LA CUCINA ITALIANA 1934

"mas- Ho vKo ssa signora, Ieri, sul mare, che aveva un paio di calzoncini molto collanti, e un reggipetto rudi- mentale. Le si vedeva, quasi, perfino, il posto dove, secondo qpseriva Dar- win, le nostre progenitrici dei tempi primordiali avrebbero avuto l 'attacca- tura della coda. Francamente... • N i n a. 1 UÈ IC PO A Torino: Tavola intima, su cui aleggia, lieta, la visione di una famiglinola dete, amiche lettrici: c'è sempre molto da imparare, « vedendo ». Io pregusto, per esempio, come sarà beila l'improv- visata che farò, ai miei cari, uno di questi giorni: penso una tavola ru- stica, sulla terrazza, di fronte al ma- re. Sulla tovaglia, in mezzo, un grande vassoio colmo di sabbia, o di musco, con quattro o cinque di quei conchi- glioni variegati che su tutte le spiagge si vendono a mezza lira l'uno. E il piatto di p'ìsce, modesto ma fragrante, ci sembrerà più buono... Sono seiocchezzuole, dice Petrolini: ma bisognava pensarci. Le Mostre di Torino e di Pírense ci insegnano a imbandire tavc'-e graziose, armoniose, leggiadre, con pochissima spesa. Qual'è quel marito brontolone i cui nervi re- sisterebbero alla vista di una bella ta- vola arredata con gusto, testimoniante di una tenerezza vigile e sempre pre- sente? Ma se voi preferite perdere il tem- po a pensare soltanto ai vostri pija- Non pensate male delle cipolle. Base costituiscono un condimento indispensà- bile in moltissime pietanze; ma sono poi, considerate a sè come un nutrimen- to sano, eccitante delle mucose interne e quind; igienico, digestivo, energetico, medicamentoso. Si dice che le centinaia di migliaia di schiavi che innalzarono le piramidi si nutrissero di cipolle. Noi non abbiamo più da innalzare delle piramidi: ma la vita odierna ci costringe a sforzi fre- quenti ed estenuanti. La cipolla può es- sere un elemento ricostitutore di forza e di salute. Naturalmente non bisogna pensare alla r ' T i ni 1 a m i r l n A n i r f c f n+fn . . t- .. » cc-n A Firenze: Tavola rustica: spighe di grano e fiori di campo e di digestione difficile, basterebbe il pensiero della impossibilità di nasconde- re, ad amici e parenti, che... l'abbiamo mangiata, per escluderla dal nostro oriz- zonte alimentare. Ma ci sono cento modi di mangiar la cipolla, senza che si senta, dagli altri, e si... risenta, noi. Bisogna sbollentar, prima, le cipolle, in una pentola di cui l'acqua sarà poi gettata via. Una volta lessate, le cipolle perdono quella loro terribile proprietà odorífica — e diven- tano inoffensive anche per l'olfatto piti delicato. Potrete fare le cipolle ripien^ , tagliando le cipolle bianche in due pali- ti, e dopo di aver tolto la parte centrala, metterete al posto di essa un battuto ¿1 carne, uova, sale, pepe, spezie: il batti»« to di un polpettone, insomma. Queste cipolle ripiene, di cui si leghe* ranno le valve con un filo, perchè stie- no insieme, si friggono, poi, e si passa- no in una salsa di pomodoro fresco. H 6ono appetitose e buone. Darò, nel prossimo numero, una tità di ricette in cui la cipolla fa la pir. te.,, della prima donna.

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