LA CUCINA ITALIANA 1934

24 • LA CUCINA ITALIANA X Giugno 1934-XII L A M I G L I O R E . -„ ' •• .. ' • ' I N S C A T O L A LA P R E F E R I TA DA TUTTI perchè offre un piatto prelibato e pronto j-Soc. An. A b P O N S O S A DA - MONZA Dèlia — di contribuire alia pace dome- stica a quella che, io chiamo: « L'amministrazione della felicità fa- migliar^ ». E nessuna maggior sodisiazion e per me di quel li che promana da lettere di ma- riti riconoscenti • per l'opera che so que- ste colonne andiamo svolgendo. . j(c A. L. Monteleone Calabro « T- talia è fatta, bisogna fare gl'Italiani », esclamò il Grande 'Statista. A questi, og- gi, sta provvedendo Benito Mussolini. Sia permessa a noi -su questo Giornale, dèdicato alle famiglie, un'altra ' esclama- zione: i Bisogna fare... le Massaie ita- liane »! E cioè orear e un'altra' unità che man- ca al nostro Paese: L'UNITA' GASTRO- NOMICA. Quando ogni brava donna di casa, an- che in, cotesti paesi meridionali, saprà valorizzare il riso cuocendolo ben e e nel- le più svariate forme, non ci sarà più chi domandi, com e tu ha; domandato, se, è vero che il riso si può dare anche tagli ammalati e s e contiene ' elementi nutri- tivi. Ti dico subito che ' il riso è l'alimen- to principe, < perchè esso' è, fra tutti, il più digeribile e il più assimilabile. Nella scala della digeribilità pur tra- lasciando confronti con cibi indigesti, co- nte' l'anitra,' i l maiale, -ecc.; per digerire i quali occorrono circa cinque ore, anche in confronto agli alimenti più leggeri, come latte, cervella, tapioca, uova al burro, il riso batte il record, poiché per essere digerito basta un'ora soltanto. 3jc G. R. - San Marino. .— E completo con te la risposta all'abbonata A. L. di Monteleone Calabro. Per, diffondere l'uso del liso, le nostre massaie devono giu- stamente conoscere le norme basilari per cuocerlo. Soltanto preparando dei buoni piatti di riso la massaia italiana contri- buirà a quella che io chiamo: L'unità gastronomica del Paese. Cominciarlo dalle proporzioni e dal tipo : Per minestre in brodo, circa 50 grammi a persona e per risotti, circa un etto. Dare la pjvferen:«. ai risi poco lavo- rati, cioè a fondo scuro o striati di rosso, perchè più ricchi di elementi nutritivi. Quanto alla cottura rammenta le seguenti t r i norme : a) Il riso non va lavato, per non disperdere sostanze preziose per l'orga- nismo; b) Il riso dev'essere cucinato a pen- tola scoperta; c) Il riso dev'essere servito a giusta cottura, cioè nè troppo cotto, nè troppo crudo. Perciò bisogna arrestarne l a bol- litura quando il riso è al dente e ri- prenderla poi un minuto prima di servire. j|c A. S. - Palermo — Io non sono" en- ciclopedica, ma neppur e pretenziosa e, quando ignoro ho il doveroso coraggio di confessare l'incompetenza. Cosi ti confesso che per la tua doman- da: « Come distruggere le formiche f », ho tardato il riscontro per informarmi a mia volta. Sono oggi In grado di riportarti quan- to scrive al riguardo il prof. A. Berlese, in un interessantissimo volume, intito- lato: Insetti delle case e dell'uomo e ma- lattie che diffondono. « Per liberarsi dalle formiche penetra- te in casa, più che alla distruzione diret- ta degli individui invasori, è bene prov- vedere a quella del nido. Seguendo la schiera bruna, si arriva a scoprirne l'ori- Itoe, cioè il formicaio, che sarà certo ¿Bori di casa. c Si procura di versarvi dentro (o me- glio, potendo farlo m un buco praticato nel terreno, a di eá centimetri dall'orifizio àel |ormicaio. buco fatto con un manico. ecopa e iion più profondo di dieci centimetri) un a trentina o poco più di centimetri cubi di solfuro di carbonio e subito dopo si tappa t> eI1 e il buco, con terra stipata e si tura anche, parimenti, ; orifizio del formicaio. Gl'insetti non da- ranno'certo più noia alcuna, perchè pe- riranno tutti, immancabilmente »• Dupont de Nemours dimostra come sia impossibile ingannare l e formiche, poiché