosa abitu- dine per tutto l'anno poiché non c'è mese senza frutta fresca: pere inver- nali, nespole del Giappone, arance, pere estive, mele, pesche, uva fichi, fichidindia, melograni, mandorle, nò- evidente la razionalità dell'alimenta- zione di frutti zuccherini e delle bi- bite di frutta anche nei malati. La cena di sola frutta, rapida e frugale, realizza dunque la migliore conclusione della giornata alimenta- re: essa ristora le forze, consente un plàcido riposo, disintossica l'organismo e dà la mattina seguente un senso di riposata leggerezza e di salute e una freschezza mentale, sconosciuti agli adoratori della crapula, che sono già stanchi prima di cominciare a iBiVOfEÌG Dott. GIUSEPPE BONIFACIO ci, cotogne, castagne, ecc. Né si de- vono escludere i imiti deigli orti: fragole, cocomeri, melloni, pomidoro e alcune verdure che si usa consuma- re crude, tome i finocchi, le lattughe romane, i ravanelli, i sedani, 1 cavoli rapa, eeé. Fra qualche anno alcuni frutti esotici potranno divenire popo- lari e accrescere la svariata serie, La cena di frutta, purché non ec- cessiva, riposa l'apparato digerente per lo scarso bisogno di succhi dige- stivi, neutralizza le tossine e lo sco- rie del pranzo lauto, passa rapida- mente nelle seconde vie e lascia Pre- sto vuoto lo stomaco con benefica in- fluenza sui cuore e sul respiro du- rante il sonno, lava in' un tenue ba- gno salino e .zuccherino tutte le cel- lule e ne tracina i residui,del ,ricala- bio verso , gli. emuntoi e sòpratutto. verso 1 reni, ristora, la funzione epa-, tica arricchendo il fegate di glicò- geno. Recenti gtijdi hanno messo in luce che la funzione protettiva ahti- tossica del» fegato è strettamente le- gata a: suoi depositi di glicogeno, de- rivanti dagli- zuccheri. Si son visti sparire gravi delirii di pulmonttim e di tifosi con larghe somministrazioni te stancherò e di insulina. E' dunque ASSAGGI Sarei curioso di sapere dove era- vamo rimasti l'ultima volta. Sicuro: si parlava di'fichi dottati. Ma riprenderemo, se mai, la discus- sione a settembre .quando matura an- che l'uva e in qualche nostra regione comincia la vendemmia. Rammento d'essere stato una volta a vendemmiare anch'io in un'isola del Tirreno, dove l'uva, a settembre è già tutta polpa di sole, che t'incendia le vene. Ero ospite di un amico cne aveva 1 suoi possessi sulle pettate di un monte su cui quei contadini era- no saliti a costruire una prodigiosa scalea di smeraldo. Le case della frazione erano sdraia- te sulla spiaggia alla quale si appro- dava su piccole barche tra scogli e massi enormi che i Ciclopi avevano rotolato dai monte. Le vigne circondavano le case bas- se, tinte di rosa è di rosso, salivan sulla montagna, l'ammantavano tut- ta, fin sopra una mulattiera che fa- sciava la zona e ti conduoerva, a o- riente, verso un santuario famoso do- ve si adora una divina Madonna giottesca dipinta sulla pietra, dì cui rivedo il volto e le mani, Le vendemjniatrici c oi grandi cap- pelli di paflia e le : vesti sgargianti, mettevano note di colore tra i «ca- pannelli » delle viti: uomini e donne scendevano con le ceste colme lungo i fossati dov'erano i tinelli e le be- stie che portavano l'uva ai palmenti Eravamo saliti all'alba: alle 7, sul terzo «salto», dove eiavacno arrivati a quell'ora, i mezzadri dell'ospite ci portarono la colazione: tonnina ros- sa, acciughe con pomodoro e cipolla, e un vino asciutto che quando l'ave- vi bevuto ti rifaceva la bocca. Mangiai, come se avessi lavorato anch'io, con l'avidità dfiU' a:tia mato. E pensavo, mangiando, che a mez- zogiorno, dopo quel « caffè » mattu- tino, non avrei fatto onore al «-cac- ciucco » che avevano preparato sulla spiaggia, fatto d'i prongo e di more- na, di scorfani rossi e di pesci cap- poni come non, li, avéW mai visti. Ma è forse vero che a vcr.t' ar.ni la malattia che più ci tormenta si chia- ma salute. IL SAGGIATORE IL RE D EGL I A N T I P A S T I CHB ANT IPA» T# PELIZIOSO! - ESCLAMA A BUONGUSTAIO - ALLA VISTA DELLE FAMOSE mm\n È* l'ideale per stimolare u«Jt- ziosamente l'appetito, perchè le olive verdi, prima raddolci- te e indi dinocciolaie, sono ri- piene di squisiti filetti di ac- ciughe, all'olio purissimo fi! o- Uva iti eleganti scatole da gr. 300. E» in vendita nelle prima- rie salumerie. fe'e il vostro for- nitore ne fosse sprovvisto po- trete ricevere, franco domici- Ilo, ovunque, il pacco postale CON TRE SCA- COLE, inviando solo L. uon vaglia postale o in tra». coboIH, oppure contrassegno. 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