LA CUCINA ITALIANA 1934
1 Luglio 1934-XH LA CUCINA ITALIANA stata vestita in quel giorno e «raffi- gurata» dalla nipotina prediletta che più le assomiglia nei lineamenti o nel personale. Dopo qualche momento che il ten- done sia stato alzato, incomincia la scena parlata. Per esempio, 1 due padri possono scambiarsi qualche parola sul tempo o sul raccolto, poi 11 padre di Lui si ra- schierà la voce e dirà in tono solenne: — Signore ( qui va il nome o il ti- tolo del padre della nonna ) ho l'onore di chiederle la mano della sua qui pre- sente figliola ( nome della nonna). Il padre di Lei risponderà: — Mia moglie ed io la ringraziamo molto del- l'onore, ma. sentiamo che cosa dice la nostra fanciulla... E la fanciul la risponderà con un filo di voce, chinando gli occhi al suolo: — Se i miei genitori sono contenti... Il fidanzato bacerà la mano al la futura suocera ed al la fidanzata, il padre di lui darà il braccio alla mam- ma di lei, Lui darà il braccio a Lei ed il padre dirà: — Andiamo a prendere una chicche- ra di cioccolato. Il secondo quadro vivente potrebbe rappresentare la coppia che oggi si fe- steggia, mentre scende dal l 'al tare in quel giorno lontano; sarà un'interes- sante rievocazione delle nozze del 1884, e chissà che la nonna non abbia an- cora il merletto o il ventaglio o qual- cosa di quel giorno!... Il terao ed ultimo quadro potrebbe rappresentare 1 nonni, saliti sul pic- colo rialzo, con tutti i figlioli ed 1 pa- renti, per un gruppo fotografico - ri- cordo. » • • Volendo fare le cose più semplice- mente, ci potrebbe essere un brillante dialogo f ra due nipotine, vestite come nel 1884 si vestivano le bambine... dia- logo che sia un po' sul tipo del « com- plimenti » di moda allora, ma soltanto un po', dato che c'era il pessimo gusto di lunghe declamazioni di brani classi- ci (Ci fu una bimba obbligata a re- citare, in un ricevimento di nozze, 11 celebre brano: « Gli animali morti di peste! !»). Potrebbero essere itelle fra- si o dei versi che ricordino tutta la lunga vita degli sposi e che finiscano coll'augurio più affettuoso e col dono di fiori... Oppure ci potrebbe essere un canto, un suono ed un ballo dell'epoca, per esempio, un «car ré» di lancieri, una romanza di Tosti, e al piano «La pre- ghiera di una vergine», 1 cui esecu- tori vestissero secondo la moda di al- lora. Qualche cosa, insomma, di nuovo, d'artistico e di originale, che rada al cuore dei festeggiati e che lasci in tutti il più dolce ricordo. ABBONATA 17.641 — Quando, a tavo- la, ci sono marito e moglie so,li, essi possono sedere accanto, se vogliono pren- dersi la mano, fra una portata e l'altra — di fronte, se si vogliono guardare ne- gli occhi — a distanza, se non si posso- no più vedere... Quando hanno degli ospi- ti, debbono sedere di fronte, nel lato lungo della tavo,la e, ja quanto ai posti spettanti agli ospiti, voglia rileggere quanto ho risposto negli ultimi numeri ad altre abbonate. SUOR ERMINIA —. Il titolo del. libro, il cu; primo capitolo s'intitola « La reli- gione che è gioia» è quello di questa rubrica, ed esso è un «libro di linea» oltre che di praticità. Io trovo che è ot- tima cosa saper mangiare elegantemente sbucciandoli in quel dato modo, essenzialmente necessario aivere, sempre ed in tutto,, una « linea > di con- dotta e di vita che si riassume nella pa- rola « signorilità ». GIANCARLO - Napoli — Ella die abita la città dove soggiornano i Principi di Piemonte, avrà occasione di leggere spes- so, nei telegrammi riportati dai giornali e mandati dall'Erede del trono, questa espressione: amia moglie ed io». Quin- di, non dica mai, nè scriva mai < la mia signora », parola di gusto alquanto sor- passata e diventata volgaruccia. Dica e scriva 1 mia moglie ». ADELAIDE - Reggio E. — Come si te- tefona? Cosi; «Parlo col numero 66666? (avuta là risposta affermativa). Io sono la signora Adelaide X e desidero parlare col professore Z ». Non chieda mai per prima cosa: «Con chi parlo?». Parlan- do dj noi stesse, diciamo : « Sono la si- gnora A ; la dottoressa B, la marchesa C » e non la A, la B, la C, come fanno tante persone. MATILDE - Imola — Ella vuol sapere da me i due modi di mangiare il for- maggio. I due modi... sono uno. Posato il formaggio sul piatto, ella rompa colle mani — e mai col coltello — il pane; ne prenda un pezzetto colla sinistra e vi posi sopra, col coltello tenuto nella de- stra, il formaggio. Porti alla bocca pane e formaggio, naturalmente colla sinistra. Faccia egualmente colla ricotta, e fac- cia portare, col piatto del formaggio, sol- tanto il coltello, mentre faccia mettere sul piatto di portata del formaggio, col- tello e forchetta. GIACINTA - Tripoli — Uscendo dalia- casa di un amico dove si abbia fatto co- lazione o pranzato, non ei danno mance, come si darebbero ad un circolo o all'al- bergo; mai e poi mai le mance vanno date alla presenza dei padroni di casa. FUTURA SUOCERA -r- Per le nozze di suo figlio, scelga un abito di velluto turchino-grigio, la tinta di moda, di fog- gia semplicissima. La moda, col ritorno benedetto della linea classica, ha ripor- tato in auge gli slbiti di velluto di tutta seta italiana, che cade con tale grazia da risuscitare la linea dellg atatiie gTeehe. ABBONATA PIEMONTESE — Ella mi chiede se, a tavola, deve calcolare più importante un invitato ricco oppure uno nobile. Il fattore ricchezza influisce sol- tanto se ella vuol tenersi amico il ricco, per ogni eventualità della vita... ma, da- vanti a qualsiasi gerarchia, ricchezza e la povertà non influiscono.. Si calcola o il rango, o la caricaj, o il titolo della persona invitata. AMICA —. Sì; le noci «ono le fratta più indicate per i diabetici. Se il tè l'ec- cita, provi a far uso di quel liquore fat- to con le bacche di alloro, messo nell'ac- qua bollente, di cui ho dato la ricetta in uno degli scorsi numeri. FEDERICA —, Un dono per neonati?; Un bel bavaglini ricamato a punto Om- bra su linon di filo, su trasparente rosa pallidissimo. Vi aggiunga una bella rosa di organdis rosa, che abbia unito, in basso, un sacchetto di "polvere d'iri», pei profumare la minuscola biancheria. PROVINCIALE ABB. 4754 _ Non dice più, alzandosi per lasciare un sa- lotto, la frase sorpassata ed alquanto ipo- crita : « tolgo l'incomodo ». Se. ella cre- de d'incomodare una famiglia colla sui presenza, non ci vada!.,. Dica «con moi- to mia rammarico, debbo lasciarli » o qualcosa di simile. ELENA MOROZZO DELLA ROCCA
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