si avvedono tosto del pericolo e Se ne liberano subito. Narra il seguente esempio : « Volli ri- correre all'isolamento della ' zuccheriera nella mìa dispensa nel bel mezzo di un bacino d'acqua, sperando d'impedire così alle formiche, le quali vi • accoravano in gran numero, di potervi giungere. « Ma gl'insetti, dopo molti tentativi per arrivare direttamente a quella specie di isola, trovafono modo di penetrarvi, sa- lendo per le pareti della stanza, fino al soffitto e' lasciandosi cadere di là, esat- tamente a perpendicolo sulla zuccheriera. « Nel tragitto in ari a però, talune, per la distanza o per l'atmosfera ambiente non del tutto quieta, caddero nell'acqua del bacino e ^i ' annegavano sicuramente. Senonchè le compagne, rimaste sull'orlo del bacino, dopo vani tentativi per aiu- tare ^e pericolanti, 1 che si dibattevano nel liquido, corsero al formicaio, e ritor- narono accompagnate da otto individui giganteschi, } 'qual; messisi a nuoto sen- za esitazione, trassero ben presto a riva le naufraghe. • «Cosi, undici formiche, quasi morte, furono riportate all'asciutto e subito aiu- tate amorosamente dalle compagne, con qtiefle cure che si richiedono dagli asfis- s i ò . Ftiróìio rotolate nella polvere, a- sciugate e le compagne stavano loro ac- oanio per riscaldarle P poi di nuovo ro- tolate e sfregate. Quattro delle morenti si riebbero; una quinta più malandata e incapace di camminare fu ricondotta a casa con tutte le precauzioni e le altre, morte davvero, furono dalle compagne riportate nel formicaio ». $ G. B. C, - Cremona — E' veramente confortevole, per quanto apparentemen- te strano, e direi assurdo il ricevere in- viti come quello che mi viene da te, attraverso un giornale ch P a tutta prima Leggete "Il Giorneal deall Domeanic , sembr a non debba interessarsi ad altro che a cucina e tavola! Vero è, per altro, che nell'animo di chi lo fondò c'era proprio il sottinteso di penetrare tra un dolce, una costoletta e ffn antipasto; tra un fornello, una pen- tola e una casseruola nell'intimità della famiglia' italiana, esserne un po' la guida e contribuire a cementare' i più sacri vincoli. Per tanto io non mi rifiuto dal rispon- dere al consiglio che mi chiedi con tanta amabilità. « Un motto per l'Albo da regalare alla tua figliuola, ch e possa servire a ben ope- rare per tutta la vita? Mi vengono alla memoria due Santi. Uno ha scritto : « Tu, puoi essere Cielo sempre che il voglia!» (S. Agostino). L'altro: « L'ora di ben fare & subitoI (S. Caterina da Siena). Un detto ohe mi piacque e che potreb- be andare per l'occasione è il seguente di Samuel e Smiles: « Mi addormentai e sognai che la vita è bellezza. Mi svegliai e m'accorsi fhe la vita è dovere! » Ti mando finalmente un prezioso volu- metto dal quale, nella parte ch e s'intito- la: Idee potrai "trovarne qualcuna che ti piaccia. $ E. K. - Genova. — Il quantitativo di zucchero occorrente per l a pizza di Ci- vitavecchia è di grammi 50. A tutti coloro che hanno richiesto la ri- cetta dei e Cannoli alla Siciliana » ; Un gentile abbonata, signora Gina Rao di Messina scrive: « Cara Delia, Per accontentare te, il prof. V. R. da Naro e tutti coloro che desiderano la ri- cetta dei cannoli alla Siciliana (Palermo) te la trascrivo con piacere : Dosi per le scorze: Fior di farina rotoli 'r; zucchero gr 125; sugna (strutto) gr. 100; uova intera n. 2. Bisognando supplire con un po' di acqua. Eseguire bene l'impasto lavorando molto la pasta. Fatte le sfoglie si tagliano a strisele della larghezza del cannolo di latta (o di canna). Si avvoltolano e si friggono in olio bollente (con i cannoli). Dosi P er riempire le scorze (quando saranno fredde) : Ricotta rotolo 1, zucchero gr. 550. Si passa allo staccio, indi ci si aggiungono gr. 150 di zuccata e I0 o gr. di cioccolata a pezzettini, cannella o vainiglia. Si mescola tutto e si riempiono le scorze- DELIA

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