LA CUCINA ITALIANA 1934

24 • LA CUCINA ITALIANA X Giugno 1934-XII La pagina dei nostri bamb bambini F r a i mo l t i r a c c on t i che ci sono pe r venu t i , a bb i amo scel to di pro- pos i to quel lo c he qui so t to pubbl i- c h i amo. Non p e r c hè da es so r i s u l - t i il r i t r a t t o di u n a b amb i na mo - de l lo ( ce r te bizze n o n si f a n n o ! ) m a p e r c hè ques to r a c c o n to è dì u n a f r e s che z za e di u n a s pon t a- n e i t à v e r ame n te eccezional i. D i amo l a p a r o l a a l la n o s t ra pic- co la ami c a. Non imp a r i no le c omp a gne a f a - r e come lei, m a se è possibi le i m- p a r i no a scr ivere come lei. Le mie confessioni Se io potessi farei a meno di mangiare a tavola con le altre per- sone della mia famiglia. Le sgridate incominciano dal momento che io mi metto a sede- re: tante volte mi farebbe piacere starmene in ginocchio sulla sedia, mentre invece mamma vuole che io stia a sedere. Nei piatti fuma la minestra bol- lente. Io comincio a storcere la "bocca; certo, la pastasciutta è mol- to più buona della minestra in brodo. A me piacciono molto gli spaghetti col sugo e con la car- ne. Io non voglio la minestra con molto brodo, e invece c'è mia so- rella Iride che si è ficcata in te- sta l'idea dì farmi mangiare la minestra con più brodo che pasta. La piccola MARIA LUISA TAGLIA- FERRI, cuoca in erba L'ARET DI PARLEAR 1. — Tutti sanno chiacchierare, pochis- simi parlare. Parlare è esprimere un'idea propria, una sensazione provata, un'an- goscia patita; chiacchierare è dire che fa bel tempo, che Rina si è sposata, che è di moda il viola e che gli uomini sono dei mascalzoni. Parlare, dunque, è una cosa molto difficile, perchè sottintende un'anima profonda, uno spirito eletto, un'intelligenza solida. 2. — Parlare è un a sintesi perfetta di forma e contenuto. Ch e vale dire cose buone se sono dette male? E che vale dh'e bene cose che non significano nulla? 3. _ Non trinciate giudizi spietati, ir- riverenti, intransigenti: occorr e rispetto e indulgenza per tutto e per tutti: se gli altri sbagliano molto non crediate di sbagliare meno voi. 4. ,— Non irridete: se molte cos e fan- no rider e o sorridere, le più meritano se- rietà e interessamento. 5. — Non drammatizzate ogni cosa: non è tutto tragedia, al mondo. 6. — Non • sentenziate : assumereste il più sgradevole atteggiamento della pre- sunzione. 7. — Non fate della maldicenza; i presenti inevitabilmente penseranno che la stessa sorte toccherà a loro quando vi avranno voltato le spalle, 8. — Non parlate sempre voi e sopra tutto non parlate di voi. Ricordatevi che il vostro « Io », cosi caro a voi, agli al- tri non interessa affatto. 9. — Quando dovete ascoltare discorsi e confidenze altrui • non mortificate l'in- terlocutore con un atteggiamento di noia: ad evitare ciò, porgete il cuore e non le orecchie soltanto, quando qualcuno : vi parla. 10. — Non parlate" a voce troppo aita, ma neppure a voce troppo bassa: l'una e l'altra cosa sono egualmente spiacevoli. ANNA MARIA BORBONI, Ma è possibile una cosa di questo genere? Finalmente a forza di sen- tir brontolare, mangio un po' di minestra. Ecco che la mamma mi dà una bella fetta di carne e so- no contento, ma disgraziatamen- te, mi dà anche la verdura e pre- tende che io- la mangi, nemmeno se fossi un coniglio! Io non vedo l'ora che arrivi in tavola la frutta, perchè è la cosa che mi piace di più- Oh, le belle rosse e profumate ciliege! Io ne mangerei un pa- niere al giorno. E pensare che la mamma ne compra appena un chi- lo solo, e siccome sono la più pic- cola me ne toccano meno di tutti; allora io incomincio a brontolare, ma appena apro bocca, ecco Ma- ria che dice che sono una bambi- na scostumata e maleducata. Insomma, non posso far niente, nè parlare, nè muovermi, che subi- to, cinque persone mi sgridano, mi riprendono, mi insegnano come ci si deve comportare a tavola. Iride è proprio il mio tormento. « Franca sta' zitta! ». « Prendi il cucchiaio per bene s>. «Mangia quella minestra-». « Prima di bere pulisciti la bocca ». E così di seguito, per tutto il pranzo. Sono proprio stufa ai stare a sentire tante mortificazioni. Sono piccina e debbo imparare, è vero, ma insomma... P . MINUCCI, Scuola « En r i - co Pestaiozzi>>, Classe' I I I . Di r e t t o re s i gnor p r o f e s sor Angelo Vico.

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