LA CUCINA ITALIANA 1934

M I»ACUCINA ITALIANA 1 Maggio 1934-XII L e fri ttel le de l l a Zia. Ca r l o t ta Il cav. Arnaldo Sparetta e la sua gen- tile signora Erminia hanno una zia mi- lionaria. Una di quelle donne che sono proprio nate per essere zie milionarie <- nient'altro che zie milionarie. Secca, lun- ga, avarissima, con i ginocchi puntuti, la faccia gialla e floscia e la camicetta color tabacco, con le stecche nel colletto alto Il cavalier Arnaldo e sua moglie sta- rebbero volentieri tutta la vita senza an- dare a trovare questa loro antipaticissima zia, che, tra l'altro, si chiama Carlotta, tramanda cattivo odore e ha un sorriso nerastro cosi indisponente che, quando ride, fa venir voglia di riempirle la bocca con una manata di terra; ma, purtroppo, è milionaria, come abbiamo detto, e bi- sogna pure che i coniugi Sparetta si ras - segnino a. farle visita almeno una volta al mese. Questo è un sacrificio per il cavaliere e la consorte, non c'è nessun dubbio; tuttavia non sarebbe esageratamente in- sopportabile se, oltre i già summenzio- nati difetti, la zia Carlotta non avesse •una terribile manìa: quella di fare un gran piatto di pessime frittelle ogni volta che i suoi amati nipoti si recano a tro- varla. Sono dieci anni circa che. ogni mese, i coniugi Sparetta vanno a visitare la zia; e sono dieci anni che, regolarmente, que- sta ammannisce loro il solito piattone di frittellacce malcotte, insipide, nauseabon- de, addirittura immangiabili. Non. una volta, in dieci anni, che, per ¡sbaglio, distrazione o senso di pietà, la zia Carlot- ta abbia offerto ai nipoti, che so io, un caffelatte con biscotti, un bicchier di vi- no o, sia pure, pane e salame. Frittelle, nient'altro che frittelle, inesorabilmente le stesse. Pare una condanna. E con l'andare del tempo, il cavalier Arnaldo e sua moglie Erminia, con la prospettiva dell'eredità, ci si sono stoica- mente rassegnati. — Se possiamo ereditare... — pensano in cuor loro i miseri, ogni volta che si trovano costretti a ingerire quella robac- cia, — vedremo chi avrà il coraggio di parlarci ancora di fitteìle ! 1 » * * Un giorno, perù, Arnaldo e l'Erminia, allo scader« della solita data mensile, si trovano, per un grave impedimento, a non potersi recare dalla zia Carlotta per l'abituale... sacrificio delle frittelle. _ In dieci anni e rotti non era mai suc- cessa una cosa simile. ' — Come si fa? Che dirà? Si offenderà certamente... Non c'è nemmeno la possibilità di tele fonare, perchè la zia, per avarizia, non tiene il telefono. _ Sai cosa facciamo? — suggerisce l'Erminia, con aria trionfante. — Ci an- dremo domani I _ Domani? Già, è vero... non ci avevo pensato — risponde felice il cavaliere. Ma l'indomani (guarda un po' la sfor- tuna!) trovano la porta chiusa : la zia era uscita poco prima, chissà per quale com- missione. Tuttavia non si perdono di coraggio e il giorno dopo ritornano, mesti nia decisi, per l'eroica visita di dovere. Perbacco, con l'eredità è meglio non scherzare. Sa_ rebbe davvero terribile che dopo tanti anni di sacrificio tutto venisse compro- messo per aver saltato una visita... entrati nel salotto (che per i 8RVA 1051) poveri Sparetta è un pochino come una stanza di tortura) la zia Carlotta si fa loro incontro, con il suo sorriso nera- stro, e dice loro: — Come mai, come mai, figlioli, l'altro ieri non siete venuti ? Cosa significa questa novità ? Per fortuna _ la vostra buona zia pensa sempre a voi e vi ha conservato le vostre frittelle. Ah, si! Scommetto che avete pensato male di me e vi aspettavate di non trovarne più ! Male, male; non ho mangiato nemmeno la mia parte, per poterle gustare assie- me a voi... Arnaldo e l'Erminia impallidiscono or- ribilmente, ma si trattengono e riescono ad abbozzare un doppio blando sorriso, seguito