LA CUCINA ITALIANA 1934

ì a LA CUCINA ITALIANA N. 1 — 15 Genna io 1934-Xil ^ I G r l S i O R I I v I ^ A ' Le Signore di una volta e quelle di oggi - Compiti e doveri di una padrona di casa - Come si dà un ricevimento - Come si organizza un ballo - Che cosa si deve offrire ai convitati - Come si veste in società - ¡ ? v ;; Abbiamo creduto utile, e gra- dito, alla lettrici, di pregare la Contessa Elena Morozzo della Rocca, nata Muzzatti, di scrivere per là Cucina Italiana una serie di articoli. Il nome della Contes- sa Morozzo della Rocca, che da vari anni pubblica, con cosi gran- de successo, libri per la gioventù, per i bambini, per le signore, è garanzia di buon senso e di buon gusto. Una volta, la parola « signora » si- gnificava una donna d'alto rango, pie- na di danaro e di boria, troneggiaste in dorata poltrona, con una pettina- tura imponente, con un vestito d'a- moerro che stava In piedi da solo, che teneva oziose in grembo le mani gras- soccie cariche di anelli. Ella usciva raramente e sempre in vettura — ad eccezione del venerdì Santo, quando visitava a piedi i Sepolcri, — con ostentata umiltà. Metteva al mondo dei figlioli che non nutriva e ben po- co curava, dato che aveva a disposi- zione ]a baUa e delle vecchie domesti- chi- fedeli; ordinava una volta per sempre al cuoc.o 1 pranzi di cinque por- tate, pesce e dolce; si sarebbe sentita disonorata se avesse posto piede in cu- cini o fatto un dolce, avrebbe repu- tato disdicevole e volgare 11 parlare e l'occuparsi di economia domestica. Quanto è mutato (ed in meglio!) il mondo! Quanto si è fat ta interessan- te la vita di una donna moderna! Noi, che pur siamo Signore, ma che vivia- mo nel 1934-XII, troviamo tempo per tutto! Nutriamo, alleviamo, educhiamo 1 nostri figlioli, diamo tutte le cure alla, casa ed alla cucina, mediante una perfetta organizzazione, anche con mezzi limitati e con poca servitù; ab- biamo tutte un'attività colturale, assi- stenziale, artistica, sappiamo vestire bene e ricevere bene, sappiamo spen- dere intelligentemente, portiamo an- che per via pacchi e pacchetti senza sentirci diminuite, cucciamo le mar- mellate e, se troviamo delle donne im- pacciate, goffe, sfaccendate, cerchia- mo di sveltirle, di correggerne la men- talità, di dar battaglia all'ozio, allo snobismo, all'affettazione, alla boria femminile... di fare, in una parola, propaganda, di schietta e signorile Ita- lianità anche e sopratutto nel campo domestico, dato che sempre fu e sem- pre sarà che sulle ginocchia delle ma- dri e nell'ambiente della famiglia si formano le nuove generazioni. In questa rubrica: «Signorilità» (che porta il titolo di quello fra i miei libri che ebbe maggiore fortuna) sarò lieta di trattare argomenti femminili di attualità, ed anche quelli che mi venissero suggeriti dalle abbonate, ri- volgendomi in linea di massima alla grande maggioranza dtelle abbonate stesse, piuttosto che al numero ristret- to di quelle che hanno grandi possibi- lità finanziarie. * » 8 L'argomento, sarà, in questo mese, 1 ricevimenti di Carnevale, in quanto hanno attinenza alla padrona di casa. In qualche grande città e specialmen- te a Roma, il periodo dei ricevimenti dura tutto l'anno. Nei centri minori, invece, il carnevale guizza nel periodo che va dall'Epifania al le. Ceneri, bre- ve periodo, in questo 1934 (6 gennaio- 14 febbraio. Ricevere bene, significa un insieme di cose: una casa proporzionatamente ampia, calda dl'inverno e fresca d'esta- te, della servitù pratica, un buon am- mobiliamento, una sufficente provvi- sta dì vasellame e di argenteria, ed anche un certo spirito di sacrificio da parte dei padroni e specialmente del- la padrona di casa. Se quest'ultimo •viene a mancare, se la signora vuol ballare dal primo all'ultimo giro e non si preoccupa che i suoi ospiti abbiano benessere, compagnia, affiatamento, rinfreschi, ne risulterà un ricevimento senza ombra di signorilità. Ohi non possiede quanto sopra è in- dicato, non dia ricevimenti veri e pro- priì, non si dia delle arie, non parli dei suoi salotti e delle sue serate telefoni a qualche amica di venire al- la buona a prendere il caffè dopo cena e mantenga a tutto l'insieme un tono famigliare, il quale non esclude la si- gnorilità... tutt'altro ! • * » Tutte noi conosciamo dei salotti di gente dabbene, non ricca, ma dove tut- to è armonioso e simpatico e cordiale, dove l'accoglienza è sempre affettuosa, (e non nei soli giorni fissati per rice- vere), dove il caffè ed il tè sono sem- pre ben dosati e bollenti, dove c'è un solo dolce, ma ben fat to e ben pre- sentato, dove la conversazione è bril- lante e intelligente... donde si esce sempre soddisfatti. Quindi, chi non ha grandi salotti o grandi mezzi, non si tolga la gioia di vedere delle amiche e degli amici; lo faccia In quel tono minore che è tan- to signorile e simpatico... Frequentando delle famiglie antiche e in grande posizione sociale e fre- quentandone altre della ricca borghe- sia, si notano subito delle differenze. Limitiamoci a quello del rinfresco. Nelle prime, tutto ha l'aria di dire: « I nostri amici usano mangiare a suf- ficenza a casa loro; da noi prendono volentieri una tazza di tè, ma cerca- no ed apprezzano del godimenti che non siano quelli dello stomaco, a cui la loro borsa provvede ». Nella sala da pranzo dei secondi, tutto ha l'aria di dire: «I nostri amici sono degli affamati e degli ingordi e noi ci siamo assunti il compito di rim- pinzarli ben bene, dato che nulla di meglio possiamo offrire loro». Nelle case dei primi c'è, in conse- guenza, un buon tè bene servito, offer- to dalla padrona di casa; in quelle degli altri c'è un emporio di gastrono- mia, che viene servito dai domestici... L'appetito degli invitati è diverso nel pomeriggio e nella serata. Alle diciassette tutti hanno mangia- to da cinque o da sei ore, tutti sono abituati a prendere qualche cosa e la maggioranza mangia molto e preferi- sce il salato prima del dolce. La pa- drona di casa, che dlà un tè di una certa importanza, in carnevale, cerchi di preparare qualche cosa di nuovo e di originale e non dimentichi le spe- cialità dell'epoca dei varii paesi. Vi siano piccole preparazioni salate fred- de, come tartine, canapè, panini ripie- ni ecc., ed anche delle piccole prepa-

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