LA CUCINA ITALIANA 1934

«Senza complimenti Una delle brutte abitudini dei no- stri cari uomini, in fatto di casa, e di mangiare, è quella che ci espongo- no, spesso, a far delle cattive figure. Voi avete preparato la vostra cenet- ta, consueta per due persone — e ma. gari — perchè avete fatto tardi dalla sàrt» — vi siete sbrigata con una frittatina aux fines herbes, una fetta di carne arrosto, sulla gratella, e un po' di contorno e di frutta; e la ta- vola l'avete apparecchiata come di consueto, col piatti di tutti i giorni e le posate d'alpacca, perchè quelle belle d'argento — dono di nozze, d'un testimone in vena di spendere più i» su di 1000 lire — le riserbate per le grandi occasioni. Quand'ecco che la solita cara vo- ce — in questo momento meno gradi- t a — v i telefona, come se nulla fosse: — Sai? Vengo fra due minuti. Pre- para pure la cena. A proposito! : guar- da che porto con me l'amico Formico- Toni... Eh! cos'hai detto?... No, nessun imbarazzo! E' un amico, si fa senza complimenti! Metti una posata di più... Ed eccovi tutte infuriate aa appa- recchiar di nuovo: eccovi a correre in dispensa a veder se ci sia qualche sca- tola d'antipasti, da aprire: eccovi a metter sul fuoco un tegame, per uno di quegli en-cas fulminei che possono rappresentare, volta a volta, un piat- to di mezzo, un riempitivo, o un con- torno — come si vuole. Sinché il marito arriva, il signor Formicoloni anche, e voi che non sie- te pronta, naturalmente, dovete na- scondere il vostro «dolor sotto un sor- riso» — come la madre di De Arnicis, e scusarvi della insufficiente prepara- zione, come se la colpa fosse vostra. Mì viesi da ridere, a pensare che co- sa dovevan essere i pensierini di una piccola modesta castellanuccia del Medio Evo, o, peggio, di una matrona romana, non eccessivamente munita di sesterzi, de* tempi di Lucullo — se avessero ricevuto (diciamo così!) una... telefonata dfi. quel genere. E mi imma- gino la scena. ' La castellana è nella sua stanza, in- tenta a filare, o a sonare sul liuto l'ultima aria sentita dall'ultimo me- nestrello di passaggio: — che sarebbe stato come una specie di radio-viven- te-ambulante, in uso a quei tempi. La fida ancella (anche a quei tempi le fi- de ancelle rubicchiavano sulla spesa), è naturalmente in cucina, a tu per tu con un austero girarrosto, di quelli tutti d'un pezzo, che dicano: mi spez- zo, ma non mi giro. E intanto si do- manda, l'ancella, che cosa potrà grat- tare domani, sui conto. Arriva un uo- mo tutto vestito di ferro — e con pa- recchi chiodi (dorati) sulle giunture. E'... il telefono che usava allora. — Madonna — dice quell'uomo che ha paura dielle calamite come, più tar- di, avrebbe avuto paura di un confe- renziere. — Madonna, il Serenissimo Già, se mancavamo le forchette e 1 cucchiai, e tutti mangiavan con le ma- ni, l'apparecchiatura era in compenso complicata per i vasi, i bacili, i lumi, che a quel tempo « ci volevano ». i ci- bi, poi, anche se rudimentali, grosso-, lani e primitivi, eran tanti, dovevano necessariamente esser tanti, in un pranzo dii gente come si deve, che an- che un amico «senza complimenti» — se avesse dovuto esser servito a do- vere — avrebbe messo nella costerna- zione qualunque castellana di mezza tacca. Ho qui davanti a me la descrizione di un pranzo del secolo XIV. E fran- camente, quando penso alla signorile semplicità e al buon gusto delia mia tavola familiare, non mi vien punto la voglia di esser nata prima di Dante. Nelle belle illustrazioni che qua, per gentile concessione dello Stabilimento d'Arte Brogi riproduco, e che si rife- riscono al magnifico palazzo Davan- Palazzo Davanzatì del '-oc. L'apparecchiatura è però posteriore. Messere a voi m'invia, per dirvi eh« infra mezz'ora sarà egli qui con mes- ser Gaddo di ser Lorenzo degli Aldo- brandini. Et egli vi prega di fargli approntare convenevoli cibarie et be- vande assai... Mi vien da ridere, dicevo: perché a quell'epoca non avreste potuto cavar- vela con una frittatina coi prezzemolo — che si chiama homelette aux fines herbes, quando le si vuol dare im- portanza, — o con una fettina di fi- letto alla griglia. (Fotografia d 'Arte Brogi) zati, del 300, si vede come fossero ap- parecchiate due tavole, in un periodo di assai posteriore al grande Poeta fiorentino. Anzi, in pieno Rinascimen- to. Eravamo già arrivati all'uso del- le posate: e la mensa aveva un suo carattere solenne, intonato al tempo. Ma nel '300 le cose erano più com- plicate. Se il cuoco e lo scalco usava- no una specie di forchettone, e il col- tello, per tagliar i cibi, i convitati u- savano le sole posate naturali, in uso M I»A CUCINA ITALIANA 1 Maggio 1934-XII GUIDA PER LA GIOVANE SPOSA Economia.... . e buno guost

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