da due « grazie » sinceramente commossi. Eppoi si siedono a tavola, col cuore m tumulto, mentre la zia depone nel cen- tro della tavola l'enorme piatto delle frittelle. — Coraggio, ragazzi miei, non voglio complimenti, lo sapete. Ma le frittelle, questa volta, vecchie di due giorni (è da notare che siamo in a- gosto) non si possono assolutamente mangiare. Fredde, gassose, acide. Una buona parte è perfino rancida. Arnaldo guarda la moglie, questa ri- volge uno sguardo supplichevole al ma- rito e pare che debba scoppiare in la- crime da un momento all'altro. La zia mangia con visibile soddisfazio- ne, chiacchierando e lodando spudorata- mente le proprie abilità di massaia. Arnaldo arriva a ingoiare due di quegli atroci pasticci, ma a un tratto non reg- ge più, si solleva un tantino sulla sedia e, dimenticando eredità e Sacrifici, escla- ma, fuori di sè : — Ma zia, metà di que- ste frittelle sono andate a male, sono assolutamente rancide!! — E si risiede di colpo, con la fronte imperlata di sudo- re, mentre in fondo al suo cuore una voce grida disperatamente: «Addio ere dità ». Lugubre silenzio di tomba. Zia Carlot- ta diventa verdolina e fa cessare di col po la laboriosa masticazione della prò pria dentiera. Poi pianti gli occhi addos- so al nipote, inchiodandolo alla spallie- ra della seggiola come con due spilloni. — Inaudito- •— ruggisce, poi,. sollevan- do le sopracciglia e abbassando il labbro inferiore — Inaudito!,.. Metà delle mie frittelle... rancide! Questa è ingratitudi- ne spudorata... Devi assolutamente riti- rare quello che hai detto, subito, altri- menti non rimetterai mai più piede in quesa casa. Ah... | Arnaldo ha una terribile voglia di chiu- dere quella bocca con tutte le frittelle del suo piatto, eppoi di alzarsi e andar- sene sbattacchiando la porta, deciso a non rimettere mai più il piede, per dav- vero, in quel luogo di tortura, _ ma Er- minia interviene prontamente, si alza in piedi e s'aggrappa alla vecchia, implo- rando : — Zia, zietta, non dar retta a quello sciagurato; non sa proprio quello che di- ce. Anzi, credo che abbia scherzato, sai. Vedi, ritiro io per lui e ti dirò proprio il contrario: metà delle frittelle non sono affatto rancide. Di fonte a questa dichiarazione cosi... convincente, zia Carlotta si calma di col- po. Fa nereggiare un mezzo sorriso e dice ; - So, so che quel bel tipo di Arnaldo voleva scherzare... Ebbene, per punirlo io lascerò senz a frittelle... Erminia lancia un'occhiata d'invidia al marito fortunato, che si frega le mani sotto la tavola. - ...però, siccome non voglio essere troppo crudele, — continua la vecchia _— glie l e terrò in serbo per il prossimo gio- vedì. Va beue, piccolo impertinente? BRUNO TORTA ECCELLENTE Uova inzuccherò gr. 200; mandorle gr. 105; pane grattato 3 cucchiai, cannella e limone. l. e chiar e a neve. Dopo cotta si taglia (volendo) a metà e si ricopre cou burro e zucchero battuti. TORTA DI MANDORLE TOSTATE Grattuggiare la crosta di quattro pa- ni eppoi versarvi sopra un litro di latte bollente. Lasciare raffreddare ed aggiun- gervi 150 grammi di mandorle peste al mortaio con la buccia. Montare sei tuor- li d'uovo con sei cucchiai di zucchero, poi aggiungere alla pasta con dodici a- maretti sminuzzati bene. Un po' di cor- teccia di limone e se si vuole un po' di liquore forte. In ultimo tre chiare di uovo montate. La fortiera unta di burro e pane grattuggiato. TORTA DI MELE Sbucciare 3 kg. di mele e grattarle. Aggiungere 2 manciate di liane pesto, 3 uova, etti uno e mezzo di zucchero, la scorza di un limone o arancio grattug- giata ed un bicchierino di rhum. Versa tutto in fortiera metà di burro e polve- rato di pane e metti qualche pezzetto di burro anche sopra. Cuocere al forno.

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